Sydney, si indaga sui due attentatori di Bondi Beach. Albanese: “Strage ispirata da Isis”

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Come ha confermato l'intelligence di Canberra, Said e Naveed Akram - 50 e 24 anni, padre e figlio di origine pakistana responsabili della morte di 15 persone e del ferimento di altre 42 - dal 2019 avevano giurato fedeltà allo Stato Islamico. Il 50enne è morto durante l’attacco, il giovane è in ospedale e si è risvegliato dal coma. Si indaga su un viaggio nelle Filippine compiuto insieme un mese fa. Intanto, un video mostrerebbero altri passanti cercare di fermare i due uomini prima di essere uccisi

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Continuano le indagini sulla strage di Bondi Beach, a Sydney. Come ha fatto sapere l'intelligence di Canberra, Said e Naveed Akram - 50 e 24 anni, padre e figlio di origine pakistana responsabili della morte di 15 persone e del ferimento di altre 42 - dal 2019 avevano giurato fedeltà allo Stato Islamico. Nonostante questo, il giovane - rimasto ferito gravemente - aveva un regolare porto d'armi, mentre il padre - ucciso dalla polizia - aveva la licenza per detenerne sei e le ha portate tutte sul ponticello pedonale di Bondi Beach. Il 24enne è in ospedale e si è risvegliato dal coma. Anche il primo ministro australiano Anthony Albanese ha confermato che i due uomini erano motivati “dall’ideologia dello Stato islamico”. E mentre si indaga su un viaggio nelle Filippine compiuto dai due attentatori un mese prima dei fatti, in Australia si è riacceso il dibattito sulla circolazione delle armi - la cui legislazione, già severa, sarà inasprita - ma anche sui controlli nei confronti dei soggetti a rischio. Intanto, è stato diffuso un filmato che mostrerebbe altri passanti eroi: avrebbero cercato di fermare gli attentatori prima dell'inizio del massacro, ma sarebbero stati uccisi per primi.

L'attentatore si è svegliato dal coma

Mentre il 50enne Said Akram è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da un detective intervenuto durante l'attacco, il figlio 24enne Naveed Akram è rimasto ferito. Ricoverato in ospedale in condizioni critiche domenica sera dopo essere stato colpito dalla polizia, ora si è risvegliato dal coma. Non è chiaro in quali condizioni si trovi o quando potrebbe essere incriminato.

Albanese: attentatori motivati “dall’ideologia dello Stato islamico”

Prende sempre più corpo l'ipotesi che Naveed Akram e suo padre Said fossero ispirati dall'Isis. Gli uomini armati responsabili della sparatoria di massa avvenuta domenica durante la festa di Hanukkah, una celebrazione ebraica, a Sydney erano motivati “dall’ideologia dello Stato islamico", ha confermato il primo ministro australiano Anthony Albanese. Albanese ha aggiunto che i sospettati sembrano essere stati radicalizzati da convinzioni legate al gruppo militante dell’Isis. "La perversione radicale dell'Islam è assolutamente un problema", ha affermato in una conferenza stampa, come riporta il New York Times.

Trovate bandiere dell’Isis

Le parole di Albanese sono arrivate dopo che gli investigatori hanno fatto sapere che la polizia ha trovato due bandiere artigianali dello Stato islamico nell'auto con cui i due attentatori si sono recati a Bondi Beach. Dentro la macchina, la polizia ha anche recuperato ordigni esplosivi improvvisati. Le autorità hanno spiegato che Naveed Akram era stato, come si dice, “attenzionato” sei anni fa, quando la polizia aveva sventato un altro attentato. Il ragazzo era considerato legato a Isaak El Matari, l'autoproclamato comandante di Daesh in Australia, tuttora in carcere. Ma dopo sei mesi di indagini si era concluso che Naveed non era da considerarsi una minaccia. Lui e suo padre avrebbero agito da soli: la polizia non crede che avessero altri complici. Secondo la Bbc, che cita una testata locale, avevano detto alla loro famiglia che uscivano per andare a pesca.

Si indaga su un viaggio nelle Filippine

La polizia australiana, inoltre, sta indagando su un viaggio nelle Filippine compiuto dai due attentatori un mese prima dei fatti. "I motivi per cui si sono recati nelle Filippine, lo scopo del viaggio e i luoghi che hanno visitato sono attualmente oggetto di indagine", ha detto ai giornalisti Mal Lanyon, commissario di polizia del New South Wales. Del viaggio di Said e Naveed Akram danno conto diversi media internazionali. Le autorità filippine hanno confermato alla Cnn che gli Akram sono arrivati insieme nel Paese il 1° novembre 2025: Sajid con passaporto indiano e suo figlio con passaporto australiano. I due hanno indicato come destinazione finale Davao, una grande città sull'isola meridionale di Mindanao. Hanno lasciato il Paese il 28 novembre, volando di ritorno a Manila e diretti a Sydney, ha dichiarato l'Ufficio Immigrazione e Deportazione. Mindanao, la seconda isola più grande delle Filippine, ospita diversi gruppi ribelli islamisti ed è da tempo un focolaio di insurrezione contro il governo filippino.

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Altri passanti hanno cercato di fermare gli attentatori

Intanto, è stato diffuso un filmato dal quale emergerebbe che altri passanti avrebbero cercato di fermare gli attentatori di Sydney, questa volta prima dell'inizio del massacro, ma sarebbero stati tra le prime vittime. I giornali locali riportano i nomi di Boris Gurman, 69 anni, e di sua moglie Sofia, 61 anni: ebrei residenti a Bondi, in una nota riportata dalla Bbc la famiglia ha spiegato che sono coraggiosamente intervenuti per cercare di proteggere gli altri prima di essere colpiti a loro volta. La coppia avrebbe dovuto festeggiare il 35° anniversario di matrimonio a gennaio. Il video è stato girato da una telecamera da cruscotto di un'auto e diffuso dall'emittente australiana 7News. Il filmato sembra mostrare un passante, poi colpito, che tenta di disarmare uno dei presunti aggressori di Bondi Beach pochi istanti prima che raggiungesse il ponte pedonale. Poi si vede anche una donna. Le riprese della telecamera di bordo girate quella sera mostrano un uomo che indossa una maglietta viola mentre lotta con Said Akram vicino a un'auto nei pressi del ponte e che sembra afferrare l'arma da fuoco durante la colluttazione. Entrambi gli uomini cadono a terra e quello con la maglietta viola sembra riprendere il controllo dell'arma. Mentre si rialza, si vede l'uomo impugnare la pistola e fare un gesto verso Akram, apparentemente nel tentativo di tenerlo a distanza. Negli ultimi istanti del filmato, si vede l'uomo fare un passo indietro, tenendo ancora in mano l'arma da fuoco, e affrontare Said Akram. Probabilmente Akram l'ha poi freddato con un'altra arma. Nel filmato della dashcam, sul parabrezza anteriore di un'auto argentata è visibile quella che sembra essere la bandiera dello Stato Islamico.

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