La corsa al Quirinale: i nomi in lizza. E il nodo governo

Politica

Lucia Trotta

A poche settimane dall'elezione del Presidente della Repubblica è lecito chiedersi chi sono i candidati più autorevoli, pur sapendo che solo in prossimità del voto il quadro politico potrà essere più chiaro 

Chi sarà il prossimo presidente della Repubblica? A poche settimane dall'elezione è lecito chiederselo pur sapendo che solo in prossimità del voto il quadro politico potrà essere più chiaro. Non solo. E' evidente che, se a metà gennaio l'andamento della pandemia dovesse peggiorare anche in Italia, come sta accadendo in altri paesi Ue, l'emergenza potrebbe favorire soluzioni impensabili adesso. Una  serie di tasselli possiamo già metterli insieme. Partendo proprio dall'attuale capo dello Stato. 

 

Escluso il bis di Mattarella

La posizione di Sergio Mattarella è nota. Il capo dello Stato esclude un suo secondo mandato come avvenuto per Giorgio Napolitano. Già quella rielezione fu considerata una forzatura costituzionale e dovrebbe restare un unicum. Dunque, Mattarella è indisponibile. E già pronto a traslocare in una nuova casa. Tuttavia qualcuno ancora ritiene possibile un bis, magari a tempo, per garantire una fine legislatura che metta in sicurezza le risorse ottenute grazie al recovery plan e le riforme urgenti per il Paese. 

 

Mario Draghi

Suo malgrado, il nome del presidente del Consiglio è da mesi tra i più ricorrenti per l'elezione al Colle. Lui ha già da tempo chiarito che parlarne anzitempo sarebbe irrispettoso per l'attuale presidente della Repubblica, senza però esprimersi in alcun modo in un senso o nell'altro. La scadenza - le votazioni dovrebbero iniziare a metà gennaio - si avvicina ma il quadro invece di chiarirsi si complica. Se Draghi andasse al Quirinale chi guiderebbe il governo? Chi sarebbe in grado di tenere insieme cinque stelle e pd da un lato, forza italia e la lega dall'altro senza rischiare la fine anticipata della legislatura? Tra i partiti di maggioranza nessuno ha la risposta. Qualche giorno fa il leghista Giancarlo Giorgetti ha ipotizzato: "Draghi al colle potrebbe comunque guidare il convoglio anche dal Quirinale".

Salvini continua a tenere le carte coperte. Cauta anche Forza Italia, che nei mesi scorsi aveva lanciato Draghi al Colle e ora invece ritiene più importante assicurare continuità a Palazzo Chigi. Draghi deve restare a Palazzo Chigi fino al 2023 ha detto chiaramente più volte Silvio Berlusconi. Stesso ragionamento fa Giuseppe Conte: " l’obiettivo prioritario è la realizzazione del Pnrr. Draghi non è fungibile".

Per superare questo nodo da qualche tempo circola una suggestione: Draghi al Quirinale con l'attuale ministro dell'economia Daniele Franco a Palazzo Chigi, garante del piano nazionale di ripresa e resilienza.  

 

Silvio Berlusconi

Per l'ex presidente del Consiglio sarebbe la "giusta conclusione" della sua carriera politica e anche la riabilitazione definitiva dopo gli anni delle inchieste giudiziarie e l'onta della decadenza dal Senato. I partiti del centrodestra, Lega e Fratelli d'Italia gli hanno assicurato sostegno, almeno a parole. Ma lo stesso Berlusconi, numeri alla mano, sembra essere consapevole che i rischi di una bruciatura sono molto alti. E avrebbe lui stesso chiarito di non voler competere a tutti i costi. 

Romano Prodi

Ha detto esplicitamente di non essere della partitia per sopraggiunti limiti di età. E ha pronosticato: al Quirinale andrà chi ha meno veti, non chi ha più voti.

 

Gianni Letta, Pierferdinando Casini e Giuliano Amato

Nel totonomi ci sono anche loro. Hanno tutti una lunga esperienza politica e istituzionale oltre che un profilo distante dalla politica di tutti i giorni. Il più giovane, Casini, è anche l'unico in Parlamento attualmente, eletto con il PD nel 2018 dopo essere stato tra i fondatori del centrodestra. Un percorso trasversale che potrebbe risultare molto utile per mettere assieme voti a gennaio. 

 

Una donna al Colle? 

Mai finora una donna è stata eletta alla presidenza della repubblica. Una candidata possibile, secondo alcuni, potrebbe essere Marta Cartabia, attuale ministro della giustizia e presidente emerito della corte costituzionale. Una figura istituzionale e di garanzia anche se con poca esperienza politica. Nel mese di ottobre era partita una mobilitazione per la candidatura di Liliana Segre: ma la senatrice a vita, sopravvissuta alla Shoah, ha ringraziato e chiuso la questione: "Non ho la competenza e ho 91 anni ". 

 

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