Introduzione
L'amministrazione Trump prepara il ricorso alla Corte Suprema dopo che una Corte d'Appello di Washington ha dichiarato "illegali" i dazi. I giudici potranno accettare il ricorso, rigettarlo o scegliere una via intermedia. La decisione è attesa entro il 14 ottobre. E indipendentemente dalla scelta, ci sarà uno scossone per l'intero sistema politico americano e per i Paesi colpiti dalle tariffe.
Quello che devi sapere
Dazi americani dichiarati "illegali"
Sarà la Corte suprema americana l'arbitro finale della partita sui dazi, dopo che i giudici d'Appello di Washington li hanno dichiarati "illegali" confermando una precedente sentenza della Corte del commercio internazionale. Le tariffe sono in vigore fino al 14 ottobre per consentire all'amministrazione guidata da Donald Trump di fare ricorso. Il presidente americano confida nella massima istanza giudiziaria americana, che vede una maggioranza conservatrice (5 a 4) che lui stesso ha cementato con le tre nomine. Questo vale per tutte le sue mosse considerate "controverse", soprattutto quelle che stanno cercando di "forzare" i limiti del potere esecutivo a scapito di quello legislativo, con diversi stop da parte di Corti e giudici di primo e secondo grado.
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Le accuse di Trump
Il tycoon ha attaccato sul suo social Truth la Corte d'Appello che ha sentenziato sulle tariffe, definendola "di parte" e avvisando che il Paese rischia la "distruzione totale" se la decisione dei giudici non verrà ribaltata. Gli ha fatto eco la ministra della giustizia Pam Bondi, secondo cui i giudici "stanno interferendo con il ruolo vitale e costituzionalmente centrale del presidente in politica estera. Questa decisione è sbagliata e indebolisce gli Stati Uniti sulla scena mondiale". Bondi ha annunciato che il suo dipartimento farà appello e "continuerà a lottare per ripristinare la legittima autorità del presidente".
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La sentenza contro i dazi
Trump è il primo inquilino della Casa Bianca ad aver utilizzato l'International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) del 1977 per imporre dazi, invocando gli squilibri commerciali, il declino del potere manifatturiero americano e il flusso transfrontaliero di droga. Ma, in proposito, la sentenza della Corte d'Appello ha inferto un duro colpo al tycoon: "La legge conferisce al presidente un'autorità significativa per intraprendere una serie di azioni in risposta a un'emergenza nazionale dichiarata, ma nessuna di queste azioni include esplicitamente il potere di imporre tariffe, dazi o simili, o il potere di tassare. Sembra improbabile che il Congresso, emanando l'Ieepa, intendesse discostarsi dalla sua prassi passata e concedere al presidente un'autorità illimitata per imporre dazi", che è materia finora di competenza del parlamento.
I dazi restano (per ora) in vigore
La sentenza riguarda i dazi imposti da aprile, esclusi quelli su acciaio, alluminio e auto decisi in base a una legge diversa. Le tariffe, per il momento, rimangono in vigore fino a 14 ottobre per effetto dello stay: in pratica, gli effetti della decisione dei giudici sono sospesi fino a quella data. L'amministrazione guidata da Trump chiederà alla Corte Suprema una sospensiva oltre il 14 ottobre e la possibilità di esaminare a fondo la questione. La Corte Suprema accetterà o la negherà? E se optasse per una via intermedia?
Se la Corte accetta il ricorso
Veniamo al primo scenario: la Corte Suprema ribalta la decisione della Corte d'Appello e di fatto apre all'utilizzo dello Ieepa per imporre dazi. In questo caso, la maggioranza conservatrice riterrà la crisi del commercio un caso speciale. Come spiega il Sole 24 Ore, si aprirebbe quindi un semestre invernale di argomentazioni orali, con un esame (accelerato) sulla questione. Tuttavia, secondo gli esperti legali, questo appare l'esito meno probabile considerate precedenti sentenze, che prevedono l'autorizzazione del Congresso per le decisioni "di grande rilievo" politico ed economico.
Se la Corte non accetta il ricorso
Se invece la Corte non accetta il ricorso, rischia di far saltare tutte le tariffe americane, negoziate o meno con accordi commerciali, costringendo gli Stati Uniti a un rimborso astronomico che metterebbe a dura prova il Tesoro: del resto, a luglio 2025 le entrate derivanti dai dazi sono ammontate a 159 miliardi di dollari. Sarebbe anche un messaggio all'intera politica statunitense: per imporre dazi su larga scala, serve il via libera del Congresso.
La via intermedia
Come spiega il Sole 24 Ore, esiste anche una via intermedia che i giudici potrebbero percorrere. La Corte Suprema potrebbe infatti riconoscere al presidente americano il potere di imporre dazi ma in modo limitato (e non esteso come fatto da Trump). In altre parole, tale concessione deve essere strettamente legata ad eventi "insoliti e straordinari", basata su motivazioni oggettive e puntuali e comunque limtata nel tempo. Cadrebbero, dunque, le tariffe generalizzate e ne rimarrebbero solo alcune.
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Le alternative per Trump
In caso di débâcle alla Corte Suprema, Trump potrebbe ricorrere a leggi alternative per imporre dazi, che limiterebbero comunque la velocità e la severità delle sue azioni. Ad esempio, il presidente americano ha un potere più ridotto di imporre tariffe per affrontare i deficit commerciali ai sensi del Trade Act del 1974, che limita i dazi al 15% e a soli 150 giorni per i Paesi con cui gli Usa registrano ingenti squilibri commerciali. L'amministrazione americana potrebbe anche invocare imposte ai sensi di una diversa autorità legale (la Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962) come nel caso dei dazi su acciaio, alluminio e auto. Ma ciò richiede comunque un'indagine del dipartimento del Commercio e non può essere semplicemente imposto a discrezione del presidente.
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