Appello di Papa Leone XIV a Israele e Iran: “Responsabilità e ragione”

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Secondo il Pontefice, "nessuno dovrebbe mai minacciare l'esistenza dell'altro. È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti!"

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"In questi giorni giungono notizie che destano molta preoccupazione. Si è gravemente deteriorata la situazione in Iran e Israele", ha detto papa Leone XIV in un appello al termine dell'udienza giubilare (IL LIVEBLOG SULLA GUERRA IN MEDIORIENTE). "In un momento così delicato, desidero rinnovare un appello alla responsabilità e alla ragione - ha proseguito -. L'impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare va perseguito attraverso un incontro rispetto e un dialogo sincero per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune". Secondo il Pontefice, "nessuno dovrebbe mai minacciare l'esistenza dell'altro. È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti!".

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La figura di Sant'Ireneo

Ai 5 mila fedeli di tutto il mondo presenti in Basilica, il nuovo Pontefice ha presentato come testimone di speranza la figura di Sant'Ireneo, che fu vescovo di Lione, il cui arrivo in Europa dalla Terra Santa, nel primo secolo dopo Cristo, ha detto, "collega Oriente e Occidente. Già questo è un segno di speranza, perché ci ricorda come i popoli si continuano ad arricchire a vicenda".  "Ireneo - secondo Leone XIV - ha un tesoro ancora più grande da donarci. Le divisioni dottrinali che incontrò in  seno alla comunità cristiana, i conflitti interni e le persecuzioni esterne non lo scoraggiarono. Al contrario, in un mondo a pezzi imparò a pensare meglio, portando sempre più profondamente l'attenzione a Gesù. Diventò un cantore della sua persona, anzi della sua carne. Riconobbe, infatti, che in Lui cio' che a noi sembra opposto si ricompone in unità. Gesù non è un muro che separa, ma  una porta che ci unisce. Occorre rimanere in lui e distinguere la realtà dalle ideologie".

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"Le parole possono uccidere"

"Cari fratelli e sorelle - ha poi aggiunto Papa Prevost – anche oggi le idee possono impazzire e le parole possono uccidere. La carne, invece, è ciò di cui tutti siamo fatti; è ciò che ci lega alla terra e alle altre creature. La carne di Gesù va accolta e contemplata in ogni fratello e sorella, in ogni creatura. Ascoltiamo il grido della carne, sentiamoci chiamare per nome dal dolore altrui".  Secondo il Papa, "il comandamento che abbiamo ricevuto fin da principio è quello di un amore vicendevole. Esso è scritto nella nostra carne, prima che in qualsiasi legge".  "Ireneo, maestro di unità, ci insegna - ha quindi concluso - a non contrapporre, ma a collegare. C’è intelligenza non dove si separa, ma dove si collega. Distinguere è utile, ma dividere mai. Gesù è la vita eterna in mezzo a noi: lui raduna gli opposti e rende possibile la comunione. Siamo pellegrini di speranza, perché' fra le persone, i popoli e le creature occorre qualcuno che decida di muoversi verso la comunione. Altri ci seguiranno. Come Ireneo a Lione nel secondo secolo, così in ognuna delle nostre città torniamo a costruire ponti dove oggi ci sono muri. Apriamo porte, colleghiamo mondi e ci sarà speranza".

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