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Fuorionda alla Camera, Conte: "Posso dire che…". Di Maio: "No"

Politica

Il dialogo è stato registrato durante l'intervento del premier a Montecitorio, quando i microfoni erano ancora aperti. Il presidente chiede al vicepremier il permesso di intervenire, ma lui lo ferma subito

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Dopo quello della mancata citazione di Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello Stato, con il suo nome, c'è un altro episodio che ha come protagonista Giuseppe Conte alla Camera e che non è passato inosservato. Nel giorno della seconda fiducia al suo governo (incassata con 350 sì il 6 giugno), il premier, ignaro che i microfoni fossero aperti, ha chiesto a Luigi Di Maio: "Posso dire che…?". Ma il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico lo ha subito fermato, con un deciso "no, no".  Dopodiché Conte è tornato a cercare i suoi appunti.

Il caso del "congiunto di Mattarella"

Il fuorionda si affianca a un altro episodio che ha suscitato polemiche durante il discorso del premier a Montecitorio. Conte, nel voler esprimere parole di solidarietà per gli attacchi ricevuti sul web dal capo dello Stato, ha detto: "Una delle cose che più mi ha addolorato è stato quando c'è stato un attacco alla memoria di un suo congiunto (di Mattarella, ndr) sui social. Ora non ricordo esattamente....". La frase ha subito scatenato la reazione in Aula del capogruppo del Pd, Graziano Delrio, che ha ricordato al premier il nome del "congiunto" - Piersanti- ucciso dalla mafia nel 1980: "Si chiamava Piersanti, si chiamava Piersanti", ha urlato Delrio.