Dazi Usa da oggi in vigore, dal 15% dell'Ue al 50% di India e Brasile. LA MAPPA

Mondo
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Introduzione

Dopo decine di annunci, sospensioni, polemiche e ritorsioni, i dazi sulle merci importate negli Stati Uniti voluti da Donald Trump sono entrati ufficialmente in vigore oggi, 7 agosto. Si applicano tendenzialmente a tutto il mondo: sono più di 90 i Paesi coinvolti nel tentativo del presidente Usa di rimodellare il commercio globale a favore di Washington.

 

La partita è però tutto tranne che chiusa: poche ore prima dell'entrata in vigore delle tariffe, calcolate per ciascuno Stato a seconda del deficit commerciale che Trump sostiene esistere (in molti casi viene però smentito dai dati), la Casa Bianca ha fatto sapere ad esempio che avrebbe raddoppiato i dazi sull'India, dal 25% al 50%, e che avrebbe colpito molte importazioni di semiconduttori da tutto il mondo con un’aliquota del 100%. 

Quello che devi sapere

Dazi al 15% sui prodotti dell’Unione europea

Ancora poco chiaro è anche il rapporto commerciale tra Usa e Unione europea. In linea di principio l’accordo quadro firmato lo scorso 27 luglio tra Trump e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, prevede una tariffa base del 15% su tutti i prodotti. Se il tycoon intende applicare un dazio del 100% su chip e semiconduttori, come ha annunciato, questo non dovrebbe quindi valere per il Vecchio Continente. L'Ue sta poi cercando di ottenere un'esenzione dai dazi per il suo settore chiave, il vino, e in una recente lettera del settore indirizzata a Trump, la US Wine Trade Alliance e altri hanno sollecitato l'esclusione del settore dalle tariffe: "Le vendite di vino rappresentano fino al 60% dei margini lordi dei ristoranti a servizio completo". Ma con Trump non si può mai sapere

 

Per approfondire: Dazi Usa, dai posti di lavoro ai prezzi e l’inflazione: i possibili effetti in Italia

Giappone e Corea del Sud

Anche il Giappone e la Corea del Sud ora sono soggetti a dazi del 15%, sulla base degli accordi stipulati con Washington per evitare aliquote più elevate. Ma, come per l’Ue, ci sono punti che restano da chiarire. Tokyo e Washington, ad esempio, sembrano in disaccordo su dettagli chiave del loro patto, in particolare su quando entreranno in vigore le imposte più basse sulle auto giapponesi. In generale, le importazioni di auto dagli Stati Uniti ora sono soggette a un dazio del 25% in base a un'ordinanza specifica per il settore. Toyota ha ridotto del 14% le sue previsioni di profitto per l'intero anno a causa di queste tariffe. Giappone e Stati Uniti sembrano inoltre divergere sulla questione se i dazi "reciproci" del 15% su altri prodotti giapponesi debbano aggiungersi alle imposte esistenti o, come sembra essere per l'Ue, essere limitati a tale livello.

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Dazi al 50% per l’India

Come detto, per l’India i dazi avrebbero dovuto essere del 25%. Trump ha però deciso di raddoppiarli, lamentando il fatto che “il governo indiano sta attualmente importando direttamente o indirettamente petrolio dalla Russia". 

Tariffe al 50% anche per il Brasile

Sempre a scopo punitivo, anche i prodotti brasiliani saranno soggetti a un dazio doganale del 50% al momento del loro ingresso negli States. In questo caso Trump utilizza il commercio per scopi puramente politici, interferendo negli affari interni di un altro Paese. A non andargli a genio è il processo a cui è sottoposto l’ex presidente Bolsonaro, a lui molto vicino, per tentato colpo di Stato. C’è però da dire che molti prodotti negli Stati Uniti non possono fare a meno delle materie prime brasiliane, così si è deciso di prevedere ampie esenzioni, tra cui quelle per il succo d'arancia e gli aerei civili, in modo da attutire il colpo non tanto per il Brasile ma per i consumatori americani stessi. Altri prodotti chiave, come il caffè brasiliano, la carne bovina e lo zucchero, restano infatti soggetti al 50%. 

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Siria, Laos e Myanmar

Poi ci sono Paesi come la Siria, il Myanmar e il Laos, che devono pagare dazi altissimi, specie per le loro fragili economie, pari al 40% o al 41%.

Negoziati in corso con la Cina

Il complicato rapporto tra Trump e il presidente Xi Jinping ha portato a un braccio di ferro commerciale che non si è ancora sciolto. I negoziati sono ancora in corso, con Washington e Pechino che hanno concordato di rinviare l'applicazione di nuovi dazi fino al 12 agosto. Il governo cinese è uno di quelli che non si sono fatti intimidire da Trump e hanno deciso di procedere con l’applicazione di contro-dazi, che però sono fissati da entrambe le parti al 34%. Intanto, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 21,7% il mese scorso, secondo i dati ufficiali, mentre quelle verso l'Unione Europea sono aumentate del 9,2% e quelle verso il Sud-est asiatico del 16,6%.

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Canada, Messico e Svizzera

Tra i Paesi che si troveranno alcuni dei dazi più alti ci sono anche il Canada e il Messico (35%), dove però molti prodotti sono esentati per effetto degli accordi commerciali tra i tre Paesi. Il Messico ha poi ottenuto una tregua: per altri 90 giorni saranno applicate le aliquote attuali, evitando l'aumento minacciato al 35%. La Svizzera è invece al 39%.

I dazi più bassi al 10%

La tariffa più bassa applicata è del 10%, riservata a pochissimi amici di Washington, come il Regno Unito, grazie a fruttuose trattative commerciali. 

 

Per approfondire: Dazi, il loro impatto sulla spesa degli americani: aumenti per abbigliamento, cibo, auto

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