Nato-Russia, il ruolo dei jet italiani sul Baltico: dagli F-35 agli aerei spia anti-droni
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Gli sconfinamenti di velivoli russi sui cieli di Polonia ed Estonia, entrambi Paesi Nato, hanno evidenziato il ruolo strategico della flotta aerea italiana che dall’agosto scorso guida la missione Nato Baltic Air Policing e ha assunto il comando dell’operazione Baltic Eagle III a difesa del fianco orientale dell’Alleanza. Ecco tutte le caratteristiche
Quello che devi sapere
Il caso dei Mig russi in Estonia
Il 19 settembre scorso due F-35 dell’Aeronautica militare italiana sono decollati dalla base militare di Amari, in Estonia, dopo che tre caccia Mig-31 russi in grado di trasportare missili ipersonici Kinzhal hanno sorvolato per 12 minuti, a radio spenta e senza autorizzazione, lo spazio aereo del piccolo paese affacciato sul mar Baltico che ha chiesto l'attivazione dell'articolo 4 della Nato. Non è la prima volta che gli aerei italiani si alzano in volo per intercettare velivoli russi: già nel 2015 avevano risposto allo sconfinamento di un caccia Sukhoi Su-24 in Turchia poi abbattuto.
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I jet in modalità Qra
A rendere possibile la risposta nei 10 minuti intercorsi tra l’allarme lanciato dal radar Nato e il decollo effettivo è stata la modalità Quick Reaction Alert (Qra) nel contesto della missione di Air Policing. Roma partecipa con F-35 Lighting II dispiegati in Estonia e un distaccamento attivo 24 ore su 24 in coordinamento con gli Alleati: in totale si contano 15 assetti aerei e quasi 400 tra piloti e personale tecnico.
Cos'è lo scramble
Un lasso di tempo minimo è necessario per intervenire in caso di "scramble'", l'ordine di decollo su allarme per l'intercettazione di un velivolo che non presenta piani di volo, che ha la radio spenta o che è uscito dalla rotta.
Le caratteristiche tecniche
Prodotti dalla statunitense Lockheed Martin e dotati di motore Pratt & Whitney, gli F-35 Lightning II si confermano il “fiore all’occhiello” della difesa italiana che dispone di due versioni (A e B) in grado di compiere manovre convenzionali, decolli corti e atterraggi verticali su portaerei e piste a lunghezza ridotta. Sul fronte della produzione, lo stabilimento Final Assembly and Check-out (Faco) di Cameri, in Piemonte, è l’unico in Europa a garantire l’assemblaggio di velivoli di quinta generazione in grado di integrare osservabilità radar (stealth), sensoristica avanzata e capacità di attacco aria-aria e aria-terra.
Lo sviluppo degli F-35
Secondo gli ultimi documenti ufficiali, il governo punta ad arrivare ad una flotta di 115 velivoli tra versione A e B ma non è detto che gli ultimi sviluppo diano un impulso ulteriore. Sentito dal Sole 24 Ore Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), stima che entro il 2040 l’Italia avrà in dotazione oltre 180 caccia tra F-35 ed Eurofighter aggiornati.
Le criticità
A frenare il programma sui nuovi F-35 sono soprattutto gli alti costi che non si limitano solo all’acquisto ma includono anche la manutenzione e la formazione dei piloti. Le critiche convergono sul rischio che un investimento unico porti ad una dipendenza tecnologica con effetti negativi sull’autonomia operativa.
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La formazione dei piloti
Insieme alla produzione dei velivoli va poi considerato il peso ricoperto dalla formazione dei piloti. Nella base aerea di Decimomannu, in Sardegna, dovrebbe aprire i battenti un centro di addestramento per aviatori specializzati negli F-35 di ultima generazione, inclusi gli statunitensi. Mentre la Sicilia ospiterà il primo centro fuori dagli Usa per la formazione inziale dei futuri piloti F-35 al servizio dell'Alleanza.
Le basi aeronautiche in Italia
Non solo le due isole maggiori: le basi militari disseminate da nord a sud della Penisola ospitano i caccia di ultima generazione utilizzati nelle missioni Nato. Amendola, in provincia di Foggia, sede il 32° Stormo dell’Aeronautica Militare, si conferma un polo nevralgico per l’addestramento. Mentre Grottaglie (Taranto) brilla come punto d’appoggio per gli F-35B impiegati dalla Marina Militare sulla portaerei Cavour e, in futuro, sulla nave Trieste.
Il futuro della base di Ghedi
Novità si annunciano poi per quanto riguarda la base di Ghedi, nel bresciano, tradizionale punto di riferimento per i Tornado di fabbricazione statunitense. L’Aeronautica sta introducendo gli F-35A che andranno a rimpiazzare progressivamente i velivoli più datati.
L’aereo radar G550 Caew
Oltre agli F-35, l’allarme scattato il 19 settembre sul Baltico ha visto l’intervento anche del Gulfstream G550 Caew, aereo-radar italiano, dal costo di circa mezzo miliardo di euro, in grado di monitorare un raggio di circa 500 chilometri attraverso l’ausilio di apparati gestiti dall’intelligenza artificiale. Già il 10 settembre scorso il velivolo si era alzato in volo dalla pista di Amari dopo l’allarme sullo sconfinamento di droni russi dall’Ucraina alla Polonia.
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