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Ue, Draghi propone “catena di comando” militare e riarmo centralizzato. Come funziona ora?

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Ansa/Sky TG24
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Audizione Draghi: "Serve difesa europea con debito comune"
00:01:56 min

Per l'ex premier è il momento di ripensare del tutto il sistema di sicurezza europea, che adesso è minacciata e “messa in dubbio” da Donald Trump. Inevitabile, dice, dotarsi quindi di una difesa comune e pensare a un sistema di approvvigionamento che superi l’attuale frazionamento nazionale "deleterio", troppo dipendente da Washington. Anche di questo si è parlato nella puntata di "Numeri" del 18 marzo

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Per l’ex premier Mario Draghi è tempo di agire: la sicurezza europea è minacciata e “messa in dubbio” dalla nuova amministrazione Usa di Donald Trump, proprio adesso che la Russia di Putin "ha dimostrato di essere una minaccia concreta", ha detto in Senato. Sarà dunque "inevitabile" dotarsi di una difesa comune e superare il meccanismo dell'unanimità fra Paesi Ue. Una risposta potrebbe essere un’unica “catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei" e che "sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale". Sarebbe necessario però anche un nuovo sistema di approvvigionamento di armamenti e munizioni che superi l’attuale frazionamento nazionale "deleterio" che ci rende clienti di Washington. Anche di questi temi si è parlato nella puntata di Numeri, approfondimento di Sky TG24, andata in onda il 18 marzo.

La catena di comando Nato e i gruppi tattici dell'Unione europea

Draghi ha ventilato la proposta di creare un’unica catena di comando militare in Ue. Non ha detto chiaramente che si sarebbe basata sugli eserciti dell’Unione, ma così sembrava intendere. Anche perché già oggi in Europa ci sarebbe un’unica catena di comando, che però fa riferimento a un’altra istituzione, la Nato, guidata da un comandante supremo di nazionalità statunitense, Cristopher Cavoli. Questo mostra come l’Alleanza oggi in Ue sia legata indissolubilmente alle forze armate americane. Chi comanderebbe quindi le forze Nato in Europa se in futuro ci fosse un disimpegno reale, e non solo minacciato? L’Ue ha già provato negli scorsi anni a dotarsi di proprie forze operative militari, ad esempio con i gruppi tattici fondati nel 2007: 1500 soldati (una riforma in corso li vorrebbe portare a 5mila), presi a prestito dalle forze nazionali, schierabili rapidamente in caso di necessità. Non sono però mai stati utilizzati, perché per il loro impiego serve l’approvazione all’unanimità del Consiglio europeo, condizione che non si è mai riusciti a trovare. 

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Le armi importate dagli Usa nei Paesi Nato europei

Un altro rischio evidenziato da Mario Draghi è quello di essere sempre più dipendenti dagli Stati Uniti nel settore della difesa, molto frammentato tra tutti i vari Paesi Ue. I numeri gli danno ragione. Di tutte le armi importate tra il 2015 e il 2019 dagli Stati Nato europei, il 52% di armi veniva dagli Usa. Tra il 2020 e il 2024 la quota è salita fino al 64%.

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Le armi Usa importate in Italia, Francia, Germania e Polonia

Le percentuali variano chiaramente da Paese a Paese. Tra tutte le armi importate in Italia, negli ultimi quattro anni il 95% arrivava dagli Stati Uniti. In Germania si scende al 70%, in Polonia al 45% e in Francia al 18%.

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