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Riarmo in Europa, cosa significa e cosa cambia rispetto al passato

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Ansa/Ipa
Quanto costerebbe il riarmo per il bilancio italiano
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Quanto costerebbe il riarmo per il bilancio italiano
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Introduzione

Le tensioni internazionali, soprattutto per la guerra in Ucraina, il ruolo degli Usa mutato dopo l’elezione di Donald Trump, gli equilibri interni alla Nato. L’Europa negli ultimi mesi si è ritrovata destabilizzata rispetto a posizioni che sembravano consolidate. Nel Vecchio Continente è emersa da più fronti una nuova linea per un impegno maggiore in investimenti per la Difesa sfociato nel piano “ReArm Europe”. Ecco di cosa si tratta e verso quali cambiamenti si sta andando.

Quello che devi sapere

Il piano dell’Ue

  • Lo scorso Il 4 marzo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato una ambiziosa proposta per un importante progetto di riarmo a livello nazionale e comunitario, che ha già incassato il via libera del Parlamento europeo. Ora la Commissione stilerà nel concreto un “Libro bianco”, un corpus di proposte di cui è emerso per ora lo schema di base e la cifra di 800 miliardi di euro, intesa come traguardo massimo. Il doppio scopo è garantire più sicurezza all’Europa e consentire di aiutare l’Ucraina nella guerra contro la Russia.

Su Insider: Carlo Cottarelli spiega cosa ha deciso davvero l'Ue sulla spesa per il riarmo

Gli obiettivi

  • Il piano è composto da 5 punti. Il primo prevede di facilitare l’uso di fondi pubblici degli Stati membri per investimenti nella difesa, scorporando le spese dedicate a questo scopo dal deficit del Patto di stabilità e crescita. Lo scorporo dovrebbe essere fino all’1,5% del prodotto interno lordo. Il secondo punto prevede la creazione di uno strumento da 150 miliari di euro per aiutare gli Stati a portare avanti nuove acquisizioni e progetti utili per la difesa comune, presentati da almeno due Stati. Si tratta del programma “Safe” (Security action for Europe). Il terzo punto riguarda l’utilizzo di fondi Ue (soprattutto quelli per la coesione) per progetti con finalità legate alla Difesa. Gli ultimi due punti del piano prevedono di mobilitare capitali privati e quelli della Banca Europea degli Investimenti per sostenere il riarmo.

Per approfondire: In attesa di “Rearm Europe”, quanto spende oggi la Ue per la difesa?

Il calcolo per arrivare a 800 miliardi

  • Come spiegano gli analisti, la Commissione ipotizza che la deroga al patto di Stabilità possa generare circa 200-250 miliardi di investimenti all’anno. Proiettati per i prossimi anni arriverebbero a 650 miliardi, da sommare ai 150 miliardi di finanziamenti Ue. L’aumento complessivo della spesa in difesa in rapporto al Pil potrebbe crescere da qui al 2028 dall’1,9% al 3%. Secondo questi calcoli si tratterebbe di un ritorno alle percentuali di spese militari della fine degli anni Ottanta, alla fine della Guerra fredda. Per avere un confronto sul lungo periodo, durante le due guerre mondiali i Paesi coinvolti arrivarono a destinare a queste spese tra il 20 e il 50% del proprio Pil. L’Ucraina tra il 2021 e il 2023 è passata per le spese della Difesa, dal 3,4% a 36,7% del proprio Prodotto interno lordo.

Le spese italiane

  • L’Italia è uno dei Paesi Ue che spende meno in difesa (l’1,54 per cento del Pil nel 2024). Il cuscinetto fiscale straordinario consentito dal piano ReArm Europe, se utilizzato per intero, vorrebbe dire arrivare nel 2028 intorno al 3% auspicato da Bruxelles. Però è molto difficile pensare che Roma segua questa strada a causa di un possibile eccessivo indebitamento. Il governo ha già escluso questa possibilità. Come spiega Il Post in una sua analisi, l’ultima volta che il nostro Paese ha raggiunto simili percentuali è stato nel 1966. Le prime stime del Mef ipotizzano un più cauto 2,1-2,3% del Pil in spese per la Difesa, un livello simile a quello tra fine anni Sessanta e fine anni Ottanta, in piena cortina di ferro.

Per approfondire: Spese per la difesa, quanto costerebbe all’Italia il piano Rearm Europe? I DATI

Le spese italiane

Come sono cambiate le spese dei Paesi europei

  • Con la fine della Guerra fredda, le spese per la Difesa sono calate in tutto il Vecchio Continente. Tra il 1988 e il 1998, gli Stati membri dell’Ue fecero calare la loro spesa media in armamenti dal 2,6 all’1,8% del Pil. Il calo, più lento ma costante, è proseguito fino al 2014. Dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, i Paesi della Nato si sono impegnati a rialzare la spesa difensiva ad almeno il 2% del Pil. Ad oggi ancora 8 Paesi dell’Alleanza atlantica su 32 non hanno ancora raggiunto il target (tra cui l’Italia). Gli ultimi governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi hanno fissato proprio al 2028 il momento in cui il nostro Paese raggiungerà questo obiettivo. E gli ultimi sviluppi di fatto andranno a confermare quella data.

Per approfondire: Ipotesi riarmo europeo, ecco i Paesi che pensano al ritorno della leva obbligatoria

Il caso tedesco

  • La Germania ha già annunciato un piano straordinario di spesa pubblica, che scavalcherà per la prima volta da tempo i vincoli di bilancio. Ben 400 miliardi andranno per le spese per la difesa ma divisi tra i vari anni del piano. La stima è di arrivare al 3% del Pil nel 2028. Si tratta della stessa cifra che la Germania Ovest destinava alla difesa negli anni Settanta e Ottanta, prima della caduta del muro di Berlino.

Per approfondire: Spese Difesa, quali Paesi le hanno aumentate di più dall'inizio della guerra in Ucraina?