Istanbul, colloqui Mosca-Kiev: niente tregua ma ok allo scambio di prigionieri

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Se il cessate il fuoco sembra ancora una decisione lontana, i colloqui in Turchia hanno fatto registrare un piccolo passo in avanti, visto che Mosca e Kiev non si parlavano direttamente dal 28 febbraio del 2022, quattro giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, sempre ad Istanbul. Un risultato, comunque, può dirsi ottenuto: lo scambio di 2.000 prigionieri, mille per parte. E Trump conta di dare una svolta incontrando Putin

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Gli incontri tra Russia ed Ucraina ad Istanbul hanno condotto, in sostanza, ad un nulla di fatto in merito ad un possibile cessate il fuoco. E d’altronde le premesse non lasciavano intendere altro, anche considerato il rifiuto di Vladimir Putin di presenziare ai negoziati e il livello, basso, della delegazione inviata in Turchia. Un passo in avanti comunque è stato registrato, visto che Mosca e Kiev non si parlavano direttamente dal 28 febbraio del 2022, quattro giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, sempre ad Istanbul. E, ad onor del vero, un piccolo risultato può dirsi ottenuto: lo scambio di 2.000 prigionieri, mille per parte. (GUERRA RUSSIA UCRAINA, LE NEWS IN DIRETTA)

Kiev: “Mosca ha chiesto il ritiro ucraino da 4 regioni occupate”

Di fatto, comunque, le richieste avanzate dalla delegazione di Mosca ai negoziati e ritenute "irricevibili" da Kiev, includono il ritiro totale dell'Ucraina dalle quattro regioni parzialmente occupate dalle forze russe: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Ma, come detto, l'incontro nel favoloso palazzo Dolmabahce messo a disposizione dalla Turchia, durato circa un'ora e quaranta con le parti che si sono parlate tramite un interprete, non ha portato a sbocchi significativi. Da una parte era presente la squadra ucraina guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov, dall'altra i russi con Vladimir Medinsky, consigliere presidenziale di secondo piano. In mezzo, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. "I rappresentanti russi hanno avanzato richieste inaccettabili che vanno oltre ciò che era stato discusso già prima dell'incontro", ha spiegato una fonte diplomatica. Mosca, appunto, ha posto come condizione a Kiev il ritiro delle sue forze da gran parte del territorio che controllano, evidente tentativo di cancellare sul nascere ogni ipotesi di passi avanti nel conflitto. Ma la provocazione non è stata raccolta. "La delegazione è rimasta tranquilla", ha spiegato un portavoce del ministero degli Esteri ucraino. Era chiaro, infatti, che per Mosca la presenza di esponenti non in grado di prendere decisioni non avrebbe portato ad evidenti cambiamenti. Per questo Umerov ha messo in chiaro che è necessario passare di livello: solo Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin possono discutere di tregua e dunque è imperativo che si vedano. E Donald Trump ha ribadito di essere pronto a mettere tutto il suo peso.

Trump spera in un accordo con Putin

Lo stesso presidente americano, in virtù di Istanbul, è apparso comprensivo ma non totalmente. Sempre più frustrato dalla mancanza di una svolta nei colloqui per mettere fine alla guerra in Ucraina il tycoon ha chiuso la sua missione in Medio Oriente dicendo di capire perché Vladimir Putin non sia andato in Turchia ma allo stesso tempo avvertendo lo zar che se non sarà trovata una soluzione al più presto potrebbero esserci ripercussioni per la Russia.  Trump ha ammesso di voler incontrare il leader del Cremlino al più presto, convinto dell'idea che soltanto un faccia a faccia possa sbloccare lo stallo. "Non è andato", a Istanbul "e lo capisco. Ma dobbiamo trovare una soluzione e lo faremo. In media, ogni settimana vengono uccisi cinquemila giovani", ha detto il presidente americano parlando con i giornalisti al seguito prima di partire da Abu Dhabi. "E' arrivato il momento". Quanto alla possibilità che neanche un faccia a faccia possa portare ad una soluzione, Trump ha spiegato che "almeno lo sapremo e se non risolveremo sarà molto interessante".

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