Giudici bocciano “modello Albania”, 12 migranti verso l'Italia. Nordio: "Sentenza abnorme"

Cronaca
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Il Tribunale di Roma non ha ratificato il trattenimento nel centro italiano per i rimpatri in Albania delle 12 persone arrivate mercoledì: una motovedetta li sta portando a Bari. La loro richiesta di asilo era già stata respinta ma ora avranno 14 giorni di tempo per fare ricorso. Per i giudici, i due Paesi da cui provengono, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri. Meloni: "Penso che non spetti alla magistratura deciderlo ma al governo". Il ministro della Giustizia: “Legifereremo”. Lunedì Cdm sul tema

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Stanno tornando in Italia i dodici migranti per i quali il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento nel centro italiano per i rimpatri in Albania. Una motovedetta della Guardia Costiera, partita da Brindisi, è attraccata a Gjader, ha fatto salire a bordo i migranti e li sta portando a Bari, dove - a quanto si apprende - verranno accolti nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Una volta in Italia, sebbene la loro richiesta di asilo sia stata già respinta, avranno 14 giorni di tempo per fare ricorso. Il governo intanto annuncia azioni contro la decisione. Meloni, con la Lega, accusa la "sinistra giudiziaria”. E per lunedì è stato convocato un Consiglio dei ministri sulla questione. Il Pd attacca l’esecutivo di voler interferire con il potere giudiziario. L'Ue ha ribadito di essere “a conoscenza del caso e in contatto con le autorità italiane”.

Cosa è successo ieri

"Quelle persone scappavano da Paesi non sicuri, bisogna riportarle in Italia”: così i giudici hanno bocciato i centri di permanenza e rimpatrio appena inaugurati dal governo Meloni in Albania e le stanze del centro di Gjader torneranno ad essere deserte. I dodici migranti egiziani e bengalesi, entrati solo mercoledì scorso in quella struttura, torneranno oggi in Italia a bordo di una nave militare, stavolta diretti a Bari, in un centro per richiedenti asilo. La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento nel Cpr.

La decisione dei giudici

Per i giudici, "il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all' impossibilità di riconoscere come 'Paesi sicuri' gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell'inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia", si legge nelle dodici ordinanze fotocopia dei magistrati, i quali hanno manifestato un punto di vista giuridico compatto.

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Il governo non ci sta

La decisione ha scatenato la rabbia dell’esecutivo, a partire dalla presidente del Consiglio Meloni che la definisce "pregiudiziale". Il governo intende "andare avanti" annunciando ricorsi fino alla Cassazione. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi promette "una battaglia", da fare "all'interno dei meccanismi giudiziari". Per il titolare del Viminale il centro della questione nel nostro Paese è un'involuzione "secondo cui il governo non ha il diritto di legiferare per attivare una procedura più veloce. Non ci aspettavamo - ammette - una decisione in maniera così massiva". Nell'ennesimo scontro frontale con la magistratura interviene anche il vice premier Antonio Tajani: "Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non modificarle o impedire all'esecutivo di poter fare il proprio lavoro", commenta. 

Nordio: “Sentenza abnorme, legifereremo”

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando del caso ha detto: "La reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi". Poi ha aggiunto: "Tensione tra governo e magistratura? Direi di no, ho ricevuto varie volte i componenti dell'Anm. Abbiamo ovviamente idee diverse su molte cose e abbiamo sempre cercato di convergere su quelle che ci uniscono per una maggiore efficienza della giustizia. Da ex magistrato riterrei quasi sacrilego pensare che il governo cui appartengo dichiari guerra alla magistratura, cosa che non è e non sarà mai. Se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicuro deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare. Noi rispondiamo al popolo, se il popolo non è d'accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche". 

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Il Cdm di lunedì

Il primo segnale del governo arriva subito, a partire da lunedì prossimo, giorno per il quale la premier ha indetto un Consiglio dei ministri "per risolvere questo problema". Sotto la lente del Cdm finiranno ulteriori misure per rivedere le procedure sulla richiesta di ottenimento della protezione internazionale dei richiedenti asilo, con l'obiettivo di velocizzare i tempi delle risposte da parte dell'Italia. L'ipotesi è di conferire più poteri alla commissione che esamina le singole domande di richiesta di asilo internazionale, valutando anche di rivedere i meccanismi che riguardano il successivo ricorso.

Le opposizioni

Il caso ha sollevato un’ondata di polemiche dall’opposizione. Il Pd promette: "Meloni vuole i pieni poteri, ma noi con le altre opposizioni ci opporremo con tutte le forze allo stravolgimento della nostra democrazia e dello stato di diritto”. Si segnala "un danno erariale", con la segretaria dem Elly Schlein che punta il dito contro "l'accordo fuorilegge fatto con l'Albania, un'intesa che viola il diritto internazionale. L'intero meccanismo - dice - non sta in piedi. Si tratta di 800 milioni buttati che potevano essere usati per la sanità". Gli eurodeputati Pd, M5s e Avs hanno anche presentato un'interrogazione scritta, promossa dalla parlamentare europea Cecilia Strada, per chiedere se sarà avviata una procedura di infrazione.

nave della marina militare, grafico, ministro piantedosi

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