Caccia all'ultimo voto: i politici si scoprono "social"

Politica
Moratti e Pisapia attivi su Facebook in attesa del ballottaggio
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Una ricerca dell'osservatorio Vox Populi mostra come l'uso di Facebook tra i candidati sindaco nei Comuni capoluogo sia salito del 39% rispetto al 2009. Ma restano differenze tra centri piccoli e grandi. E il centrosinistra sorpassa il centrodestra

AMMINISTRATIVE 2011

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di Raffaele Mastrolonardo

E' ancora presto per definirle elezioni Internet. Anche perché non è ancora chiaro quanto l'uso della rete abbia effettivamente "pesato" sul voto. Di certo però, mai come in queste Amministrative si era visto tanto affollamento di candidati su Facebook, Twitter e compagnia che si combattono a suon di “amici” e cinguettii con risultati più o meno felici.

Ora una ricerca (con tanto di infografica) realizzata dall'osservatorio Vox Politica, dedicato al monitoraggio della comunicazione elettorale sul Web, permette di apprezzare questa corsa al politico 2.0 in una prospettiva temporale. Mettendo a confronto le ultime due tornate di elezioni comunali è possibile constatare come, in soli due anni, gli strumenti digitali siano diventati un'arma pressoché indispensabile nell'arsenale dell'aspirante sindaco contemporaneo. Almeno nei centri più grandi.

A fare la parte del leone sono le piattaforme in cui ci si scambia amicizia. Un raffronto con le amministrative precedenti, quelle del 2009, mostra infatti che il ricorso ai social network da parte degli aspiranti primi cittadini nei Comuni capoluogo è cresciuto, da un'elezione all'altra, di ben 21 punti percentuali passando dal 67 per cento all'88 per cento del totale. Ancora più netta l'impennata di Facebook, il più popolare dei media sociali quando si parla di elezioni. Secondo l'indagine di Vox Politica, il servizio creato da Mark Zuckerberg sarebbe diventato nel 2011 un canale di comunicazione dell'80 per cento dei potenziali sindaci con un progresso, rispetto a un paio di anni addietro, del 39 per cento, un salto non da poco. Se invece si prende in considerazione il totale dei Comuni che sono coinvolti in queste amministrative la tendenza di crescita diminuisce ma resta comunque sensibile: i candidati con un profilo sul social network erano il 65% nel 2009 sono diventati il 70% quest'anno.

Rovistando un poco dentro i numeri si scopre poi che l'avanzata del social network da un'elezione all'altra ha livellato precedenti differenze di genere. Nelle amministrative scorse all'interno dei Comuni capoluogo erano le donne le più assidue raccoglitrici di amici (9 per cento in più); ora a caccia di voti sul libro delle facce vanno tanto candidati maschi quanto femmine. Le candidate, comunque, restano in vantaggio - seppure di poco - se si tiene conto del totale dei Comuni interessati dalla votazione. Superano in proporzione i colleghi maschi quanto a presenza "social": 54 per cento contro 52 per cento.

Relativamente all'appartenenza politica, invece, la propensione digitale dei candidati di sinistra, dicono i dati di Vox Politica, è cresciuta in questo paio di anni recuperando nelle città maggiori lo svantaggio nei confronti degli avversari e superandoli. Nel 2009 i politici di centro-destra su Facebook superavano i colleghi dell'altro schieramento di 8 punti percentuali: 49 per cento contro 41 per cento. Rispetto ad allora i progressisti sul social network sono saliti del 38 per cento prendendo il comando: 79 per cento contro il 75 per cento del fronte conservatore (che comunque è cresciuto del 26 per cento). Se poi si guarda al totale delle città protagoniste delle amministrative il vantaggio del centro-sinistra si assottiglia: 69 per cento contro 67 per cento.

Abbastanza per chiamarle elezioni Internet, allora? Forse no, almeno non prima di analisi qualitative di questi dati e di indagini sul concreto uso che è stato fatto di questi strumenti (per esempio – si è chiesto più di un blogger - a quanto è utile ai fini della propaganda elettorale la curiosa impennata di amici registrata negli ultimi giorni su Facebook dalla pagina di Letizia Moratti?). Tanto più che – come sottolinea Stefano Epifani, che insegna Comunicazione d 'impresa all'Università La Sapienza e ha diretto la ricerca - "restano ancora differenze ingenti tra i centri maggiori e quelli più piccoli, segno che la cultura digitale non è ancora equamente distribuita: il livello dei piccoli comuni oggi è quello che c'era due anni fa nei capoluogo".

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