Regina Elisabetta, musica e canzoni ispirate a Sua Maestà: dai Beatles ai Sex Pistols

Musica

Fabrizio Basso

Il mondo della musica non è mai stato tenero con la Regina scomparsa a 96 anni: ironia, politica e ribellione sono elementi costanti delle canzoni che, in modo più o meno velato, l'hanno vista come protagonista. Qui ve ne raccontiamo alcune

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La Regina Elisabetta, morta l'8 settembre 2022 all'età di 96 anni (LO SPECIALE), è stata una amante della musica ma non è stata sempre molto amata dalla musica. Nel corso dei decenni è comparsa, in modo più o meno velato, in parecchie canzoni e sarebbe stato interessante sapere come viveva la situazione. Perché per lo più si trattava di artisti critici sul suo operato e, in modo più ampio, sulla monarchia. Qui vi racconto un po' di storia di alcuni brani che tra le note hanno ospitato The Queen.

The Beatles, “Her Majesty” (1969)

È la canzone che chiude l’epico album Abbey Road. Ha spunti di tenerezza in quanto definisce la Regina Elisabetta a pretty nice girl, ovvero una donna assai carina. Il testo è firmato da Paul Mc Cartney ed è inusualmente ironico.
 

Sex Pistols, “God Save The Queen” (1977)
Non è forse la rappresentazione di una rivoluzione, l’ultima in ambito musicale, ma di certo questo brano ne è l’inno. Per dirla col bardo Shakespare, questa canzone racconta la stagione del nostro scontento. Sullo sfondo la bandiera inglese, la regina con gli occhi bendati e la bocca coperta… per la band di Johnny Rotten e Syd Vicious lei non è un essere umano. Non dimentichiamo che un altro lavoro della band sprezzante verso la corte fu Anarchy in the UK.

Leon Rosselson, “On Her Silver Jubilee” (1979)
La canzone da noi è quasi sconosciuta. Ironizza sui possedimenti di Elisabetta, sul suo “stipendio” annuale e sul fatto di essere ricompensata per le cose che non fa. Va sottolineato che quando Rosselson ha pubblicato il brano, la regina era sul trono d’Inghilterra da oltre un quarto di secolo.

The Exploited, “Royalty” (1981)
Siamo al tramonto del punk ma non per questa band scozzese, per l’esattezza della resistente (alla monarchia) Edimburgo. Il testo è ai confini del vilipendio, pieno di insulti, risate e versi. Hanno sostituito con una musica arrembante la spada di Braveheart.

The Smiths, “The Queen Is Dead” (1986)

Morrissey con questa canzone non attacca solo la Regina ma la corona d’Inghilterra. C’è un momento una figura quasi stregonesca irrompe a Palazzo armata di una spugna arrugginita per giungere a un finale dove il messaggio che filtra è la sottrazione del potere alla Casa Reale, indipendemente da chi siede sul trono.

The Stone Roses, “Elizabeth My Dear” (1989)

Quando Ian Brown, il frontman di The Stone Roses (questo è per altro il loro album d’esordio) canta che “queste sono le tende per la mia cara Elisabetta”, si capisce che dietro questa immagine sepolcrale c’è il desiderio di uccidere la monarchia. Nel vero senso della parola in quanto il brano termina con uno sparo.

The Pet Shop Boys, “Dreaming of the Queen” (1993)

Questo brano è diverso dagli altri perché la regina è una co-protagonista. Neil Francis Tennant immagina un tea-time dove oltre a Elisabetta c’è Lady Diana, la vera protagonista del pezzo. Quindi la regina resta sullo sfondo e la sua è una presenza ingombrante.

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Manic Street Preachers, “Repeat (Stars And Stripes)” (1992)

Quando si dice non conoscere la diplomazia: "Repeat after me, f*** queen and country" è abbastanza esplicito nell’esternare il pensiero della band. È interessante il contrasto tra la durezza delle idee e una musica a tratti simile a una nenia.

Frank Turner, “Long Live the Queen” (2008)
È un brano benefico, nato per sostenere la campagna contro il cancro al seno, patalogia della quale è rimasta vittima una conoscente dell’artista. Per rincuorare l’amico cantante, che appariva molto triste per la situazione, il malato si fa motivatore invitandolo a smetterla di essere depresso e “canta con tutto il tuo cuore che la regina è morta”.

Gary Barlow, “Sing” (2012)
La canzone è stata scritta dal Take That con la collaborazione del compositore britannico Andrew Lloyd Webber ed è stata eseguita da artisti chiamati da Gary Barlow da tutto il Commonwealth con lo scopo di  commemorare il Giubileo di diamante.

Cheat Code, “Queen Elizabeth” (2016)
Qui la Regina diventa addirittura la ragazza della porta accanto che lo fa sentire un re e per la quale camminerebbe in ginocchio, pronto a essere il suo primo cavaliere in qualunque momento della giornata.

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