La manovra “complessa” che aspetta Governo e partiti. Pronti a prendersi la rivincita

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Daria Paoletti

Daria Paoletti

Con il taglio del cuneo fiscale, l'esecutivo vuole garantire salari adeguati senza gravare sulle aziende. Ma costa tra i 9 e i 10 miliardi. Considerando che il costo della finanziaria è previsto tra i 20 e i 30 miliardi, rimarranno limitate risorse per ulteriori iniziative. Così la Lega dovrà rinunciare all'abolizione della Legge Fornero e spingerà sull'autonomia differenziata, mentre Forza Italia proverà a modificare la norma sugli extraprofitti

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La rassicurazione che arriva in questo ultimo squarcio di ferie agostane a Giorgia Meloni per ora sembra essere quella di una manovra “complicata”, copyright del ministro Giorgetti, ma non di un terreno di scontro. Fratelli d’Italia ha tracciato la linea netta della difesa del poter d’acquisto per i redditi più bassi attraverso il taglio del cuneo fiscale, strada vera, sostengono in maggioranza, per garantire salari adeguati senza pesare sulle aziende, ma anzi aiutando chi crea ricchezza. Sono tutti d’accordo, da Antonio Tajani ad Adolfo Urso, sulla conferma del taglio al cuneo: mantenere la sforbiciata fino a sette punti costa tra i 9 e i 10 miliardi. E se al momento la manovra viene quotata tra i 20 e i 30 miliardi, i soldi che restano non consentiranno grandi slanci.

La Lega dovrà rinunciare all'abolizione della legge Fornero

Al Carroccio toccherà ammainare la bandiera dell’abolizione della legge Fornero: i più ottimisti puntano a quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Strada in salita che si scontra contro quell’inverno demografico, anche qui parola di Giorgetti, che inchioda il Paese: “Non c'è nessuna riforma o misura previdenziale che tenga nel medio e lungo periodo” è il sigillo ministeriale. Così, al netto della sempreverde spending review che al momento potrà garantire solo 1,5 miliardi, si aggiunge il margine già indicato dal Def tra l’obiettivo del deficit programmatico (3,7%) e il tendenziale (3,5%). Per il resto bisognerà sperare nelle entrate. Con un Pil che però ha avuti nel secondo trimestre una contrazione.

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In autunno sul tavolo anche norme su extraprofitti e autonomia differenziata

La tentazione resta sempre il deficit, ma, come spiegato sempre Giorgetti, “nulla è gratis” e se anche la Commissione, complice un voto per le Europee ormai dietro l’angolo, dovesse essere clemente, non sarà certo la strada maestra. Così se questa è la famosa coperta e nessuno, almeno ad oggi, pare voglia strattonarla troppo, l’ipotesi è che i partiti si giochino carte e consensi, su altri piani. In un autunno che parte con i dossier più caldi già allestiti nei Palazzi: dalle norme sugli extraprofitti che Forza Italia vuole modificare fino a salire alle grandi riforme, prima di tutto l’autonomia differenziata, a Palazzo Madama.

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