Cecilia Sala, la famiglia chiede silenzio stampa. L'Iran: "Rilasciate Abedini"

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Proseguono le interlocuzioni per la liberazione della giornalista italiana imprigionata dal 19 dicembre. I genitori: "Siamo in una fase delicata, serve senso di responsabilità da parte di tutti". Il 15 gennaio prevista l'udienza sui domiciliari per l'ingegnere 38enne arrestato a Malpensa su ordine americano. Teheran avverte: "Roma rigetti la politica degli ostaggi degli Stati Uniti. Così danneggia i vecchi legami tra i nostri due Paesi". Nunzio apostolico in Iran: "L'Italia fa tutto il possibile"

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La famiglia di Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran il 19 dicembre e portata nel carcere di Evin, ha chiesto il silenzio stampa. "La situazione è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa, il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari, oltre agli sforzi delle autorità italiane, riservatezza e discrezione", hanno scritto i genitori. Una richiesta subito accolta: quasi scomparsi sui media le dichiarazioni politiche e le ricostruzioni della vicenda. Annullate, inoltre, le manifestazioni di protesta in chiave anti Teheran, tra cui quella dei Radicali, che hanno deciso di rinunciare al corteo del 6 gennaio davanti ai locali dell'ambasciata iraniana a Roma. Nel frattempo, proseguono le trattative per liberare Sala, con l'Iran che avverte l'Italia ("Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Usa") e l'attesa per l'udienza del 15 gennaio sui domiciliari per Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Malpensa su ordine americano tre giorni prima della giornalista.

"Una fase delicata"

"In questi giorni abbiamo sentito l'affetto, l'attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell'informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione", si legge nell'appello della famiglia della giornalista Sala. "Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta", proseguono.

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Nunzio in Iran: "Roma fa tutto il possibile"

"I rappresentanti diplomatici e consolari italiani a Teheran fanno tutto il possibile, impegnando il loro professionismo diplomatico per liberare la giornalista", fa sapere all'Ansa il nunzio apostolico in Iran, arcivescovo Andrzej Józwowicz. "Spero che con l'aiuto del Signore Gesù la signora Cecilia Sala sia libera il più presto possibile", ha aggiunto il diplomatico vaticano.

Teheran: "Roma non segua le richieste degli Usa"

Dal carcere di Opera, Abedini si è fatto scrivere dal suo avvocato il nome di Cecilia Sala su un foglio: "Pregherò per me e per lei". Tra dieci giorni, come detto, si terrà l'udienza sulla richiesta degli arresti domiciliari, cui ha dato parere negativo la Procura generale di Milano. Anche la giustizia americana vuole che resti in cella. Washington continua nella richiesta di estradizione dell'ingegnere meccanico 38enne, accusato di cospirazione e supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica. Ieri, l'ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, è stata ricevuta al ministero degli Esteri di Teheran. L'Iran ha definito di nuovo l'arresto di Abedini "illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili Usa" e si aspetta che "Roma rigetti la politica sugli ostaggi americana e crei le condizioni per il rilascio" del cittadino iraniano. In caso contrario, "danneggerà i vecchi legami Iran-Italia". E ancora: "Roma non dovrebbe lasciare che i nostri legami bilaterali vengano indeboliti dagli Usa".

the notorious Evin jail in the north western suburbs of Tehran Iran

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Il vertice a Palazzo Chigi

Il risultato minimo cui l'Italia sta puntando è l'ottenimento di condizioni dignitose per Sala, in ottica di una liberazione immediata. E proprio nella giornata di ieri, 3 gennaio, si è tenuto un vertice d'emergenza a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i Servizi. "A tutti i detenuti - ha rimarcato il governo nella nota dopo l'incontro - è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali". Interlocuzioni in corso con gli Stati Uniti. La madre di Sala, Elisabetta Vernoni, ha incontrato la presidente del Consiglio: "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita. Le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana".

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