Enrico Berlinguer, 40 anni dalla morte: la carriera politica del leader del Pci

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Storico segretario del Partito Comunista Italiano, nonché uno dei leader più influenti e amati della sinistra italiana, morì l’11 giugno 1984. Fu colpito da un ictus mentre concludeva la campagna elettorale per le elezioni europee a Padova

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Oggi, 11 luglio 2024, ricorrono i 40 anni dalla morte di Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista, nonché uno dei leader più influenti e amati della sinistra italiana. La sua carriera ha lasciato un segno indelebile nella storia politica italiana, in particolare attraverso due importanti concetti che introdusse nel dibattito pubblico quando fu segretario: il cosiddetto “compromesso storico”, cioè un tentativo di avvicinamento tra Pci e Democrazia Cristiana dopo quasi trent’anni di esclusione dei comunisti dal governo; e la “questione morale”, che metteva l’accento su una deriva dei partiti che li aveva fatti diventare, a suo dire, “macchine di potere e di clientela”.

L'inizio della sua carriera politica

Enrico Berlinguer nacque il 25 maggio 1922 a Sassari, dove trascorse l’infanzia e l’adolescenza, frequentando il liceo classico Azuni e successivamente iscrivendosi alla facoltà di Giurisprudenza. Nel 1943 aderì al Partito Comunista Italiano e iniziò il suo impegno nelle lotte antifasciste. Arrestato nel 1944 per le manifestazioni per il pane, venne incarcerato per quattro mesi. Nel settembre dello stesso anno, si trasferì a Roma e poi a Milano, dove lavorò nel movimento politico Fronte della Gioventù.

L'ascesa nel Pci

Nel 1948, a ventisei anni, Berlinguer entrò nella direzione del Pci e divenne segretario generale della Federazione Giovanile Comunista Italiana  meno di un anno dopo. Nel 1956 lasciò l’organizzazione giovanile e l'anno successivo sposò Letizia Laurenti. Nel 1958, entrò nella segreteria del partito, iniziando una stretta collaborazione con Palmiro Togliatti, che lo nominò responsabile dell’organizzazione del partito nel 1960 e un anno dopo gli chiese di scrivere la relazione finale del comitato centrale di partito.

Il ruolo di mediatore

Tra il 1964 e il 1966, Berlinguer dimostrò le sue capacità di mediazione durante un importante scontro interno al Pci. Al XI Congresso del 1966, si affermò come mediatore, riscuotendo un successo personale confermato dalle elezioni del 1968. La sua critica all’intervento sovietico in Cecoslovacchia nel 1968 segnò una rottura senza precedenti con l’Urss. Nel 1969, durante una conferenza internazionale a Mosca, espresse apertamente il dissenso dei comunisti italiani nei confronti della politica stalinista.

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L'innovazione politica

Diventato vicesegretario del Pci a fine anni ’60, Berlinguer promosse una visione del partito come forza centrale della società italiana, capace di contribuire alla gestione dei processi democratici. Nel 1972, divenne segretario del Pci e riprese la formula della collaborazione tra le grandi forze popolari: comunista, socialista e cattolica. Con una serie di articoli su Rinascita nel 1973, Berlinguer introdusse l’idea del “compromesso storico”, una strategia per stabilizzare la democrazia italiana attraverso la collaborazione tra i principali partiti di massa.

Il successo elettorale e l'eurocomunismo

Il successo elettorale ottenuto dai comunisti italiani alle elezioni del 1975 e del 1976 confermò la validità delle intuizioni di Berlinguer. Nel 1976, ruppe definitivamente con il Partito Comunista sovietico, proponendo l’eurocomunismo, una forma di comunismo che valorizza la democrazia e il pluralismo. Con il compromesso storico e l’eurocomunismo, Berlinguer portò il Pci, dopo le elezioni del 1976, al primo governo della solidarietà nazionale, sostenendo un monocolore democristiano con l’astensione dei comunisti.

La questione morale

Nel 1981, Berlinguer sollevò la questione morale in un’intervista a Eugenio Scalfari, denunciando la corruzione della classe politica italiana e l’occupazione delle strutture dello Stato da parte dei partiti. Sottolineò il rischio di un rifiuto della politica da parte dei cittadini. L'11 giugno 1984, mentre concludeva la campagna elettorale per le elezioni europee a Padova, venne colpito da un ictus e morì. Il suo funerale, vide la partecipazione di milioni di cittadini a Roma, testimoniando l’enorme impatto del suo operato.

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