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Bonus Inps Partita Iva per emergenza Covid a 3 deputati. Di Maio: "Ora i nomi"

Politica
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Polemica sui parlamentari che hanno chiesto all'Inps il bonus da 600 euro al mese, nonostante lo stipendio di oltre 12mila euro. Rosato (Iv): "Nessun nostro deputato ha preso il bonus". Tra i percettori ci sarebbero anche 2mila tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, presidenti di Regione e sindaci. Pirovano, consigliera comunale a Milano: "Non vivo di politica, ho preso bonus". Zannini, consigliere a Trento: "Giusto rivendicarlo"

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Continua la polemica sui tre parlamentari (non cinque come inizialmente emerso) che hanno chiesto all'Inps il bonus da 600 euro al mese per le partite Iva. Ne avevano diritto nonostante lo stipendio da parlamentari di oltre 12mila euro, e l'hanno ottenuto. I loro nomi, al momento, non si conoscono, ma è trapelato che si tratterebbe di parlamentari di Lega, M5s e Italia Viva, anche se il presidente di Iv, Rosato, nega: "Nessun nostro deputato ha preso il bonus". Secondo Repubblica, inoltre, tra i percettori del bonus ci sarebbero anche 2mila tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, presidenti di Regione e sindaci. Da più parti arrivano pressioni perché i diretti interessati escano allo scoperto. Intanto, Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano per la lista 'Milano progressista' si è autodenunciata su Facebook: "Non vivo di politica, ho preso il bonus". Le fa eco Jacopo Zannini, consiglliere comunale di Trento: "Giusto rivendicarlo".

Di Maio: "Ora fuori  i nomi"

Il caso è scoppiato quando la direzione centrale Antifrode, anticorruzione e trasparenza dell'Inps ha scopeto la stranezza, come ha rivelato La Repubblica. Immediate le reazioni del mondo politico. Il presidente della Camera Roberto Fico ha attaccato: “È una vergogna", facendo appello ai coinvolti perché "chiedano scusa e restituiscano quanto percepito". “Posso dire che è una vera vergogna?", ha scritto  su Facebook il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Critico anche Luigi Di Maio: “È davvero indecente". E sui nomi spiega: “Sono coperti dalla legge sulla privacy, ma gli italiani hanno il diritto di sapere chi sono.  E se serve assumiamo ogni tipo di iniziativa parlamentare”. Mnetre Vito Crimi ha twittato: "Mi auguro non sia vero che tra i parlamentari che hanno richiesto il bonus Inps possa esserci qualcuno del Movimento 5 stelle. Se così fosse, chiunque sia, sappia che oltre alla 'confessione' è meglio che presenti anche le dimissioni da parlamentare". Anche Matteo Salvini ha chiesto l'"immediata sospension" per i coinvolti, "chiunque siano".

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"Parlamentari M5s stanno firmando per rinunciare alla privacy"

Luigi Di Maio ha poi fatto sapere che i parlamentari M5s sono in procinto di firmare  una delibera per rinunciare alla privacy sulla questione del bonus. Nel corso di una diretta Facebook, l'esponente pentastellato ha anche invitato i cittadini a verificare le posizioni dei parlamentari del proprio gruppo e ha spiegato che i nomi dei responsabili, di qualsiasi partito siano, devono venire fuori e poi si devono dimettere.

Rosato: "Nessun deputato Iv ha chiesto bonus"

Italia Viva nega però che un suo deputato abbia richiesto il bonus. ”Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell'Inps è barbaro - attacca su Facebook Ettore Rosato, presidente di Iv -. A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus. Invitiamo formalmente Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi".

Consigliera Milano: "Non vivo di politica, ho preso bonus"

La mattina del 10 agosto, sul caso è uscita allo scoperto Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano per la lista 'Milano progressista': "Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza", ha scritto su Fb.  "Pur non cedendo alle sirene antipolitiche - scrive Pirovano - ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d'uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere 'più libera' nell'impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto". Come tanti, prosegue, "mi indigno, perché è surreale, se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito".

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Qualche ora dopo, è poi arrivato il commento, sempre su Facebook di Jacopo Zannini, consigliere comunale a Trento: "Anche io non vivo di sola politica, pago l'affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese ... ed è giusto rivendicarlo".

Come funziona il bonus

I bonus sono stati introdotti dai decreti Cura Italia e Rilancio per dare una mano a lavoratori autonomi e partite Iva a marzo e aprile, indipendentemente da quanto guadagnano o da un eventuale danno provocato dall'emergenza sanitaria (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - LO SPECIALE). Inizialmente si trattava di 600 euro al mese che sono poi saliti a 1000. La richiesta andava fatta on line. Bastava il numero della partita Iva, il codice fiscale, la scelta della propria posizione 'professionale' e fiscale. Nessuna mail di conferma, i soldi arrivavano direttamente nel conto corrente. E la procedura andava fatta solo a marzo. Ad aprile il bonus scattava in automatico. A maggio invece è stato introdotto un tetto: solo per chi poteva dimostrare di aver avuto un calo del fatturato. Così, tra marzo e aprile sono stati erogati quasi 6 miliardi di euro. Il mese dopo si è scesi a 934 milioni.

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