Elezioni midterm nelle Filippine, i partiti e lo scenario politico

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Domani, 12 maggio, sono chiamati alle urne 68 milioni di elettori filippini per eleggere oltre 18 mila rappresentanti nazionali e locali, tra cui anche il sindaco della capitale Manila. Un test che servirà soprattutto per capire di quanto consenso gode ancora il presidente Marcos Jr. in vista delle elezioni del 2028 e dopo la rottura dell’alleanza Uniteam con la famiglia del suo predecessore, Rodrigo Duterte, arrestato a marzo dalla Corte Penale Internazionale

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Domani, domenica 12 maggio 2025, circa 68 milioni di elettori filippini parteciperanno alle previste elezioni di midterm. Questo turno elettorale servirà ad eleggere oltre 18 mila funzionari, tra cui tutti i 317 membri della Camera dei rappresentanti, 12 senatori (cioè il 50% dei membri del Senato), 254 rappresentanti distrettuali, 63 rappresentanti di lista e 17.942 governatori, a cui si aggiungono anche membri del consiglio provinciale, sindaci (tra cui quello della capitale Manila) e consiglieri. 

Elezioni barometro del consenso per Marcos

Il voto dei filippini sarà una cartina di tornasole per capire di quanto sostegno goda ancora il presidente in carica Ferdinand "Bongbong" Marcos Jr in vista delle elezioni del 2028. Perciò questo turno elettorale si preannuncia come una battaglia per procura tra le due dinastie politiche che governano il Paese da tempo, i Duterte e i Marcos, ancora insieme al potere nonostante la rottura della loro alleanza politica, Uniteam, che nel 2022 ha portato Marcos jr. alla presidenza e Sara Duterte, figlia dell’ex presidente Rodrigo, alla vicepresidenza. A iniziare questo lungo periodo di crisi era stata proprio l’arresto dell’ex presidente Duterte lo scorso marzo da parte della Corte Penale Internazionale con diverse accuse di omicidio e di crimini contro l'umanità. Nonostante il trasferimento forzato a L’Aja, nei Paesi Bassi, Duterte ha deciso ugualmente di correre per la poltrona di sindaco di Davao, città natale della famiglia. L’arresto di Duterte non è stato il solo evento a colpire una delle famiglie politicamente più influenti del Paese: tra dicembre e febbraio, infatti, è arrivata la richiesta di impeachment, poi passata, da parte della Camera dei rappresentanti per la vicepresidente Sara Duterte, con accuse di corruzione e incitamento all’insurrezione. Il caso è ora nelle mani del Senato. Pur con un contesto così frammentato e con l’alleanza politica che lo ha portato al potere in frantumi, il presidente Marcos Jr. conta di ampliare il suo consenso elettorale.

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I principali partiti in campo

Ci si aspetta un grande risultato soprattutto per l’Alyansa para sa Bagong Pilipinas (il cui nome tradotto è “Alleanza per le nuove Filippine”), cartello elettorale che include gli alleati del presidente Marcos e che parte da un numero considerevole di membri sia alla Camera dei Rappresentanti che al Senato: nel cartello sono presenti il Partido Federal ng Pilipinas (PFP); Lakas–CMD; Nacionalista Party (NP); il National Unity Party (NUP) e la Nationalist People’s Coalition (NPC). A sfidarli ci sarà soprattutto DuterTen, cartello che include invece i partiti vicini ai Duterte: tra questi ci sono il Partido Democratiko Pilipino (PDP); il Partido Reporma e il Pederalismo ng Dugong Dakilang Samahan (PDDS). Gli altri cartelli presenti sono KiBam e Makabayan.

Le città coinvolte

Come detto, andranno al voto praticamente tutti i Comuni: ciò include anche importanti centri, come la capitale Manila, Quezon City, Caloocan, Cebu City, Iloilo City e Bacolod. Voteranno per i loro rappresentanti locali anche città come Davao City, Cagayan de Oro e Zamboanga City. Nella capitale sono presenti 4 candidati alla carica di sindaco: Honey Lacuna, sindaca uscente per Asenso (che a livello nazionale fa riferimento al cartello KiBam); Raymond Bagatsing del Partito Federal; Isko Moreno, candidato locale di DuterTen e, infine, il candidato indipendente Sam Verzosa. 

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