Giornata mondiale per l'aborto libero e sicuro, manifestazioni contro Giorgia Meloni

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A promuovere l'iniziativa “Furios3, per l'aborto libero e sicuro” è il movimento “Non una di meno”. Diverse le città coinvolte. "Quella del 28 sarà la prima manifestazione politica dopo la vittoria elettorale di Meloni e dell'estrema destra in Italia", hanno spiegato le militanti

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“Il 28 settembre Non Una di Meno tornerà nelle piazze di tutta Italia per la giornata internazionale per l'aborto libero, sicuro e gratuito. In questo scenario di guerra, elezioni, crisi economica ed ambientale, i corpi delle donne e delle persone LGBTQIA+ sono stati e saranno campi di battaglia. Quella del 28 sarà la prima manifestazione politica dopo la vittoria elettorale di Meloni e dell'estrema destra in Italia. Non Una di Meno scende in piazza con la consapevolezza che questa sarà la prima di una lunga serie di battaglie perché gli attacchi espliciti alle donne, alle persone LGBTQIA+ e alle persone migranti si intensificheranno nei prossimi mesi”. Inizia così il comunicato stampa del movimento che coordinerà, da Nord a Sud, la mobilitazione nella data simbolica del 28 settembre, in cui si celebra la giornata mondiale per l'aborto sicuro. (Elezioni e governo, le notizie di oggi in DIRETTA)

La difesa della legge 194

Al centro delle manifestazioni, dunque la difesa della legge 194 sull'aborto con l'iniziativa “Furios3, per l'aborto libero e sicuro” che si svolgerà in varie piazze italiane da Milano a Roma, da Napoli a Palermo solo per citarne alcune. “Vogliamo quello che ci spetta, vogliamo diritti e garanzie. Vogliamo gli obiettori fuori dai consultori e ospedali pubblici. Vogliamo il diritto alla salute, al welfare e al reddito per l'autodeterminazione”, hanno sottolineato le militanti del movimento. “Giorgia Meloni vuole incarnare il compito di madre della nazione e assicurare il valore sociale della maternità in un paese dove l'accesso all'aborto è fortemente ostacolato dall'obiezione di coscienza che tocca punte del 90%, seguendo il modello Marche”, si legge ancora nel comunicato diffuso. “I consultori pubblici previsti dalla legge 194 sono stati progressivamente ridotti dagli anni 70 in poi e ad oggi possiamo fare riferimento a meno di un consultorio ogni 20.000 abitanti. In più, non si investe sull'educazione sessuale e all'affettività e sulla contraccezione gratuita”.

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