Perché i dazi Usa colpiscono l’amica India più della nemica Cina?

C’è un nuovo capitolo nella erratica storia della politica commerciale dell’America del secondo Donald Trump. Le merci in arrivo dall’India saranno le più tassate del mondo. Su di loro graverà un’imposta del 50%, il che significa molto più alta di quelle in arrivo da Europa o Cina . La notizia, arrivata nella notte ma annunciata da settimane, ha colto i mercati allo stesso tempo di sorpresa e senza scosse. Di sorpresa perché si tratta di un terremoto che colpirà due dei più importanti mercati del mondo; senza scosse perché, appunto, era nell’aria da settimane. In base a quanto stabilito da Trump, le merci indiane saranno caricate di imposte per il 50% del loro valore. Nel dettaglio questo 50% sarà costituito per metà, 25%, da un dazio vero e proprio, per l’altro 25% da una specie di sanzione comminata dagli USA al governo indiano. Alla base di questa sanzione ci sarebbe la grande irritazione americana per il fatto che negli ultimi mesi non solo l’India ha continuato a comprare greggio e gas dalla Russia, ma è addirittura diventata il suo principale acquirente, facendo affluire verso Mosca un fiume di denaro tale da disinnescare, o quasi, l’efficacia delle sanzioni imposte dall’occidente in risposta alla guerra in Ucraina. Infatti, nel momento in cui, dopo l’inizio della guerra, la Russia si è trovata nella scomoda posizione di non poter più vendere gas all’UE, cioè a quello che, fino a quel momento, era il suo principale acquirente, si è anche ritrovata con i serbatoi pieni di gas invenduto e invendibile. Per rimediare, la Russia ha preso a inviare il suo gas invece che verso occidente e verso l’Europa, verso oriente, il che significa verso Cina e India. Paesi che, tra l’altro, sono riusciti a spuntare prezzi stracciati. Tutto questo, come prevedibile, ha irritato l’Occidente, che ha visto vanificare i suoi sforzi per isolare la Russia. A irritare soprattutto l’Occidente è stato il ruolo commerciale di ‘salvagente’ giocato dall’India. Infatti, se dalla Cina nessuno si aspettava niente di diverso, perché Pechino è un sostanziale alleato di Mosca e perché le ragioni di frizione tra Cina e occidente sono talmente tante che nessuno confidava nell’aiuto cinese, l’atteggiamento dell’India ha invece sorpreso e irritato molti. Questo perché tra India e Occidente da tempo i rapporti sono ottimi e di reciproco vantaggio: le aziende occidentali investono a Delhi; Delhi offre un contrappeso allo strapotere cinese. Un rapporto di mutuo soccorso. Che, però, secondo le accuse di Washington, l’India avrebbe spezzato facendo una specie di doppio gioco, e portando avanti allo stesso tempo una forte amicizia sia con l’Occidente sia con la Russia di Putin. Per questo, già lo scorso luglio, il Presidente USA aveva annunciato di voler punire con dazi draconiani per costringere l’India a smettere di comprare gas e petrolio russo. O per lo meno a scegliere da che parte stare. Ma se queste sono le ragioni per cui la decisione annunciata oggi non ha sorpreso più di tanto i mercati che, tutto sommato, se l'aspettavano, ne esistono anche altre che, invece, hanno fatto sì che la decisione di questa notte, sia stata un terremoto. Tra tutte, una: questi dazi colpiranno non solo le merci indiane, ma anche, se non soprattutto, quelle americane. Questo perché, a seguito della guerra commerciale lanciata da Trump contro la Cina nel corso del suo primo mandato, numerose aziende americane avevano deciso di aggirare i dazi alla Cina stabilendo la loro produzione in India. Oppure, in altri casi, facendo fare il giro largo alle loro merci prodotte in Cina, passando da Delhi. Due escamotage oggi diventati impossibili. Sia per le merci indiane, sia per quelle americane in un quadro del quale ancora non conosciamo la composizione definitiva, né commerciale né tanto meno politica: non sappiamo infatti se, dopo questa doccia fredda daziaria, il governo di Narendra Modi tornerà a Canossa dall’Occidente, rinunciando all’economicissimo gas russo, o se invece abbraccerà con ancora più calore la Russia di Vladimir Putin, voltando le spalle a Europa e USA e lasciandole prive di qualunque avamposto di peso in Asia.

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Luciana Grosso