Caso procure, Palamara: "Negato diritto di parola". Poniz: "Nessun capro espiatorio"

Cronaca

L'ex pm commenta la sua espulsione dall'Associazione nazionale magistrati senza poter prima essere ascoltato: "Non accadeva nemmeno nell'Inquisizione". E attacca: "Ognuno aveva qualcosa da chiedere, anche chi oggi si strappa le vesti". La replica del presidente dell'Anm: "Nessuna vittima sacrificale, solo l'addebito di specifici fatti"

“Mi hanno espulso gli stessi che mi chiamavano per chiedermi qualcosa”. È questa in sostanza l’accusa di Luca Palamara, espulso dall’Associazione nazionale magistrati senza essere prima ascoltato per chiarire la sua posizione in merito al caso procure che lo vede indagato a Perugia per corruzione. Palamara attacca ancora dicendo che “nemmeno nell’Inquisizione accadeva” che fosse “negato il diritto di parlare e di potermi difendere”, e parla di un paradosso: la stessa Anm si sciolse nel 1926 proprio "perché veniva negato il diritto di parlare", che va riconosciuto "a tutti". L’ex pm di Roma insiste di non voler fare “il capro espiatorio di un sistema”. A replicargli è il presidente dell’Anm Luca Poniz (VIDEO): “Non c'è nessun capro espiatorio, abbiamo affrontato un'incolpazione disciplinare che riguardava un fatto specifico”.

“Nemmeno nell’Inquisizione negato diritto di parola”

"Sono venuto qui oggi alla Anm”, ha detto Palamara all'esterno della Cassazione, dove si è riunito il Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati, “quella che considero la mia casa, per un dovere di chiarimento nei confronti dei tanti magistrati che ingiustamente sono rimasti coinvolti in questa storia, che sono esclusi dal sistema delle correnti, che ingiustamente sono stati penalizzati ed ero venuto qui per chiedere scusa a loro”, sottolinea. “Ma ero venuto qui anche per avere il dovere e il diritto di parlare e di potermi difendere, mi è stato negato. Questo nemmeno nell'Inquisizione accadeva", afferma l’ex pm.

“Serve un confronto collettivo”

“Credo ci sia bisogno di un confronto collettivo: chi sta qui fa parte del sistema delle correnti che prevedeva che si parlasse con Palamara ma anche con i rappresentanti degli altri gruppi associativi”, ha aggiunto Palamara. “Sicuramente ci sono stati errori ed eccessi. Il fine non può giustificare i mezzi, quel sistema ha fallito e con me hanno fallito tutti coloro che di quel sistema facevano parte, anche chi siede qui dentro", ha dichiarato Palamara l’ex pm all’esterno della Cassazione.

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“Tutti avevano qualcosa da chiedere, anche chi oggi si strappa le vesti”

"Ognuno aveva qualcosa da chiedere, anche chi oggi si strappa le vesti”, continua Palamara. “Penso ad alcuni componenti del collegio dei probiviri, oppure a quelli che ricoprono ruoli di vertice all'interno del gruppo di Unicost, o addirittura ad alcuni di quelli che siedono nell'attuale Comitato direttivo centrale e che hanno rimosso il ricordo delle loro cene e dei loro incontri con i responsabili Giustizia dei partiti di riferimento".

Poniz: “Nessun capro espiatorio”

"Non c'è nessun capro espiatorio”, assicura invece il presidente dell’Anm Poniz, “abbiamo affrontato un'incolpazione disciplinare che riguardava un fatto specifico. E rispetto a questo fatto, abbiamo tratto a giudizio tutti i magistrati che hanno partecipato a un incontro con caratteristiche così illecite che il presidente della Repubblica usò parole molto forti". Nessuna vittima sacrificale, ma "solo alcuni colleghi a cui sono stati addebitati specifici fatti", ha insistito Poniz. "C'è poi un problema più ampio che le indagini da ultimo ci hanno presentato, che tratteremo e che richiede una riflessione più ampia", ha aggiunto.

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