La storia della giornalista Daphne Caruana Galizia: dalle inchieste all'omicidio a Malta

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Il 16 ottobre 2017 la reporter morì nell'esplosione di una bomba piazzata sulla sua auto. Tre uomini sono accusati di essere gli esecutori materiali dell’uccisione, ma si cercano ancora i mandanti. Uscito il suo libro postumo “Dì la verità anche se la tua voce trema”

L’ultimo articolo sul suo blog alle ore 14.35, solo 23 minuti più tardi l’esplosione. Alle 14.58 del 16 ottobre 2017, Daphne Caruana Galizia è stata uccisa da una bomba piazzata a bordo della sua auto. La giornalista maltese, le cui inchieste hanno scosso gli alti vertici della politica, aveva 53 anni e tre figli: è stato uno di loro, Matthew, in quel momento in casa ad ascoltare musica, il primo ad arrivare sul luogo dell’esplosione: “Ho guardato intorno e ho visto parti del corpo di mia madre. Ho capito che non c’era speranza”.

L’esplosione

Daphne Caruana Galizia è morta a pochi metri dalla sua casa di Bidnija, nella parte nord dell’isola di Malta. Quel pomeriggio del 16 ottobre la giornalista aveva un appuntamento in banca. I suoi conti correnti, infatti, erano stati fatti congelare qualche settimana prima dal ministro dell’Economia, come misura cautelare in risposta a un articolo del gennaio 2017 in cui Caruana Galizia lo accusava di essersi recato in un bordello durante una visita di Stato in Germania. Di fatto la giornalista era stata privata delle sue finanze e per andare avanti utilizzava assegni in bianco che le venivano intestati dal marito Peter. La reporter stava andando in banca per cercare di risolvere la situazione, ma poco dopo aver messo in moto la sua Peugeot 108, l’auto fu fatta esplodere da un radiocomando a distanza. Bastò un sms inviato a una scheda collegata all’ordigno per innescarlo e mettere fine alla vita della giornalista.

Le indagini

Per l’omicidio della donna sono stati arrestati a Malta, nel dicembre 2017, dieci uomini. Pochi giorni dopo, sette di loro sono stati rilasciati, mentre tre sono stati incriminati come esecutori materiali dell’uccisione: si tratta dei fratelli George e Alfred Degiorgio e di Vincent Muscat, che si sono dichiarati non colpevoli davanti al giudice. Il 16 luglio 2019, dopo quasi due anni di indagini, è stato confermato che i tre uomini saranno processati per sei diversi reati, tra cui omicidio volontario e possesso e detonazione di esplosivo. Nessuna traccia, però, dei mandanti. Nel novembre del 2018 i media maltesi riferirono che gli investigatori avevano identificato i mandanti dell’omicidio della giornalista, senza però fornire ulteriori indicazioni su chi fossero le persone sospettate e se provenissero dal mondo criminale, economico o politico. Le indagini sono state svolte finora dalla polizia maltese in collaborazione con l’Fbi, l’Europol e un dipartimento investigativo speciale arrivato dalla Finlandia. Il 20 settembre 2019, il governo maltese ha annunciato l’avvio di un’indagine indipendente della durata di nove mesi sulla morte di Daphne Caruana Galizia, offrendo anche una ricompensa di un milione di euro a chiunque fosse in grado di fornire informazioni utili all’identificazione dei mandanti. Il 19 novembre 2019 la polizia ha dichiarato di aver arrestato un uomo sospettato di essere l’intermediario tra il mandante dell’uccisione e chi ha materialmente commesso l’omicidio. A giugno scorso, inoltre, il Consiglio d’Europa (organizzazione con sede a Strasburgo che non ha nulla a che fare con l’Unione Europea) aveva criticato duramente le autorità di Malta per non aver garantito indagini indipendenti ed efficaci sull’uccisione della giornalista.

Le ultime parole scritte dalla giornalista: “La situazione è disperata”

“Ci sono ladri ovunque uno guardi. La situazione è disperata”. Sono le ultime parole scritte da Daphne Caruana Galizia nell’articolo pubblicato meno di mezz’ora prima dell’esplosione che le ha tolto la vita. Il suo blog, "Running Commentary", era uno dei più letti di Malta e conteneva inchieste ed editoriali sulla politica locale, con attacchi anche molto duri contro i più importanti politici maltesi. Caruana Galizia, definita dal "Times of Malta" “la giornalista più controversa di Malta”, aveva cominciato a lavorare nel giornalismo nel 1987. Negli ultimi anni si era occupata in particolare delle implicazioni maltesi dei Panama Papers, riportando nel 2016 la notizia del coinvolgimento di Konrad Mizzi, ministro del Turismo di Malta, e Keith Schembri, capo dello staff del primo ministro Joseph Muscat. Era stata anche inserita dall’edizione europea di "Politico" nella lista delle 28 persone che avrebbero scosso l’Europa nel 2017. Poco prima di essere uccisa, Daphne ricevette minacce fisiche e verbali anonime, denunciate ma mai prese sul serio dalle autorità. Tra gli atti intimidatori nei confronti della giornalista ci furono anche l’uccisione del suo cane e il tentativo di incendiare la sua casa. Quando è morta, Daphne aveva inoltre 47 cause per diffamazione in corso, cinque delle quali in sede penale, quasi tutte intentate da politici e sostenitori di politici maltesi.

Le sue inchieste

Una delle inchieste di Daphne Caruana Galizia aveva addirittura portato il primo ministro Muscat a chiedere le elezioni anticipate nell’aprile 2017, poi vinte da lui stesso nel giugno successivo. Gli articoli della giornalista maltese accusavano la moglie del premier di possedere una società off shore attraverso la quale avrebbe ricevuto un milione di dollari dalla figlia del presidente dell’Azerbaijan. L’inchiesta, aperta in seguito alla denuncia di Daphne, è stata poi archiviata nel luglio del 2018. È stato invece arrestato nel marzo dello stesso anno dall’Fbi, con l’accusa di aver riciclato 115 milioni di dollari, l’iraniano Ali Sadr Hasheminejad, proprietario della Pilatus Bank, istituto su cui Caruana Galizia si era concentrata in quanto presunto collettore di tangenti milionarie sull’isola. Molti interrogativi sollevati da Daphne rimangono ancora senza risposta, come ad esempio le dubbie concessioni da parte del governo di passaporti maltesi a facoltosi personaggi provenienti da Russia e Arabia Saudita.

Il "Daphne Project" e il suo libro postumo

Dopo la sua morte, 45 giornalisti provenienti da 18 testate di tutto il mondo hanno deciso di dare vita al consorzio “Daphne Project” impegnandosi a portare avanti il lavoro della giornalista maltese. E puntando, soprattutto, a scoprire i mandanti del suo omicidio. Ad aprile del 2018, ad esempio, i giornalisti del "Daphne Project" hanno riferito di aver parlato con due testimoni che avrebbero visto il ministro dell’Economia Chris Cardona parlare con Alfred Degiorgio, poi arrestato e adesso sotto processo per la morte di Daphne Caruana Galizia, in due diversi incontri prima e dopo l’omicidio. Cardona ha categoricamente smentito di conoscere Degiorgio. Intanto, nella data esatta in cui cadono i 2 anni dalla morte della reporter (16 ottobre 2019) è uscito il libro dal titolo “Dì la verità anche se la tua voce trema”, che raccoglie le inchieste di Caruana Galizia e alcuni dei post scritti sul suo blog "Running Commentary".

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