Tra i discorsi rimasti iconici della sovrana c’è sicuramente quello pronunciato a Capetown subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, anni prima della sua incoronazione: un giuramento di fedeltà al Paese e al Commonwealth che è diventato il manifesto politico del suo regno
Era il 15 aprile 1947 quando dall’altra parte del mondo, a Capetown, in Sudafrica, quella che sarebbe poi diventata la Regina Elisabetta pronunciava il suo primo discorso alla nazione. "Dichiaro innanzi a tutti voi che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo". Fu un vero e proprio atto di giuramento alla Corona e al Paese quello che la ventunenne Elisabetta fece via radio: il successo fu immediato, con un vasto apprezzamento presso tutti i sudditi di suo padre, re Giorgio VI. Il contesto storico circostante e la situazione in patria resero quel discorso e la sua autrice un punto di riferimento per gli anni a venire (GLI AGGIORNAMENTI LIVE SULLA REGINA ELISABETTA).
La situazione
La futura Elisabetta II in quel momento si trovava in uno dei vasti possedimenti dell’Impero britannico che, alla fine della Seconda guerra mondiale, aveva toccato la sua massima estensione: 1/5 della Terra. Eppure, i primi segnali di un cedimento cominciavano a vedersi: basti pensare che appena tre mesi dopo il discorso della principessa l’India, "il gioiello della Corona", si proclamò indipendente, mettendo fine a un dominio britannico secolare. La situazione anche in patria, dopo un conflitto che aveva messo a dura prova la tenuta del Paese, non era delle più rosee e il Paese sotto la guida del laburista Clement Attlee, che sorprendentemente aveva sconfitto Winston Churchill alle elezioni del 1945, cercava di ricostruirsi rafforzando lo stato sociale e seguendo un sistema di pianificazione economica che potesse dare respiro al sistema industriale. In tutto questo la tenuta della famiglia reale era stata esemplare: dopo il caso di Edoardo VIII, che aveva abdicato dopo otto mesi per amore dell’americana Wallis Simpson, suo fratello Giorgio VI aveva mostrato un’inaspettata tempra durante i difficili mesi della guerra così come la sua famiglia: le sue figlie, Elizabeth e Margaret, erano partite volontarie per il fronte, dove in particolare la futura regina si era distinta come meccanico ed autista. Apprezzata e conosciuta già oltreoceano, per Elisabetta era già pronto il matrimonio con Filippo Mountbatten, principe di Grecia e Danimarca, con cui annuncerà il fidanzamento nel luglio dello stesso anno e le nozze a dicembre. Per questo re Giorgio VI colse l’occasione: a ventun anni appena compiuti era giunto il momento che tutto il Commonwealth e non solo il Regno Unito, conoscesse il futuro della Corona britannica.
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Il discorso
Così, dopo il saluto iniziale, la giovane principessa pronunciò queste parole alla radio: "Vorrei iniziare dicendo 'grazie' a tutte le migliaia di persone gentili che mi hanno inviato messaggi di buona volontà. Questo è un giorno felice per me; ma è anche uno che porta pensieri seri, pensieri di vita che incombe con tutte le sue sfide e con tutte le sue opportunità. In questo momento è di grande aiuto sapere che ci sono moltitudini di amici in tutto il mondo che pensano a me e che mi vogliono bene. Sono grata e sono profondamente commossa". Un discorso semplice per una ragazza di 21 anni che si affaccia tanto alla vita quanto ai compiti di governo che, sa bene, l’attenderanno prima o poi. Un passaggio che si nota evidente nel riferimento al Commonwealth: "Ma ai nostri giorni possiamo dire che l'Impero Britannico ha prima salvato il mondo e ora deve salvarsi dopo che la battaglia è stata vinta. Penso che sia una cosa ancora più bella di quella che si faceva ai tempi di Pitt; ed è per noi, che siamo cresciuti in questi anni di pericolo e di gloria, vedere che si compie nei lunghi anni di pace che tutti speriamo si prolunghino. Se andiamo avanti tutti insieme con una fede incrollabile, un grande coraggio e un cuore tranquillo, saremo in grado di fare di questo antico Commonwealth, che tutti amiamo così tanto, una cosa ancora più grandiosa: più libera, più prospera, più felice e un'influenza più potente per il bene nel mondo". E infine quelle parole che risuonano come un vero e proprio giuramento, pronunciato sei anni prima dell’effettiva incoronazione, che avvenne soltanto nel 1953: "Dichiaro davanti a tutti voi che tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo. Ma non avrò la forza di portare a termine questa risoluzione da solo se non vi unirete a me con me, come ora vi invito a fare: so che il vostro appoggio sarà immancabilmente dato. Dio mi aiuti a mantenere il mio voto e Dio benedica tutti voi che siete disposti a condividerlo".
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Il ghost writer
Queste parole ebbero una tale eco che persino la regina madre Mary ne rimase particolarmente colpita, tanto da scrivere una lettera a sua nipote: "È stato un discorso perfetto, i giornali hanno pubblicato articoli molto belli ed io mi sono commossa". Elisabetta non ha mai ritrattato quelle parole e ne ha sempre fatto una sorta di "manifesto politico” del suo regno, un modo con cui ha inteso la sua azione di governo, pur tra mille peripezie, dal 1952 fino ad oggi. Eppure quasi nessuno sa che quel discorso venne redatto appositamente per Elisabetta da un ghost writer, il cinquantunenne giornalista del Times Leader Dermot Morrah. Il documentario tv House of Windsor ha riportato in vita una lettera scritta da Tony Lascelles, segretario privato del Re, che si complimentava con Morrah: "Mio caro Morrah, ormai leggo stesure da molti anni, ma nessuna mi ha mai soddisfatta a pieno al punto che nulla dovesse essere modificato".