
L’invasione dell’Ucraina è scattata subito dopo che Putin, il 21 febbraio 2022, ha riconosciuto le due repubbliche separatiste Donetsk e Lugansk. Proprio da questi territori parte un conflitto politico, storico e culturale che affonda le sue radici già nella precedente crisi

La guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio dopo il riconoscimento da parte del presidente russo Vladimir Putin delle due repubbliche separatiste del Donbass, Donetsk e Lugansk, affonda le sue radici nel passato del Paese
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Il 2014 è l’anno della prima guerra dell'Ucraina orientale, anche identificata come conflitto del Donbass. Ufficialmente ebbe inizio il 6 aprile, quando alcuni manifestanti armati si sono impadroniti dei palazzi governativi delle regioni di Donetsk e Lugansk
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Solo un mese prima le autorità della Crimea avevano annunciato l'indipendenza dall'Ucraina e la regione venne annessa dalla Russia, con un trattato non riconosciuto dalla comunità internazionale
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La scintilla fu l’avvicinamento tra Ucraina e Unione europea, segnato dall’accordo firmato da Petro Poroshenko che, dopo le proteste nel marzo del 2014, era succeduto a Viktor Janukovic, che aveva di nuovo portato il Paese sotto l’orbita della Russia. Il nuovo presidente fu appoggiato dalla maggior parte del popolo ucraino, ma non dagli abitanti della Crimea e dell’Est, da sempre filorussi
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Dopo la presa degli uffici governativi, le due regioni del Donbass tennero un referendum sul loro status e si autoproclamarono repubbliche indipendenti. Le due però non riuscirono a prendere il controllo della totalità dei loro territori, che furono prontamente presidiati dalle Forze Armate ucraine
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Gli insorti riuscirono comunque a combattere e a controllare parzialmente diverse città dell’Est, da Kramatorsk a Mariupol. Molte città più piccole in tutto il Donbass caddero in mano ai secessionisti

Arsen Avakov, l’allora ministro degli Interni, disse il 9 aprile che il problema secessionista sarebbe stato risolto entro 48 ore, o attraverso negoziati o con l'uso della forza. "Ci sono due modi opposti per risolvere questo conflitto. Un dialogo politico e l'approccio pesante. Siamo pronti per entrambi", disse, secondo l'agenzia di stampa statale Ukrinform

Il nuovo governo ucraino definì gli insorti “terroristi” e mosse le truppe per recuperare i territori. Tra offensive e tregue, militari e mercenari stranieri, la guerra si protrasse per mesi con combattimenti e stragi

Una delle più cruente fu quella del rogo di Odessa, il 2 maggio 2014. Un gruppo di manifestanti filorussi si era rifugiato nella Casa dei Sindacati. Una folla di nazionalisti ucraini, armati di molotov, circondò l’edificio. Si sviluppò un incendio e la polizia non intervenne per salvare i manifestanti. Il rogo causò la morte di 42 civili

Dopo mesi di combattimenti, le offensive contro i ribelli si intensificarono a luglio, quando le forze ucraine iniziarono a riconquistare le città occupate dell’Est. Dopo una breve tregua, gli scontri si concentrarono nella parte Nord della regione del Donetsk

Le forze governative circondarono Lugansk e Donetsk il 3 agosto 2014, il che diede il via a un lungo e sanguinoso combattimento strada per strada, mentre le piccole città e i distretti vicini venivano riconquistati dagli ucraini

Dopo i colloqui di pace a Minsk, Russia, Ucraina e le due repubbliche separatiste concordarono una tregua il 5 settembre, che però fu interrotta nei giorni seguenti. Dopo il fallimento delle trattative diplomatiche nel 2014, nel 2015 siglarono gli Accordi di Minsk II, mai attuati del tutto. Il trattato prevedeva il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti da entrambe le parti, un dialogo su una maggiore autonomia delle repubbliche nel Donbass, grazia e amnistia per i prigionieri di guerra, lo scambio degli ostaggi militari