Paesi Bassi, domani le elezioni politiche: i candidati in corsa e lo scenario

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Introduzione

Domani, 29 ottobre 2025, sono in programma nei Paesi Bassi le elezioni per il rinnovo della Tweede Kamer der Staten-Generaal, la camera bassa del Parlamento del Paese. Gli elettori sono chiamati a scegliere i 150 parlamentari che siedono nell’Aula, la più importante nel sistema politico del Regno dei Paesi Bassi. Il voto è regolato da un sistema proporzionale in un’unica circoscrizione nazionale. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Quello che devi sapere

Quando aprono le urne

Il voto per il rinnovo della camera bassa del Parlamento dei Paesi Bassi si tiene domani, 29 ottobre 2025, a partire dalle ore 7.30. Come spiegato da Reuters, però, alcune località potrebbero dare il via alle operazioni già a partire da mezzanotte. Le urne saranno invece chiuse alle 21, e alla stessa ora è previsto che vengono comunicati i primi exit poll. Le schede vengono conteggiata a mano, dunque i risultati definitivi arriveranno scanditi nel tempo tra la tarda sera di domani e la notte tra domani e giovedì.

 

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Perché si vota domani

Le elezioni parlamentari sono state convocate in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, a causa della crisi politica che ha comportato la caduta del governo guidato da Dick Schoof. Il crollo dell’esecutivo è stato provocato dall’uscita dalla maggioranza del partito di estrema destra PVV, guidato da Geert Wilders, per via di disaccordi sulle politiche di immigrazione nel Paese. A queste elezioni sono 27 i partiti che hanno presentato candidature.

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I candidati e lo scenario politico

A due anni dall’inatteso trionfo del 2023, il leader dell'estrema destra Geert Wilders resta in testa ai sondaggi con la sua formazione PVV. Il suo vantaggio però si assottiglia e, alle sue spalle, avanzano ormai quasi appaiati i rivali: Frans Timmermans con il ticket progressista laburisti-verdi, l'astro nascente Rob Jetten dei liberali ecologisti D66, e il centrista in rimonta Henri Bontenbal del Cda, tutti decisi a chiudere "l'era dell'instabilità". A poca distanza ci sono poi i liberali di destra del Vvd - il cui leader era Mark Rutte, ora segretario generale della NATO - guidati dall'ex rifugiata di origini curde Dilan Yesilgoz che tenta di riconquistare il terreno perduto proprio sul campo di Wilders. 

Com’è stata la campagna elettorale

Il governo guidato dal tecnico Dick Schoof, sostenuto dal PVV, è passato alla storia come uno dei più brevi e caotici del Paese. Alla sua caduta è seguita una delle campagne più aspre di sempre: toni infuocati sulla crisi abitativa, proteste contro i centri per richiedenti asilo e scontri violenti a L'Aja. Un clima davanti al quale re Guglielmo Alessandro ha rotto la tradizionale neutralità invocando "un ritorno alla cultura del compromesso" che per tre lustri ha sorretto le coalizioni di Rutte. 

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Cosa dicono i sondaggi

Secondo i sondaggi il PVV di Geert Wilders resta in testa con 26 seggi, ma la politica del "fermare l'asilo" e "rimettere gli olandesi al primo posto" sembra perdere slancio: a pesare è la decisione di far cadere, a giugno, il governo nato sull'onda dei 37 seggi conquistati nel 2023 su 150 disponibili. A inseguirlo il fronte rosso-verde (23) guidato da Frans Timmermans, con un programma centrato su casa, clima e welfare, tallonato dai liberali del D66 (22) e dal Cda di Bontenbal (20), in calo dopo una gaffe su omosessualità e discriminazione nelle scuole. A dominare resta comunque l'incertezza: tra il 50 e l'80% degli olandesi non ha ancora scelto a chi concedere la sua fiducia.

Cosa succede dopo il voto

Dopo il voto, inizieranno le trattative tra i partiti per cercare di formare una coalizione e raggiungere così una maggioranza in Parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi sarebbero 15 partiti destinati ad avere almeno un seggio nella Camera, e se le previsioni sul voto fossero confermate questo renderebbe necessario formare una coalizione di almeno 4 partiti diversi. Usualmente una maggioranza, una volta formatasi, negozia un accordo per stabilire le linee guida di governo per i quattro anni di durata della legislatura: a quel punto il Re nomina il nuovo governo, che si può così presentare al Parlamento per illustrare il proprio programma. Data la frammentazione dello scenario politico, comunque, gli analisti si attendono che saranno necessarie diverse settimane per poter arrivare a un accordo.

 

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