Anm espelle Palamara senza ascoltarlo. Lui: “Non farò il capro espiatorio di un sistema”

Cronaca
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La decisione del sindacato dei giudici, secondo cui l’ex pm ha commesso gravi e reiterate violazioni del codice etico. Palamara aveva chiesto di essere ascoltato per chiarire la sua posizione, ma il Comitato direttivo centrale non ha accettato. L'Adnkronos ha pubblicato il discorso che avrebbe voluto fare: “Non ho mai agito da solo”

L’ex pm di Roma Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione, è stato espulso dall’Associazione nazionale magistrati. Secondo i suoi colleghi del sindacato dei giudici, di cui è stato presidente tra il 2008 al 2012, ha commesso gravi e reiterate violazioni del codice etico. È la prima volta che un provvedimento così drastico viene assunto nei confronti di un ex presidente dell'Anm. Prima della decisione, il Comitato direttivo centrale dell'Anm ha respinto all'unanimità la richiesta di Palamara di essere ascoltato per poter chiarire la sua posizione. “Mi è stato negato il diritto di parola. Nemmeno nell'Inquisizione”, ha commentato l’ex pm. L'Adnkronos ha pubblicato il discorso integrale che avrebbe voluto pronunciare di fronte all’Anm. “Non farò il capro espiatorio di un sistema”, si legge.

Il discorso di Palamara

Il discorso diffuso dall’ Adnkronos è composto da 7 punti. Si parte dal racconto della vicenda penale. “Mi viene contestato un asservimento della mia funzione” e “mi difenderò nel processo per dimostrare la mia totale estraneità”, scrive Palamara. Poi si passa alla sua carriera, iniziata nel 1996. “Se ho svolto il lavoro di inquirente bene o male non spetta a me giudicarlo”, si legge, “ma sicuramente l’ho fatto con impegno e abnegazione anche quando sono ritornato a Roma, in quello che ancora oggi considero il mio ufficio e nel quale a parte le ultime dolorose vicende siamo stati sempre una grande famiglia. E come accade nelle migliori famiglie capita di litigare, di non accettare i consigli giusti e nei momenti di rabbia di esternare il proprio malumore a persone estranee per poi pentirti un momento dopo di averlo fatto”.

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Palamara: “Non ho mai agito da solo”

In un passaggio del discorso che avrebbe voluto fare, Palamara sottolinea: “Dal 2007 tanti colleghi (forse sbagliando) mi hanno investito di una funzione rappresentativa. In tale ambito ho fatto parte del sistema delle correnti, quel sistema che ora mi condanna, spesso mi insulta, perché a torto o a ragione individua in me l’unico responsabile di tutto. Io non mi sottrarrò alle responsabilità ‘politiche’ del mio operato per aver accettato ‘regole del gioco’ sempre più discutibili. Ma deve essere chiaro che non ho mai agito da solo. Sarebbe troppo facile pensare questo”. “Sia la guida dell’Anm che l’attività di consigliere del Csm – continua – mi hanno portato ad avere frequenti e costanti rapporti con la politica e con il mondo istituzionale”.

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Le nomine

Le nomine, spiega ancora, “sono il frutto di estenuanti accordi politici. Talvolta essi conducono alla designazione di persone degnissime e meritevoli di ricoprire i posti per cui hanno fatto domanda”, ma “in alcuni casi le nomine hanno seguito solo logiche di potere, nelle quali il merito viene sacrificato sull’altare dell’appartenenza”. “Le chat divenute pubbliche, purtroppo, altro non sono che uno spaccato di questa situazione”, si legge nel discorso. E ancora: “All’inizio ero animato dal sacro fuoco del cambiamento, perché ovviamente anche io mi rendevo conto che era un meccanismo infernale, dal quale però mi sono lasciato inghiottire. Ma ciò non per ‘sete di potere’, bensì in una ‘logica’ - che oggi riconosco, comunque, erronea - secondo cui il rafforzamento della posizione, mia e del mio gruppo di appartenenza, avrebbe potuto assicurare opportunità di avanzamento di colleghi meritevoli”.

“Non farò il capro espiatorio di un sistema”

Nell’ultimo punto del suo discorso, Palamara dichiara: “Ritengo di dover chiedere scusa ai tanti colleghi che nulla hanno da spartire con questa storia, che sono fuori dal sistema delle correnti, che ogni giorno ‘evadono’ numerosi fascicoli” e “che inevitabilmente saranno rimasti scioccati dalla ‘ondata di piena’ che è montata in questi giorni e che rischia, ingiustamente, di travolgere quella magistratura operosa e aliena dalle ribalte mediatiche che rappresenta la parte migliore di noi”. Per loro, continua “io sono disposto a dimettermi solo se ci sarà una presa di coscienza collettiva e insieme a me si dimetteranno anche tutti coloro che hanno fatto parte di questo sistema, per dare oggi la possibilità a tutti quei magistrati che ingiustamente ne sono rimasti penalizzati di attuare un reale rinnovamento della magistratura senza infingimenti, senza più tensioni e senza sterili e inutili contrapposizioni ideologiche”. Infine, conclude: “Tutto quello che è accaduto in questo anno non ha nulla a che vedere con l’imparziale esercizio della giurisdizione al quale io sempre mi sono ispirato nel rispetto di tutti i cittadini italiani. Non farò il capro espiatorio di un sistema”.

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