Ex Ilva, Di Maio: “Se provochi un disastro ambientale, si deve pagare"

Politica

Il ministro degli Esteri: “Per risolvere abbiamo bisogno del tempo che serve per mettere a norma questo impianto”. Mercoledì presidio di cittadini e associazioni allo stabilimento di Taranto. I sindacati scrivono alla multinazionale: serve incontro urgente

"Se provochi un disastro ambientale, si deve pagare". A dirlo è Luigi Di Maio che, ospite a “Fuori dal coro”, torna sul caso dell’ex Ilva e dello scudo penale ad ArcelorMittal (COS'È LO SCUDO PENALE). Intanto il presidente del Tribunale di Milano, che ieri mattina ha ricevuto l'atto di citazione con cui la multinazionale ha chiesto il recesso del contratto, assegnerà oggi, mercoledì 13 novembre, il procedimento a una delle due sezioni specializzate in materia di imprese. Oggi anche un presidio di cittadini e rappresentanti di associazioni del fronte anti-Ilva davanti all’ingresso dei lavoratori dello stabilimento di Taranto. (LE TAPPE DEL CASO ILVA - I NUMERI DELLA CRISI - I POSSIBILI SCENARI - L'IPOTESI DELL'INTERVENTO DELLO STATO)

Di Maio: "Non esiste la bacchetta magica, serve tempo”

Il dossier ex-Ilva "l'ho affrontato da ministro e sono pronto ad assumermi le mie responsabilità, ma non esiste la bacchetta magica - ha detto poi Di Maio - Per risolvere abbiamo bisogno del tempo che serve per mettere a norma questo impianto". Sul fronte politico, ieri, anche la richiesta dei senatori di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia che il premier Giuseppe Conte riferisca in Aula sul caso. I parlamentari hanno quindi proposto una modifica al calendario dei lavori della prossima settimana o di quella successiva, ma la richiesta è stata bocciata dall’Aula (ZINGARETTI: L'ITALIA SOSTENGA CONTE ). 

Il presidio allo stabilimento di Taranto

Intanto per oggi è stato annunciato, davanti alla Portineria D dello stabilimento, un presidio di mamme, cittadini e rappresentanti di associazioni del fronte anti-Ilva, che chiedono la chiusura della fabbrica, le bonifiche con il reimpiego degli operai e la riconversione economica del territorio. Una nuova iniziativa, spiegano i promotori, "in difesa del diritto alla salute dei tarantini. In queste ore cruciali per il futuro di Taranto il Governo non può ignorare la voce e le rivendicazioni dei cittadini" (BUCO IN UNA CALDAIA DELLO STABILIMENTO: FIAMME ALTISSIME). 

Il sindaco di Taranto: "Mi aspetto risposte sostanziali"

E da Taranto è arrivata anche la voce del sindaco, Rinaldo Melucci, ai microfoni della trasmissione "In Viva Voce" che ha diffuso una nota: "Mi aspetto risposte sostanziali. Non abbiamo un canale preferenziale che ci consenta di compensare i danni che l'Ilva sta facendo in questo momento. Se qualcosa dobbiamo aspettarci dal governo, io vorrei invitare tutti i dicasteri a ragionare di semplificazioni normative. Se dobbiamo giocare una partita con armi spuntate diventa complicata per tutti la risalita".

Boccia (Confindustria): i problemi non si risolvono con le nazionalizzazioni

Sul caso dell’ex Ilva è intervenuto anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: "Non amiamo le nazionalizzazioni, i problemi non si possono risolvere così". "Le polemiche e le colpe non servono più - ha aggiunto Boccia - aspettiamo che il presidente del Consiglio lavori e ci auguriamo e auspichiamo che si trovi una soluzione che coniughi sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale, perché questa è la questione". Secondo il numero uno di Confindustria, “bisogna trovare una soluzione che sia un equilibrio tra gli esuberi, che sono legati a questioni congiunturali, che significa usare tutti gli strumenti di ammortizzatori sociali, perché non abbiamo parlato di esuberi tout court, e quella che è una impresa che ha un investitore internazionale che viene nel Paese, che va fidelizzato e aiutato per fare dell'Ilva la più grande acciaieria sostenibile in termini economici e ambientali del mondo". (MISIANI: NAZIONALIZZAZIONE POCO FATTIBILE)

La lettera dei sindacati ad ArcelorMittal

Infine i sindacati dei metalmeccanici, che hanno scritto una lettera ad ArcelorMittal e ai commissari straordinari, indicando come "urgente l'incontro ed il confronto per discutere sulle prospettive e sul rispetto degli accordi e degli impegni assunti", e auspicando “che tale incontro si svolga presso il ministero dello Sviluppo economico" dove ha avuto luogo la procedura "che si è conclusa con l'accordo del 6 settembre 2018”. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e UIlm-Uil rispondono quindi formalmente alla lettera del 5 novembre con cui ArcelorMittal ha comunicato ai sindacati l'avvio della procedura prevista per il trasferimento d'azienda, legata all'intenzione di “retrocedere” l'ex Ilva ai commissari straordinari. I tre segretari generali, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Rocco Palombella, "esprimono - si legge nella lettera - valutazioni diverse" da quelle sostenute da ArcelorMittal "sulla sussistenza delle condizioni giuridiche per la rescissione del contratto di affitto e quindi per la procedura di retrocessione dei relativi rami di azienda in capo a Ilva, come già espresso dai Commissari straordinari”.

Il caso Ilva e il nodo dello scudo penale

Il caso dell’ex Ilva è esploso quando ArcelorMittal ha comunicato di voler lasciare lo stabilimento di Taranto, adducendo tra le motivazioni la decisione di eliminare lo scudo penale, ovvero la protezione legale che consentirebbe l'immunità penale ai vertici della multinazionale anglo-indiana dell'acciaio per fatti precedenti alla loro gestione. Ieri i legali di ArcelorMittal hanno depositato all'iscrizione a ruolo in Tribunale a Milano l'atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, preliminare all'acquisto, dell'ex Ilva.

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