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Attacco Usa, quale potrebbe essere la risposta dell’Iran: le ipotesi sul tavolo

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Il capo dell'Air Force: Operazione B-2 più grande di sempre
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Il capo dell'Air Force: Operazione B-2 più grande di sempre
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Introduzione

Gli Stati Uniti hanno deciso di attaccare i siti nucleari dell’Iran, colpendo anche il più protetto di tutti: Fordow, che solo le bombe “bunker buster” a stelle e strisce potevano prendere di mira. E dopo i bombardamenti, Teheran ha promesso che l’attacco sferrato nella notte dagli aerei da guerra americani non rimarrà senza risposta. 

 

Da Istanbul, dove si trova per il summit dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, ha sottolineato che Israele e Stati Uniti "conoscono solo il linguaggio della violenza”. Araghchi ha ribadito che non è il momento per negoziare con il "Paese sotto attacco" e rivelato che per una risposta adeguata "sono diverse le opzioni sul tavolo”.

Quello che devi sapere

Le possibili risposte dell’Iran

Secondo esperti ed analisti, in realtà, non sarebbero molte le possibilità per il regime di Teheran. Una prima ipotesi, forse la principale e di certo la più temuta dagli Stati Uniti, riguarda l'attacco a obiettivi americani nella regione del Golfo e in Medio Oriente. "Ogni obiettivo americano è da oggi considerato legittimo", ha comunicato l'emittente IRIB, megafono del regime degli ayatollah.

 

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Le basi Usa in Medio Oriente

Del resto gli Stati Uniti hanno basi e contingenti in diversi Paesi del Medio Oriente. Per quanto riguarda i marines di stanza in Turchia, Ankara ha usato grande cautela nel condannare l'azione americana di questa notte e sembra impossibile che il presidente Recep Tayyip Erdogan possa permettere all'Iran di attaccare su suolo turco un alleato Nato. Rimangono gli asset americani in Medio Oriente schierati in Siria, Iraq, Giordania e Arabia Saudita, oltre allo schieramento navale del Mar Rosso inviato per controbattere agli attacchi degli Houthi yemeniti. 

Dal Kuwait all’Oman

A correre il rischio di una risposta da parte di Teheran ci sono anche le basi del Golfo, distanti poche centinaia se non decine di chilometri dal territorio iraniano. In Kuwait sono diverse le basi Usa, tuttavia i marines sono una importante presenza anche in Bahrein, Qatar, e in misura minore negli Emirati Arabi Uniti e nel più lontano Oman. Una nave da guerra americana è in servizio anche nel Golfo Persico e una seconda al largo dell'Oman

Lo stretto di Hormuz verso la chiusura?

Il blocco dello stretto di Hormuz, che collega il Golfo Persico con l'Oceano Indiano, è un'opzione sul tavolo che il regime ha già minacciato di attuare più di una volta. Uno dei portavoce dell'ayatollah Ali Khamenei ha oggi confermato che il regime stava vagliando l'ipotesi e dopo l'attacco di stanotte è deciso ad "agire senza più esitazioni". Poco fa il Parlamento iraniano ha approvato l'eventualità di una decisione di Teheran in questo senso. Si tratterebbe di un'azione non violenta, eppure efficace. Lo stretto di Hormuz infatti costituisce una importantissima rotta commerciale, il punto di passaggio di circa un quinto del petrolio che ogni giorno soddisfa il fabbisogno del mondo intero.

Il trattato di non proliferazione nucleare

L'atto di forza compiuto dagli Stati Uniti potrebbe scatenare un'altra reazione, anche in questo caso non militare, ma con un valore simbolico tale da poter essere considerata una dichiarazione di guerra: il ritiro dal trattato di non proliferazione nucleare. Una risposta all'imposizione del governo israeliano, che ha spinto gli Usa in guerra e ha attaccato l'Iran preventivamente, asserendo che Teheran è "vicino" a sviluppare armi nucleari. L'Iran potrebbe appellarsi all'articolo 10 del trattato, che permette di sottrarsi in maniera definitiva agli accordi "in caso di eventi straordinari che mettano a repentaglio gli interessi supremi del Paese”.

I “proxy” di Teheran

L’ultima delle carte in mano all’Iran sono i suoi “proxy”: Hezbollah, Hamas, milizie sciite attive in Iraq e Siria e gli Houthi yemeniti che costituiscono la rete di alleanze su cui Teheran può contare nella regione e con cui può rispondere all’attacco di stanotte. Va però sottolineato come Hamas è già impegnato nella propria guerra a Gaza, dove è sotto attacco delle forze israeliane. Allo stesso modo gli Hezbollah libanesi, duramente colpiti dalle IDF negli ultimi mesi. Da questi ultimi ci si può attendere una reazione rabbiosa in caso venga ucciso l'ayatollah Khamenei. 

Le altre milizie filo-iraniane

Infine, da mesi sono silenti anche le milizie sciite filo-iraniane in Siria e Iraq. Colpite dai droni americani e israeliani, hanno perso forza e visto limitato il proprio raggio d'azione. Lo stesso Erdogan ha chiesto al presidente siriano e al premier iracheno di "monitorare" le azioni di questi gruppi per evitare una ulteriore espansione del conflitto. Unici a poter colpire sono gli Houthi yemeniti. Un ufficiale del gruppo sciita ha dichiarato oggi che la risposta "è solo una questione di tempo". Nel raggio d'azione del gruppo c'è non solo Israele, ma anche i contingenti americani nella vicina Djibuti e le navi Usa nel Mar Rosso.


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