In 40 Stati Usa gli elettori non approvano i dazi di Trump

Ieri abbiamo visto come Trump stia soffrendo un’emorragia di consensi a causa dell’inflazione, nei riguardi della quale la preoccupazione degli americani non si è mai placata da tre anni a questa parte. A questa insoddisfazione contribuisce anche la sua politica commerciale: i dazi imposti dall’amministrazione repubblicana sulle importazioni da numerosi paesi del mondo rischiano infatti di ricadere direttamente sui consumatori, facendo crescere ulteriormente il costo della vita. Secondo l’analista statunitense Joseph Politano, oggi le merci importate negli Stati Uniti sono soggette in media un dazio del 18%. Non sorprende, quindi, che fin dal loro annuncio lo scorso aprile i dazi di Trump abbiano raccolto il sostegno solo di una minoranza della popolazione americana. E man mano che se ne percepivano soprattutto gli effetti negativi, l’opinione pubblica ha continuato a respingerli. A luglio, secondo un sondaggio YouGov, il 46% degli intervistati riteneva che i dazi danneggiassero l’economia e i consumatori senza produrre reali benefici di lungo periodo, contro il 36% che li considerava uno strumento in grado di generare crescita futura a fronte di un temporaneo disagio economico. Quasi tre americani su quattro erano inoltre convinti che i dazi avrebbero causato un aumento dei prezzi. Qualche giorno fa George Elliott Morris, ex direttore editoriale di FiveThirtyEight, ha pubblicato sul suo blog un’analisi secondo cui in soli 10 stati su 50 la maggioranza degli elettori ha un’opinione favorevole sui dazi. Si tratta di un dato piuttosto sorprendente, se si considera che alle presidenziali dello scorso novembre Trump aveva conquistato la maggioranza dei voti in 32 stati, superando il 55% dei consensi in 24 e il 60% in ben 13. Secondo il modello predittivo elaborato da Morris sulla base di 4 mila interviste raccolte tra maggio e giugno, il quadro che emerge è molto negativo per la Casa Bianca: in media, solo il 41% degli americani approva i dazi voluti dal presidente, contro il 59% che li disapprova. Nei principali stati in bilico – tutti vinti da Trump nel 2024 – il consenso non supera mai il 45%: in Pennsylvania si ferma al 39% e in Nevada al 40%, in Michigan al 41%, in Georgia al 42% e in Wisconsin, North Carolina e Arizona al 43%. Complessivamente, negli stati elettoralmente più competitivi, il sostegno ai dazi risulta in media 10 punti inferiore rispetto alla percentuale di voti raccolti da Trump nelle presidenziali del 2024. I dazi sono particolarmente impopolari nel Nordest del paese e nell’Ovest , regioni in cui si trovano metropoli costose dove gli aumenti dei prezzi sono più evidenti e la popolazione è già molto insofferente nei confronti dell’inflazione. Il tasso di approvazione riesce a mantenersi in equilibrio solo in alcuni stati solidamente repubblicani come Kentucky, Indiana e Tennessee, nonostante registrino un alto volume di importazioni. Si registra inoltre un effetto legato al commercio transfrontaliero: in quasi tutti gli stati confinanti con Canada e Messico il consenso non supera il 50%, con la sola eccezione del North Dakota, che raggiunge appena il 51%. Anche in alcune roccaforti repubblicane il sostegno è più debole del previsto: raramente supera il 55% e, in West Virginia – dove nel 2024 Trump aveva raccolto il 70% dei consensi – si ferma appena al 56%. Ciò indica che la questione dei dazi non riflette la fedeltà al partito di riferimento: una parte consistente dell’elettorato repubblicano, in particolare nelle aree rurali, mostra infatti crescente scetticismo verso le politiche commerciali dell’amministrazione Trump.

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In 40 Stati Usa gli elettori non approvano i dazi di Trump

Gianluca De Feo