Le barche si avvicinano alla "zona di intercettazione", che dovrebbero raggiungere mercoledì. L’obiettivo è aprire un canale umanitario. Israele è pronto a bloccarle. I vertici della Difesa israeliani temono scontri e un possibile incidente durante l'operazione di presa. Deputati Pd: "Al primo alt ci fermiamo”. Altri attivisti: “Andiamo avanti”. L'esercito israeliano parla di prove secondo cui Hamas è coinvolto "direttamente nel finanziamento”. Risposta: "Vengano consegnate integralmente a organismi indipendenti"
La Marina israeliana si prepara a prendere il controllo in alto mare delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, impedendo che entrino nelle acque della Striscia di Gaza. Si prevede di trasferire gli attivisti su una nave militare e poi di consegnarli alla polizia nel porto di Ashdod, per poi condurli al al carcere di Ketziot. C'è la possibilità che alcune imbarcazioni vengano affondate, fanno sapere fonti militari alla tv pubblica Kan. Gli specialisti hanno istruzioni a non usare la "forza letale", ma trapela che tra i vertici della Difesa israeliani si temono scontri e un possibile incidente durante l'operazione di presa che potrebbe provocare un'escalation. Le barche della Flotilla dovrebbero entrare nella cosiddetta zona di intercettazione già intorno alle 2 di notte del 1° ottobre. Lì resteranno scoperte dalla tutela della fregata Alpino della Marina italiana, che da giorni le sta seguendo a distanza, prima di fermarsi a 150 miglie marine da Gaza. Dalla Flotilla fanno sapere che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha offerto di nuovo l'opportunità di abbandonare le imbarcazioni e rientrare prima di essere in pericolo. La premier Giorgia Meloni: "Si fermino, a rischio piano Usa". "Siamo chiari. Questa non è protezione, è sabotaggio, è un tentativo di demoralizzare e dividere una missione pacifica e umanitaria. Codardia travestita da diplomazia", è stata la risposta. L'Idf, intanto, sostiene di essere in possesso di documenti che proverebbero "legami con Hamas". La replica: "Propaganda".
Idf: "Ecco legami Hamas con Flotilla". Replica: "Propaganda"
In particolare, l'Idf sostiene di aver trovato a Gaza documenti ufficiali secondo cui Hamas sarebbe coinvolto "direttamente nel finanziamento della flottiglia Sumud". Ci sarebbe una lista di operatori del Pcpa (Conferenza per i Palestinesi all'Estero), tra cui alti funzionari di Hamas: Zaher Birawi, capo del settore Hamas del Pcpa nel Regno Unito, noto come leader delle flottiglie negli ultimi 15 anni, e Saif Abu Kashk. Quest'ultimo è il Ceo di Cyber Neptune, una società in Spagna che possiede dozzine di mezzi che partecipano alla flottiglia. La portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, ha replicato che "i fogli mostrati da Israele non provano né il finanziamento né il controllo di Hamas sulla Global Sumud Flotilla. Ripetono, piuttosto, un preoccupante schema già visto nel 2010 con la Mavi Marmara. Siamo una missione civile e umanitaria, sotto gli occhi dell'Europa e del mondo. Chiediamo che gli atti vengano consegnati integralmente a organismi indipendenti: finché non accade, è propaganda, non prova", sottolinea.
Il piano di Israele: attivisti in carcere e poi espulsi o giudicati. Ci si prepara a "provocazioni"
Un alto ufficiale israeliano ha detto a Channel 12 che "ci stiamo preparando in anticipo a provocazioni". Ha parlato “di un'operazione sensibile e complessa”, perché “alcuni dei partecipanti sono figure delicate come parlamentari e celebrità di fama mondiale”, forse in riferimento alla presenza di Greta Thunberg. Poi ha aggiunto che la polizia dispone di informazioni di intelligence secondo cui alcuni attivisti cercheranno di opporsi con la forza e persino di attaccare i militari israeliani. La Flotilla dovrebbe raggiungere Israele intorno alla data sacra del digiuno di Yom Kippur, ma è stata concessa un'autorizzazione rabbinica speciale per permettere alla polizia di operare comunque. Alla fine del digiuno i fermati verranno espulsi nei loro Paesi d'origine. Coloro che si opporranno saranno processati da un tribunale speciale composto da funzionari del ministero dell'Interno, poiché la loro definizione giuridica è di aver operato “ingressi illegali in Israele” e non saranno dunque condotti davanti a un tribunale ordinario. Il capo della polizia, Dany Levi, ha già approvato il piano operativo. All'operazione prenderanno parte circa 600 agenti appartenenti a unità di frontiera e altre unità speciali. Il sistema sanitario israeliano si prepara schierando tre ambulanze di terapia intensiva e cinque regolari. Quattro ospedali sono stati messi in stato di allerta: l'ospedale Assuta di Ashdod, il Barzilai di Ashkelon, il Kaplan di Rehovot e lo Shamir-Assaf Harofeh di Be'er Yaakov.
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Le posizioni a bordo
Per ora il piano della Flotilla è andare avanti. "Mercoledì saremo nella zona di intercettazione e giovedì arriveremo. La missione è diretta alla Striscia: è l'unico modo per aprire un canale umanitario permanente. Non è mai stata presa in considerazione l'ipotesi di fermarci a Cipro o di altri cambiamenti della rotta. Ognuno, ovviamente, è libero di sbarcare”, ha detto ieri Tony La Piccirella, uno degli italiani imbarcati. E aggiunge: "Per la legge internazionale non ci sono rischi. Qualsiasi pericolo è legato alla violenza israeliana a cui i governi permettono ancora di andare oltre la normativa internazionale".
Parlamentari Pd: “Al primo alt da Idf ci fermiamo”
Posizione diversa da quella riferita da Arturo Corrato, deputato del Pd, che parla a nome dell'equipaggio della nave Karma, che fa parte della Flotilla. "Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell'illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all'alt di Israele ci fermeremo. Credo che nessuna delle imbarcazioni voglia forzare il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall'inizio. Il blocco è illegale chiedo al governo di attivarsi affinché il blocco venga rimosso”. Sull’imbarcazione naviga anche l'eurodeputata dem Annalisa Corrado, che ha aggiunto: "Proseguiremo nonostante l'alert della Marina militare italiana e, fin quando saremo in acque internazionali, non ci saranno segnali di stop da parte di altre nazioni come Israele andiamo avanti”.
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Meloni: “Flotilla dovrebbe fermarsi”
"Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Questa speranza poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti", ha detto la premier Giorgia Meloni. "Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità", ha aggiunto. Poco dopo è arrivata la risposta della Flotilla: "La presidente del Consiglio ha definito la Global Sumud Flotilla un pericolo per il 'piano di pace' americano. Avete letto bene: civili disarmati, attivisti nonviolenti e navi cariche di farina e medicinali sarebbero una minaccia alla stabilità. La vera minaccia è l'assedio, non la Flotilla". Per gli attivisti, "stanotte non è a rischio solo l'equipaggio della Flotilla, ma il diritto internazionale stesso, calpestato da un governo che preferisce accodarsi ai diktat di una strategia neocoloniale". La premier ha quindi replicato: "Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare 'un pericolo' civili disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti". Sui suoi social, Meloni ha spiegato che "insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi - consapevolmente o meno - strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l'escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino".
Attenzione a Roma per proteste spontanee per Flotilla
Ed è massima l'attenzione a Roma per eventuali proteste spontanee che potrebbero nascere nel caso di un eventuale attacco alla Flotilla. Sotto la lente gli ambienti considerati i più "caldi" dal governo, a partire dai movimenti studenteschi, come anche i canali social dove i gruppi potrebbero chiamare a raccolta per nuove proteste. La stessa Flotilla ha evocato ipotesi di proteste: "I lavoratori di tutto il mondo si stanno preparando per mobilitazioni di massa. Insieme, chiediamo un passaggio sicuro. Un attacco alla Flotilla è un attacco alla Palestina. Ogni testimone è importante. La nostra sicurezza dipende dal mondo che ci osserva".
"Ultimo appello" di Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver incontrato alcuni rappresentanti del Global movement to Gaza, ieri ha ribadito: "Siamo preoccupati, visto anche l'incidente avvenuto anni fa in quella zona, in cui sono morti dieci turchi. Ho sempre auspicato che non ci fossero conseguenze letali". La cosa che preoccupa di più il ministro è "che le imbarcazioni saranno intercettate e il grande numero di navi porta anche il rischio di incidenti". Poi aggiunge che metterebbe "la firma" affinché ci fossero solo degli arresti "senza alcun altro tipo di conseguenza" e conferma che la nave della Marina fermerà la navigazione prima di entrare in "una zona che viene considerata di guerra". Oggi Crosetto ha aggiunto: il compito dichiarato della Global Sumud Flotilla "era di far giungere aiuti e richiamare l'attenzione sulle difficoltà con cui arrivavano a chi ne ha bisogno. L'obiettivo che si proponevano verrebbe, dunque, raggiunto dall'accettazione" del piano Usa per la Palestina "che, in qualche modo, può aprire la strada alla pace e agli aiuti umanitari. Proprio per questo mi sento in dovere di fare loro un ultimo appello affinché prendano atto di ciò che sta accadendo e affinché utilizzino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti, in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica, negli ultimi giorni, per far arrivare gli aiuti".
Tajani: “Ho chiesto a Israele di non usare violenza”
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reso noto di aver chiesto all'omologo israeliano "che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento". "Ho parlato con il ministro degli Esteri israeliano per chiedere di non usare violenza qualora dovessero fermare gli italiani della Flotilla. Non sono là con intenti di guerra. Bisogna assolutamente evitare che ci siano problemi con chicchessia", ha spiegato. Poi ha aggiunto: “Speriamo che non succeda nulla. Ho ribadito in tutti i modi, anche alla portavoce della Flotilla, che è rischioso tentare di forzare il blocco navale. Abbiamo detto che eravamo pronti a fare tutto ciò che era necessario per fare arrivare i beni alimentari che hanno a bordo, per farli arrivare alla popolazione civile palestinese con la garanzia nostra, di Israele, della Chiesa, di Cipro. Noi sconsigliamo fin dall'inizio di andare oltre lo sbarramento israeliano, perché è rischioso. Abbiamo detto, abbiamo ribadito che la Marina militare non può seguire la Flotilla oltre il blocco israeliano. Non possiamo mettere a repentaglio la vita dei nostri marinai. Fin dal giorno in cui si parlava della partenza della Flotilla, abbiamo allertato la nostra ambasciata e il nostro consolato a Tel Aviv e Gerusalemme. Qualora dovessero essere fermati o arrestati, saranno tutti assistiti e faremo in modo che possano rientrare il prima possibile in Italia. Hanno ancora tempo per cambiare idea e depositari i beni alimentari in altre parti del Mediterraneo".
Papa: "Speriamo che non ci sia violenza"
Anche Papa Leone XIV è intervenuto sulla situazione. "È molto difficile, si nota il desiderio di rispondere ad una vera emergenza umanitaria. Da tutte le parti stanno dicendo 'speriamo che non ci sia violenza, che siano rispettate le persone'", ha detto parlando con i giornalisti della Flotilla all'uscita da Castel Gandolfo.
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Gli inconvenienti tecnici
Al momento, sono 530 i partecipanti alla spedizione umanitaria. Sulle barche ci sono equipaggi misti di 44 delegazioni di Paesi diversi. Gli italiani sono una quarantina, poco meno del 10%. Intanto non sono mancati nelle ultime ore degli inconvenienti tecnici alle barche della Flotilla. "Prima ci hanno disturbato un canale di comunicazione e poi due barche hanno avuto problemi tecnici”, dicono gli attivisti. A prestare soccorso alla 'Johnny M' che era in avaria è stata la Life Support di Emergency. Il team di soccorritori ha avvicinato la barca in difficoltà e ha trasbordato i dodici passeggeri su altre imbarcazioni. Mentre la Mezzaluna rossa, con il supporto della Marina turca, ha consegnato altri aiuti umanitari alla Flotilla.
Turchia: "Se necessario daremo assistenza alla Flotilla"
La Turchia afferma che sta monitorando "la sicurezza" della Flotilla diretta a Gaza e che "se necessario" le forze armate turche sono pronte a fornire attività di soccorso e assistenza umanitaria, in coordinamento con partner internazionali. "La Turchia sta monitorando attentamente la sicurezza delle attività di aiuto umanitario svolte dalle navi civili attualmente in navigazione, in conformità con il diritto internazionale e i valori umanitari", si legge in un comunicato del ministero della Difesa. "In questo contesto, le nostre navi contribuiranno alle missioni di aiuto umanitario in coordinamento con le istituzioni competenti".