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Governo, ora si attende la mossa di Mattarella per uscire dallo stallo

Politica
Il presidente Mattarella (Getty)

Il capo dello Stato aspetterà ancora qualche giorno e poi potrebbe convocare un nuovo giro di consultazioni. Difficile l’ipotesi del voto a luglio. Più probabile un esecutivo “di tregua” per la finanziaria e la legge elettorale

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Ancora qualche giorno di attesa al Quirinale, dopo gli ultimi avvenimenti. Le parole di Matteo Renzi, che hanno scatenato la reazione di Luigi Di Maio ma anche di Maurizio Martina e Dario Franceschini. Il risultato del voto in Friuli che ha spinto Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a chiedere di nuovo al presidente Mattarella un via libera a un governo di minoranza targato centrodestra. Il leader del M5s che ha chiesto che si voti a luglio. Insomma, ce ne sarebbe per mettere in fibrillazione chiunque; ma al Colle si conferma la linea tenuta finora. E cioè nervi saldi, poche parole (l'ultima dichiarazione sullo stallo è del 13 aprile, al termine del secondo giro di consultazioni) e tanta calma.
 

Possibile nuovo giro consultazioni

Dunque si attenderà ancora qualche giorno, senza variare più di tanto il ritmo che si è impresso finora al post-elezioni. Poi molto probabilmente il Capo dello Stato farà un richiamo ai partiti, al loro senso di responsabilità, e potrebbe anche convocare un terzo e, molto probabilmente, ultimo giro di consultazioni. Se non emergessero novità eclatanti, da un ritorno di fiamma tra Salvini e Di Maio a un sì a un governo di tutti, la strada per trovare una soluzione allo stallo si farà stretta.
 

Improbabile voto a luglio

Di certo Mattarella non accoglierà la richiesta di votare a luglio. Far tornare il Paese alle urne dopo quattro mesi dalle elezioni indette a scadenza naturale sarebbe letto come una debolezza del Paese. E il Capo dello Stato ritiene suo dovere costituzionale fare di tutto per dare un governo al paese. E altrettanto non ritiene praticabile l'ipotesi di un governo di minoranza, giudicato un salto nel buio di cui il paese non ha bisogno.

Un governo per finanziaria e legge elettorale

Per questo, se le forze politiche non modificheranno di una virgola le loro posizioni di inconciliabilità emerse finora, molto probabilmente cercherà di far nascere un governo “di tregua”, che vari almeno la legge finanziaria e magari una riforma del Rosatellum; se il tentativo fallisse (se cioè questo governo non ottenesse i voti di fiducia dalle Camere) resterà comunque in carica per gli affari correnti e si voterà dopo l'estate, con tutte le incognite ormai evidenti al Quirinale, che fanno guardare la situazione con animo preoccupato.