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Inchiesta camici, Fontana si difende: "Nei miei patrimoni nulla di nascosto"

Politica

Il presidente lombardo, indagato per frode nelle pubbliche forniture, su Facebook: "Non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici". E in un'intervista a La Stampa: "Volevo solo fare una donazione". L’avvocato del governatore sui 5,3 milioni ereditati dalla madre: “Che vadano a vedere tutto quello che vogliono. Noi siamo tranquilli”. Il leader della Lega Matteo Salvini scende in campo: "Giustizia alla Palamara, ne abbiamo abbastanza di queste indagini a orologeria e a senso unico"

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"Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici". Si difende così, con un post su Facebook, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, indagato per frode nelle pubbliche forniture nell'inchiesta sull'acquisto di 75mila camici da parte della Regione Lombardia dalla ditta del cognato. Nell'indagine sono entrati anche i 5,3 milioni ereditati dalla madre, su cui la Procura ha avviato verifiche. Il legale di Fontana: "Che vadano a vedere quello che vogliono, noi siamo tranquilli". Intanto per difendere il governatore lombardo scende in campo il leader della Lega Matteo Salvini: "Ne abbiamo abbastanza di queste indagini a orologeria e a senso unico. La Lombardia, i suoi morti e le sue istituzioni meritano rispetto, siamo stufi”.

Fontana: "Storia pazzesca, volevo solo fare una donazione"

In un'intervista a La Stampa, poi, Fontana definisce "pazzesca questa storia". E afferma: "Ma qual è il reato? Di solito le persone finiscono indagate perché prendono dei soldi illecitamente. Io invece rischio di passare alla storia come il primo politico che viene indagato perché i soldi ha cercato di versarli", aggiunge. "Quando ho visto che mio cognato faceva questa donazione, ho voluto partecipare anch' io. Fare anch'io una donazione. Mi sembrava il dovere di ogni lombardo", spiega. Alla fine "la Regione da mio cognato i camici li ha avuti gratis (una parte, ndr) e l'unico reato che vedo veramente è una palese violazione del segreto istruttorio e per questo probabilmente mi rivolgerò ai magistrati di Brescia". E sui capitali all'estero: "Non c'è niente di illecito - sottolinea -, sono capitali denunciati e sc udati, un eredità di mia madre. Non vedo di cosa dovrei vergognarmi".

L'avvocato del governatore: "Noi siamo tranquilli"

Nell'indagine con al centro il caso della fornitura di camici sono finiti anche gli oltre 5,3 milioni che il governatore ha ereditato dalla madre. Come atto dovuto, la procura di Milano ha avviato verifiche sul denaro e sui conti svizzeri del presidente lombardo. Secondo quanto anticipato da alcuni quotidiani, si tratta di soldi "scudati" nel 2015 provenienti da due trust aperti dieci anni prima alle Bahamas dalla madre di Fontana ed ereditati alla sua morte dal futuro governatore. Risorse dichiarate, su cui ora i magistrati effettueranno gli accertamenti del caso. "Che vadano a vedere tutto quello che vogliono. Noi siamo tranquilli. È una eredità, scudata, regolarizzata, tracciabile e assolutamente ufficiale", ha commentato Jacopo Pensa, legale di Attilio Fontana. L'avvocato ha intenzione di chiedere un incontro con i magistrati milanesi per parlare di questo e altri temi. Ha specificato, però, che al momento il governatore non è stato convocato dalla Procura e non ha intenzione di farsi sentire.

Salvini: “Giustizia alla Palamara”

Nel suo post su Facebook Fontana si dice “emotivamente coinvolto dall'abbraccio di solidarietà e di stima che mi avete manifestato per tutto il giorno. Centinaia di telefonate, migliaia di messaggi mi hanno supportato in queste ore in cui anche manifeste maldicenze hanno avuto facile vetrina”. Salvini parla di "vergogna” e di “giustizia alla Palamara”, facendo riferimento all’ex pm di Roma accusato di corruzione in merito a nomine e assegnazioni di posizioni nelle procure. Salvini accusa la magistratura e torna a parlare di riforma della giustizia: “Quando la Lega tornerà al governo, la riforma della giustizia è la prima cosa che farà", attacca il leader del Carroccio. È un “dovere morale per il futuro del Paese”. E riguardo all'inchiesta della Procura di Pavia sull'accordo tra il Policlinico San Matteo e l'azienda Diasorin per i test sierologici anti-Covid - in alcune chat tra amministratori sarebbe uscito il nome di Salvini - commenta: - "A me della chat non me ne frega un accidente. C'è un'inchiesta su persone serie dell'ospedale di Pavia? Secondo me è una vergogna”.

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L'inchiesta

Frode nelle pubbliche forniture è l'ipotesi di reato nei confronti di Fontana, indagato dalla procura di Milano nell'inchiesta sui camici. 75mila di questi sono stati commissionati il 16 aprile, insieme ad altro materiale sanitario, a Dama, la società gestita dal cognato Andrea Dini, azienda partecipata dalla moglie del governatore al 10 percento. L'operazione è stata commissionata da Aria, la società di acquisti della regione Lombardia, per un valore di 513mila euro. Un acquisto senza gara, e il sospetto da parte dei magistrati di un conflitto di interesse. Nel mese di maggio l'ordine è stato trasformato in donazione. "Non sapevo nulla della procedura e non sono mai intervenuto in alcun modo", si era difeso Fontana il 7 giugno. Un tentativo di bonifico di 250mila euro attraverso un trust a favore della società del cognato, sarebbe stato effettuato dal presidente lombardo a maggio e segnalato dalla Guardia di finanza alla procura di Milano. Da qui sono scaturiti i sospetti, la società Aria è stata perquisita e il bonifico bloccato dalla stessa fiduciaria incaricata per irregolarità. Emergerebbero anche incongruenze sul numero dei camici consegnati: 25mila sarebbero stati immessi nel libero mercato.