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Governo, Draghi pronto ad ottenere la fiducia. Orlando incontra gli imprenditori

Politica
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L'ex presidente della Bce può contare già da mercoledì in Parlamento su una larga maggioranza. Tuttavia, proprio fra i partiti che la compongono non mancano conflitti e accuse reciproche. Intanto i leader della Lega e del Pd si vedono alla Camera, mentre all'interno del M5s cresce il numero dei parlamentari che potrebbero non votare la fiducia

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Mario Draghi prepara il discorso sulla fiducia che pronuncerà mercoledì 17 febbraio in Parlamento, ma la sua larghissima maggioranza è già segnata da conflitti e non mancano le accuse reciproche, in particolare per alcuni provvedimenti in materia di coronavirus. Il neoministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, vedrà oggi gli altri sindacati (Cisal, Confsal, Ugl e Usb), le imprese e le categorie: da Confindustria a Confapi, da Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. Ieri, 15 febbraio, Matteo Salvini e Nicola Zingaretti si sono incontrati alla Camera: "Abbiamo parlato di lavoro, del prossimo blocco dei licenziamenti, bisognerà parlare con le parti sociali", dice il leader della Lega. (IL PROGRAMMA DI MARIO DRAGHI)

Il nodo sottosegretari

Per provare a superare le tensioni fra i principali partiti che voteranno la fiducia a Mario Draghi, alle Camere sarà il premier a indicare la via di una collaborazione in nome del comune impegno a superare le emergenze del Paese. Intanto, l'ex presidente della Bce proverà a comporre la squadra dei sottosegretari: tra le l'ipotesi c’è quella di farli giurare venerdì, trovando una soluzione che riduca tensioni e malcontenti, riequilibrando le deleghe tra partiti. In tutto sono 40 le deleghe da assegnare, incluse quelle ai Servizi segreti e agli Affari europei. L'ipotesi è che circa 12 sottosegretari vadano al M5s, 8 alla Lega, 6 o 7 a Pd e FI, 1 o 2 a Iv o Leu. A Palazzo Chigi intanto inizia a insediarsi lo staff del premier. Arriva come capo di Gabinetto Antonio Funiciello e viene confermato Roberto Chieppa come segretario generale. Non c'è ancora ufficialmente un portavoce ma nello staff dovrebbe comparire la capo della comunicazione di Bankitalia Paola Ansuini.

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Perché c’è tensione nella maggioranza

A creare le prime tensioni nella maggioranza di un governo che non ha ancora ottenuto la fiducia in Parlamento è il dibattito sulle misure anti Covid, in particolare la decisione della chiusura prolungata degli impianti sciistici voluta dal ministro della Salute Roberto Speranza. Divergenze che potrebbero riproporsi già mercoledì quando in commissione alla Camera si dovranno votare gli emendamenti di Azione, Iv e Lega per il blocco della riforma Bonafede sulla prescrizione, difesa dal M5s. 

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Il colloquio fra Zingaretti e Salvini

Tensioni che ora portano nella nuova maggioranza le istanze di chi fino a pochi giorni fa era all'opposizione. Lecito attendersi che anche di questo abbiano parlato ieri Nicola Zingaretti e Matteo Salvini, in un incontro che fornisce, appunto, la plastica rappresentazione della nuova geografia del governo Draghi. Un colloquio alla Camera, non più di mezz'ora, ma pur sempre significativo. Tanto che alla fine il riserbo che doveva proteggerlo viene a cadere. Visto dalla Lega - riserbo in casa Pd il contatto è servito ad "affrontare in concreto e trovare punti di contatto per risolvere alcuni problemi in tema di lavoro", in particolare, appunto, quanto alla scadenza del blocco dei licenziamenti.

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Caos nel M5s, Fico prova la mediazione

Oltre alla tensione fra partiti, all'interno del M5s Fico prova a ricomporre le fratture interne al Movimento: "Alla prova del governo il Movimento ha dovuto fare scelte difficili, che sono sempre state fatte dagli iscritti tramite la piattaforma Rousseau. Lo ha fatto per portare avanti temi e realizzare punti di programma", afferma il presidente della Camera". Fico non ha nascosto "un malessere rispetto ad alcune fasi e ad alcuni provvedimenti, ma ho lavorato dall'interno con serietà e trasparenza a sostegno di una linea scelta insieme".  I leader pentastellati sono dunque al lavoro per cercare di contenere il numero di parlamentari che non voteranno la fiducia al governo Draghi. Sono 25, al momento, i senatori pentastellati orientati a non dire sì al nuovo premier.

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