Francia, il premier Lecornu si dimette. Macron chiede di negoziare fino a mercoledì

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Sebastien Lecornu si è dimesso da primo ministro francese dopo soli 27 giorni dalla nomina, diventando il premier con il mandato più breve nella storia del Paese. Macron gli ha chiesto di condurre degli "ultimi negoziati" entro "mercoledì sera" per giungere a una "piattaforma di azione" per la "stabilità del Paese". Il presidente francese si è detto pronto ad "assumersi le proprie responsabilità" in caso di fallimento

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Sebastien Lecornu ha rassegnato le dimissioni al presidente francese Emmanuel Macron, che le ha accettate. Lo ha reso noto l’Eliseo. “Non c'erano le condizioni per restare primo ministro”, ha dichiarato da Palazzo Matignon. Nominato il 9 settembre, Lecornu è finito al centro delle critiche dell’opposizione e della destra dopo aver anticipato, domenica sera, parte della composizione del nuovo governo. Martedì avrebbe dovuto pronunciare la sua dichiarazione di politica generale all'Assemblea. "Ci sono troppe linee rosse e non abbastanza linee verdi, troppi interessi e rivendicazioni in ballo, anche in vista del 2027. Sono un militante, ma considero che bisogna sempre preferire il Paese al proprio partito, gli interessi del popolo francese ai propri militanti”, ha riferito, spiegando i motivi della sua decisione. Nel frattempo, il presidente francese ha affidato al premier dimissionario "dedgli ultimi negoziati" per "la stabilità del Paese".

Macron chiede a Lecornu di negoziare ancora

A seguito dei colloqui, Macron ha chiesto a Lecornu di condurre degli "ultimi negoziati" entro "mercoledì sera" con l'obiettivo di giungere a una "piattaforma di azione" per la "stabilità del Paese". "Il Presidente della Repubblica ha affidato al primo ministro dimissionario incaricato degli affari correnti la responsabilità di condurre, entro mercoledì, degli ultimi negoziati per definire una piattaforma di azione e di stabilità del Paese", hanno precisato alcune fonti. Il presidente francese si è poi detto pronto ad "assumersi le proprie responsabilità" nel caso di un nuovo fallimento del premier dimissionario. Con questo messaggio, Macron sembra far planare la minaccia di un nuovo scioglimento dell'Assemblea Nazionale dopo quello che portò alle elezioni legislative anticipate nell'estate 2024.

Lecornu: “Appetiti dei partiti” causa dimissioni

Nel suo discorso post dimissioni, ha deplorato gli "appetiti di una parte" dei partiti legati alle imminenti elezioni presidenziali del 2027 che hanno portato alle sue dimissioni. L’ex primo ministro ha elencato le tre ragioni principali che non gli hanno più permesso di ricoprire la carica di primo ministro. In primo luogo ha citato il fatto che i partiti politici "a volte fingevano di non vedere il cambiamento, la profonda rottura rappresentata dal mancato utilizzo dell'articolo 49.3 della Costituzione" e che, a suo dire, non esisteva più "un pretesto per una censura preventiva" in parlamento. In secondo luogo, ha proseguito, "i partiti politici continuano ad adottare una posizione come se avessero tutti la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale. Mi sono trovato in una situazione in cui ero pronto al compromesso, ma ogni partito politico vuole che l'altro adotti la sua intera piattaforma", ha sottolineato l'ex primo ministro. “È stata una scelta dei vari partiti politici di opposizione quella di non portare il nucleo comune al governo, ma di consentire il dibattito e poi arrivare a dei compromessi, sapendo che compromessi non significa compromissione. Ma affinché ciò accada, ovviamente, dobbiamo cambiare mentalità e non voler attuare l'intero proprio progetto e programma". Infine, "la composizione del governo all'interno del nucleo comune non è stata fluida e ha dato origine al risveglio di alcuni appetiti di parte, a volte non estranei alle imminenti elezioni presidenziali", ha sottolineato Lecornu, in un chiaro riferimento al leader Republicains Bruno Retailleau, ma non solo.

Le critiche sulla nuova squadra di governo

La squadra di governo presentata da Lecornu è stata duramente criticata per l'eccesso di continuità rispetto al passato, con la conferma di ben 12 dei 18 ministri dell'esecutivo precedente, come Bruno Retailleau (Interno), Jean-Noel Barrot (Esteri) e Gerald Darmanin (Giustizia). A suscitare le reazioni più forti è stato però il ritorno alla Difesa di Bruno Le Maire, che fu ministro dell'Economia dal 2017 al 2024. "Siamo sbalorditi", era stato il commento della leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, che aveva definito Le Maire "l'uomo che ha mandato in rovina la Francia". Le critiche non sono però arrivate solo dall'esterno ma anche dall'interno. Retalliau, presidente dei conservatori Republicains, ieri notte aveva protestato contro una squadra che "non rispecchia la rottura promessa" pur essendo stato lui stesso confermato. Retaillau aveva promesso una riunione d'urgenza del suo partito, alcuni esponenti del quale, come il presidente dell'Alta Francia, Xavier Bertrand, alle prime ore del mattino avevano chiesto il ritiro dei gaullisti dall'esecutivo affinchè "questo caos possa finire". "Se vogliamo ritrovare la fiducia, se vogliamo impedire al nostro Paese di affondare giorno dopo giorno, dobbiamo dire molto chiaramente che da ora in poi non parteciperemo più a questo caos, non parteciperemo più a questa farsa", aveva dichiarato l'ex ministro di Sarkozy a Rtl.

Bardella: “Macron sciolga Parlamento”

Dure le reazioni politiche. Il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha chiesto al presidente francese di sciogliere l'Assemblea Nazionale e convocare nuove elezioni. "Non può esserci un ripristino della stabilità senza un ritorno alle urne e senza lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale", ha dichiarato Bardella al suo arrivo alla sede del partito nazionalista. Il Rassemblement National, guidato da Marine Le Pen e presieduto da Bardella, ha inoltre affermato che “il macronismo è morto”, chiedendo al presidente di scegliere “in fretta” tra le due opzioni sul   tavolo: lo "scioglimento o le dimissioni". “Siamo alla fine del cammino. Domani non sarà meglio (..) Siamo in fondo alla barzelletta, la farsa è durata abbastanza", ha dichiarato Marine Le Pen". 

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Bayrou: "Riserbo" per situazione pesante e grave

L'ex premier francese, François Bayrou, ha invece chiesto “riserbo” dinanzi ad una situazione ritenuta “pesante e preoccupante”. Bayrou ha rifiutato di commentare ulteriormente, sottolineando la necessità di mantenere “un minimo di riserbo “in queste circostanze tanto pesanti quanto preoccupanti".

Mélenchon: “Ora valutare mozione destituzione Macron”

La France Insoumise (Lfi) ha sollecitato l’”esame immediato” della mozione di destituzione del presidente, Emmanuel Macron. “Dopo le dimissioni di Sébastien Lecornu, chiediamo l'esame immediato depositata da 104 deputati per la destituzione di Emmanuel Macron”, ha scritto in un messaggio pubblicato su X il leader del partito della sinitra radicale, Jean-Luc Mélenchon. "Il conto alla rovescia è iniziato. Macron deve andarsene", ha dichiarato su X Mathilde Panot, esponente di spicco della sinistra radicale francese. La presidente del gruppo La France Insoumise (Lfi) all'Assemblea nazionale ha deplorato il fatto che "tre primi ministri sono stati sconfitti in meno di un anno" in Francia. Melenchon: “Macron sconfitto ha negato voto popolo” "Tre governi in un anno e poi è stato battuto in tutte le elezioni dopo le presidenziali. Siamo di fronte all'impasse della V Repubblica che Emmanuel Macron non è riuscito a governare quando il voto presidenziale e quello legislativo sono entrati in contrasto”, ha riferito il leader della sinistra radicale Melenchon, analizzando le cause della nuova crisi politica scaturita dalle dimissioni a sorpresa del primo ministro Sebastien Lecornu. "Macron ha convocato elezioni legislative anticipate nel 2024 di cui poi non ha rispettato il risultato, negando la volontà del popolo. Che democrazia è questa? È falsata e prima o poi si paga. I segnali di allerta c'erano tutti, ma dal presidente silenzio totale anche dopo le ultime manifestazioni", ha sottolineato Melenchon. Il leader degli Insoumis, oltre a evidenziare "l'incapacita'" di Macron, Melenchon ha citato la "confusione" che si è creata a più livelli, nelle teste dei francesi, nei ranghi dei partiti e nel mondo economico. Il leader Lfi chiede quindi le dimissioni del presidente Macron o lo scioglimento del Parlamento per "ridare il potere al popolo" attraverso il voto. 

Da Barnier appello alla calma: “Pensare al popolo"

L’ex primo ministro Michel Barnier, che fa parte del comitato strategico di Les Republicains, ha lanciato un "appello alla calma" e a "pensare al popolo francese".

No comment dell'Ue sulla situazione politica in Francia

"Non commentiamo" le situazioni politiche interne e "non cambieremo il nostro approccio" anche in questo caso, ha detto una portavoce della Commissione europea al briefing quotidiano con la stampa interpellata sulle dimissioni del premier Sébastien Lecornu.

Macron a piedi sul Lungosenna “solo davanti alla crisi”

“Un'immagine di solitudine, che illustra il momento che sta attraversando il presidente": l'emittente BFMTV, ha tramesso le immagini del presidente francese, Emmanuel Macron, a piedi, sulle rive della Senna, dopo le dimissioni di Lecornu. Nel video diffuso dall'emittente all news, il presidente, vestito di scuro, cammina da solo sui 'quai' parigini patrimonio dell'Unesco, con tre persone a distanza, probabilmente un portaborse e membri del servizio di sicurezza.

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