Introduzione
Dalla guerra d’invasione della Russia in Ucraina fino ai sorvoli sugli aeroporti in Danimarca, passando per lo sconfinamento in Polonia e per l’utilizzo nei vari conflitti che hanno infiammato il Medio Oriente, i droni sono diventati protagonisti di diverse crisi internazionali e campi di battaglia. Poco costosi rispetto a strumenti bellici come i missili - e proprio per questo molto costosi da intercettare usando i missili oppure gli aerei - i droni stanno diventando una parte importante delle forze armate di molti Paesi e anche un problema da gestire, soprattutto nel caso di attacchi o incursioni portate con questi velivoli
Quello che devi sapere
Che cosa sono i droni
I droni sono velivoli senza pilota, che possono essere controllati da remoto oppure agire in modo automatico. Ne esistono di molte dimensioni, con diversi materiali e differenti capacità di percorrenza. Alcuni dei modelli più recenti operano anche grazie all’intelligenza artificiale. Gli Unmanned Aircraft Vehicles (UAV) , letteralmente “veicoli aerei senza pilota”, hanno conosciuto progressi significativi negli ultimi anni, anche in campo militare. Sono considerati una tecnologia duale: hanno infatti applicazioni sia civili che militari, e possono essere impiegati in una vasta gamma di operazioni. Tra queste ci sono attività di intelligence, di sorveglianza, di raccolta informazioni e di guerra, ma anche di risposta alle emergenze o ai controlli delle frontiere
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L’uso dei droni a scopi militare
Negli ultimi anni, come detto, i droni sono stati utilizzati in modo massiccio nei campi di battaglia: sono tra i protagonisti della guerra in Ucraina, utilizzati sia da Mosca che da Kiev per colpire il nemico. Si è registrato poi l’uso di droni anche nei conflitti in Medio Oriente che, a partire dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha visto in diversi momenti scontri aperti tra Israele, Hamas stessa, Hezbollah in Libano, Houti in Yemen e contro l’Iran. Inoltre i droni sono stati protagonisti di sconfinamenti nei cieli della Polonia, nello spazio aereo della Romania e anche di sorvoli nelle aree di diversi aeroporti in Danimarca
Quanto costa abbattere i droni
I casi prima citati hanno fatto emergere chiaramente sia la facilità con cui questi strumenti possono essere adoperati, sia la difficoltà di gestire questo tipo di operazioni quando ci si ritrova ad esserne vittime. Nel caso dell’ingresso di droni in Polonia, attribuito da Varsavia alla Russia, le autorità hanno fatto sapere di averne avvistati circa 20 e di averne abbattuti 4. Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, il sistema di difesa aerea Patriot nell’area di Rzeszów non sarebbe entrato in azione per una questione economica: i missili costano infatti tra i 250mila e i 3 milioni di euro l’uno, mentre i droni 40mila. La Bundeswehr, cioè l’esercito tedesco, avrebbe parlato di un “problema enorme” nel rapporto costi-benefici della guerra con i droni
Il problema della difesa dai droni
Una situazione che, come analizzato dal Post, ha messo in evidenza la difficoltà a respingere un simile attacco. Il premier polacco Donald Tusk ha fatto sapere che l’esercito ha abbattuto i droni che riteneva più pericolosi, tramite l’uso di aerei militari della NATO, ma si tratta di un sistema che potrebbe non essere applicabile nel caso di un attacco su più ampia scala: tra gli scenari presi in considerazione dagli analisti e dagli esperti militare c’è infatti quello di un vasto attacco con centinaia di droni con lo scopo di attirare le difese aeree di un Paese, prima di colpire con droni più potenti o anche missili
Il progetto del “muro di droni”
La difficoltà nel difendersi da simili attacchi sembra chiara ai Paesi europei, con la Commissione UE che ha annunciato la volontà di dotarsi di un “muro di droni” per proteggersi da eventuali intrusioni russe. Un progetto che sembra diventato centrale nella politica europea, tanto che per finanziarlo sarebbe stata concessa la disponibilità dello strumento europeo Safe da 150 miliardi di euro per progetti legati alla difesa. Secondo il commissario per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, il progetto includerà probabilmente un mix di sensori, sistemi di difesa e di disturbo per rilevare e neutralizzare gli UAV. Kubilius ha suggerito che l'Ue potrebbe completare il muro dei droni entro un anno
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La difficoltà nell’individuare i droni
Resta comunque il tema di proteggere gli aeroporti europei, reso evidente dai casi registrati in Danimarca a settembre 2025, con alcuni droni avvistati nelle vicinanze di diversi scali che hanno causato uno stop temporaneo alle operazioni degli scali. Come spiegato all'AGI dall'ingegnere aeronautico Cristiano Baldoni, ex ad di D-Flight ed ex dirigente Enav, “gli aeroporti principali dispongono di sistemi di drone detection, capaci di rilevare la presenza di un velivolo sospetto nello spazio aereo. Sono strumenti reattivi, però: non impediscono al drone di alzarsi in volo, ma scattano quando è già nell'aria, portando in alcuni casi alla chiusura dello spazio aereo”
Perché è difficile scovare i droni sugli aeroporti
Perché è così difficile, in primo luogo, individuare i droni? “Fare detection di oggetti piccoli, con bassa impronta elettromagnetica, è molto più difficile che individuare un aereo”, ha spiegato ancora Baldoni. “I sistemi sono costosi e non tutti i gestori aeroportuali possono permetterseli”. In Italia, per esempio, oggi “sono operativi negli aeroporti di Roma e Milano, e l'investimento è stato fatto direttamente dai gestori, che per simmetria sono responsabili anche della sicurezza perimetrale. Ma è chiaro che bloccare Fiumicino non è come bloccare un aeroporto regionale: il rapporto costi-benefici cambia radicalmente"
Il problema di abbattere i droni
I problemi appena elencati diventato ancora più complessi nel caso in cui si decide di abbattere questi droni, in un processo che “si articola in tre fasi: detection, identificazione e neutralizzazione. Il primo passo è capire se il drone è davvero un intruso o se è autorizzato a operare, ad esempio per riprese video”, ha detto ancora Baldoni. “Poi si passa all'eventuale intervento. Ma qui sorgono i problemi: solo le forze dell'ordine possono impiegare sistemi d'arma, inclusi quelli elettronici come gli impulsi elettromagnetici. E in un ambiente delicato come un aeroporto, l'abbattimento di un drone pone interrogativi enormi sui rischi collaterali: dove cade il velivolo? Quali danni può provocare?"
Il futuro della lotta contro i droni
Dopo quanto avvenuto in Danimarca, il ministro della Giustizia ha fatto sapere che il Paese intende inoltre introdurre nuove leggi più specifiche per regolamentare l'uso dei droni. La difesa danese ha deciso di non abbattere i droni anche per via della mancanza di strumentazione specifica in grado di colpire obbiettivi così piccoli. Da qui l'esigenza di investire in nuove tecnologie per l'identificazione e la possibile neutralizzazione di droni: "Le lezioni che abbiamo imparato dall'Ucraina è che quel che possiamo trovare oggi potrebbe essere diverso da quello che riscontriamo tra tre settimane. Quindi dobbiamo adattarci continuamente a gli sviluppi in collaborazione coi nostri amici in Ucraina che hanno molta esperienza sul fronte della difesa dai droni”
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