
Il presidente Usa e l'imprenditore si sono mostrati uniti dallo Studio Ovale, a poche ore dall'ufficializzazione della fine del ruolo di Musk al Dipartimento per l'Efficienza del governo. Un tentativo di fermare le voci sul naufragio dei rapporti tra i due, dopo le critiche del Ceo di X alla legge di bilancio di Trump. E promettono che lavoreranno ancora insieme
Il sodalizio tra Donald Trump ed Elon Musk è arrivato all’atto finale? Così ricostruiscono molti retroscena dei media americani, mentre i diretti interessati smentiscono. Dallo Studio Ovale hanno tenuto un’ultima conferenza stampa insieme, dopo l’addio del patron di Tesla al suo ruolo come funzionario speciale del governo a capo del Doge, il Department of Government Efficiency, con l’incarico di tagliare gli sprechi di risorse pubbliche. Che la sua esperienza sarebbe terminata si sapeva già da mesi. Secondo molti però i rapporti tra i due si sarebbero raffreddati, come dimostrato dalle critiche di Musk alla legge di bilancio di Trump, che “aumenta il deficit e mette a rischio il lavoro del Doge". Il presidente smorza i toni: "Grazie a lui abbiamo scoperto molte frodi e risparmiato miliardi di dollari, è uno dei più grandi imprenditori al mondo". Poi aggiunge: "Elon ha fatto un grande servizio all'America, è davvero un impiegato speciale di questo governo. Non è un addio, ho la sensazione che tornerà. Farà avanti e indietro, il Doge è la sua creatura", ha detto consegnandogli "la chiave della Casa Bianca" che nel 2020 donò anche a Benyamin Netanyahu. Musk promette: "La mia uscita non è la fine del Doge ma l'inizio, era il momento di lasciare l'incarico. Ma continuerò a consigliare il presidente".
I possibili motivi del presunto strappo
Fatto sta che per ora, a 135 giorni dall'inizio, Musk lascia il Doge. C’è chi sottolinea la sua difficoltà nell’inserirsi negli ambienti dalla politica, a partire dai protocolli di stile: cappellino da baseball e t-shirt, in giacca e cravatta lo si è visto solo in rarissime occasioni. Pare poi che il miliardario mal sopportasse le critiche al suo programma drastico di tagli che ha mandato a casa migliaia di dipendenti federali in pochi mesi: ha attaccato la burocrazia federale, che è "molto peggio di quello che pensassi". Un'insofferenza e una frustrazione quella del proprietario X, che per la campagna di Trump ha sborsato oltre 270 milioni di dollari, cresciuta nelle ultime settimane, complici anche le vicissitudini delle sue creature: l'ennesimo lancio fallito di Starship e le vendite di Tesla in forte calo così come il suo utile, crollato del 71% nel primo trimestre. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stato, infine, il maxi-accordo ad Abu Dhabi con l'OpenAI di Sam Altman, l'ex socio divenuto arcinemico, annunciato durante il viaggio di Trump.
Cosa ne sarà del Doge?
Stando a Musk, il lavoro del Doge è ormai quasi finito. Secondo un rapporto di Brookings Institution, il taglio di "almeno" 2mila miliardi di dollari dal bilancio federale annuale, come promesso durante la campagna elettorale, è invece ancora un miraggio.

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Sotto un altro profilo, si torna a parlare del presunto consumo di stupefacenti di Musk: The New York Times scrive di ketamina, in dosi talmente alte da avere effetti collaterali sulla vescica, ecstasy e funghi allucinogeni. Droghe che sarebbero state assunte anche mentre consigliava Donald Trump durante la campagna elettorale per un secondo mandato presidenziale. Inoltre, spiega una fonte, Musk avrebbe sempre con sé con una scatola di farmaci per uso quotidiano, tra cui lo stimolante amfetaminico Adderall. Non è chiaro come queste droghe e farmaci abbiano influenzato Musk a capo del Doge, ma, sottolinea il quotidiano, spesso ha mostrato un comportamento irregolare, insultando i membri del governo e gesticolando "come un nazista". In precedenza Musk aveva affermato che gli era stata prescritta la ketamina per la depressione e che l'assumeva circa ogni due settimane. Nello Studio Ovale, quando un giornalista gli ha chiesto di commentare l'articolo del New York Times, il miliardario si è irritato: "Non è lo stesso giornale che ha scritto la bufala del Russiagate?. Andiamo avanti".
L'occhio nero di Musk
Non è nemmeno passato inosservato un livido all'occhio destro di Musk. Quando gli è stato chiesto dai reporter cosa fosse successo, il miliardario sudafricano ha spiegato che è stato il figlio. "Stavo facendo lo scemo con lui - ha detto - e a un certo punto gli ho detto 'tirami un pugno in faccia' e lui lo ha fatto". Il presidente Donal Trump, seduto alla scrivania, non si è mostrato particolarmente sorpreso: "È stato X?", ha chiesto, "beh, X potrebbe farlo".
