Il Boeing 787 precipitato ad Ahmedabad potrebbe aver affrontato il decollo con margini di sicurezza compromessi: pista dimezzata e flap non estesi. I video online avvalorano l'ipotesi di errori operativi, anche se al momento non ci sono comunicazioni ufficiali sulle ragioni che hanno portato alla tragedia. Le autorità puntano a chiarire se si tratti di errore umano o guasto meccanico
Cominciano ad emergere le prime ipotesi sulle cause che hanno originato l'incidente aereo avvenuto il 12 giugno ad Ahmedabad, in India, dove un Boeing 787-8 della compagnia Air India diretto a Londra con oltre 240 persone a bordo ha perso quota pochi istanti dopo il decollo, finendo per precipitare. I video circolati in rete nei minuti immediatamente successivi all'incidente, mostrano l'aereo che si abbassa sui tetti del quartiere della città indiana dove poco dopo sarebbe avvenuto lo schianto. Successivamente le immagini hanno mostrato una densa colonna di fumo nero che si alzava dal luogo dell'incidente.
Escluse le condizioni meteo come origine dello schianto
Anche se non c'è ancora nessuna conferma ufficiale sulle cause, i primi elementi raccolti proprio dai filmati indicano una serie di anomalie operative che potrebbero aver compromesso la fase di salita. Sarebbero per ora escluse le condizioni meteorologiche che al momento dello schianto erano stabili e serene. Al centro delle indagini, coordinate dalla Direzione generale dell’aviazione civile indiana (DGCA), ci sono invece due dettagli emersi dai video circolati online: il punto di inizio della corsa di decollo, insolitamente avanzato, e l’apparente assenza di flap, elemento essenziale per garantire portanza nelle fasi iniziali del volo.
Un decollo iniziato a metà pista
Secondo l’analisi di alcuni filmati amatoriali, il Dreamliner di Air India avrebbe cominciato la corsa al decollo ben oltre la soglia abituale della pista 23 dell’aeroporto di Ahmedabad, utilizzandone circa 1.700 metri su un totale disponibile di 3.500. Una distanza giudicata insufficiente per un aereo a pieno carico e destinato a un lungo raggio, come nel caso del volo diretto a Londra. Un Boeing 787, in configurazione intercontinentale, può superare le 220 tonnellate di peso al decollo e necessitare di almeno 2.800–3.000 metri per una salita sicura. Perché sia stato usato solo metà della pista resta ancora da chiarire. Potrebbe essersi trattato di una scelta volontaria dell’equipaggio, di una direttiva della torre o di vincoli operativi temporanei. La DGCA ha acquisito i dati radar e le comunicazioni radio per determinare se la decisione fosse pianificata o frutto di un errore.
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Occhi puntati sui flap: possibile anomalia fatale
Il secondo elemento che desta allarme riguarda i flap: nei video non si notano le consuete estensioni sulle ali, tipiche della fase di decollo. Se confermato, questo dettaglio suggerirebbe che il velivolo abbia tentato la salita senza il supporto aerodinamico necessario. I flap, infatti, servono ad aumentare la portanza a bassa velocità e vengono solitamente estesi tra i 5 e i 15 gradi nei decolli. L’assenza di flap obbliga l’aereo a raggiungere velocità superiori per poter sollevarsi, condizione insostenibile se la pista disponibile è già ridotta. Testimoni sul posto hanno confermato che l’aereo è rimasto a bassa quota anche dopo il distacco dal suolo, segno che la portanza generata non era sufficiente. Alcuni esperti parlano apertamente di possibile errore nella configurazione dei comandi da parte dei piloti.
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Ulteriori ipotesi tecniche al vaglio degli inquirenti
Oltre a flap e lunghezza della pista, gli investigatori stanno esaminando anche altri fattori potenzialmente determinanti: un’eventuale distribuzione sbilanciata dei pesi a bordo, carico eccessivo, problemi ai motori o un assetto (trim) scorretto. Secondo un’analisi riportata dal Telegraph, qualsiasi di questi elementi potrebbe aver contribuito al mancato guadagno di quota. Le scatole nere, ora al vaglio delle autorità, potrebbero fornire dati cruciali sulla sequenza degli eventi e sulle decisioni prese dall’equipaggio. Alla luce della gravità dell’incidente e della notorietà del modello coinvolto, l’inchiesta ha coinvolto anche Boeing e le autorità britanniche, data la destinazione del volo. Il costruttore americano ha dichiarato piena collaborazione e sta effettuando controlli su altri Dreamliner della stessa serie per escludere difetti sistemici. L’obiettivo ora è chiarire se il disastro sia frutto di un errore umano, di un’anomalia tecnica o di una catena di eventi concatenati.
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Si tratta del primo incidente in assoluto di un Boeing 787, riportano i media britannici citando il database dell'Aviation Safety Network. Il 787 Dreamliner, un aereo widebody bimotore,secondo quanto riportato dal sito web della Boeing ha effettuato più di cinque milioni di viaggi nei 14 anni trascorsi dal suo primo volo passeggeri. Secondo il sito web flightradar24, ne sono stati consegnati più di 1.000 a decine di compagnie aeree. "Siamo in contatto con Air India e siamo pronti a supportarli", si legge in una nota del costruttore aeronautico americano. "I nostri pensieri sono rivolti ai passeggeri, all'equipaggio, ai soccorritori e a tutti coloro che sono stati colpiti". Poco dopo l'incidente, il gigante dei voli Usa aveva dichiarato di essere "al lavoro per raccogliere ulteriori informazioni" sul tragico incidente.