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Non tutti gli israeliani sono ebrei: la popolazione d’Israele, dai coloni ai drusi

Mondo
Renato Coen

Renato Coen

©IPA/Fotogramma

Introduzione

Per capire cosa succede in Israele, quali sono le divisioni politiche che lo attraversano e comprendere le conseguenze che il conflitto in corso provoca nella popolazione è necessario sapere quanto variegata sia la sua popolazione.

 

Gli israeliani non sono tutti ebrei, non sono tutti di origine europea o occidentale, non si dividono solo in ebrei religiosi e laici. Qui cerchiamo molto schematicamente di mostrare le principali tessere del ricchissimo e complicato mosaico costituito dai quasi 10 milioni di cittadini israeliani. Questi formano gruppi che si distinguono o per appartenenza etnica e religiosa o per atteggiamento politico e confessionale.

Da questo elenco sono esclusi i non Israeliani, tutti coloro cioè che non hanno un passaporto o una carta d’identità israeliani, pur vivendo sotto l’occupazione dello Stato Ebraico, come i Palestinesi residenti in Cisgiordania, e anche i palestinesi residenti nella striscia di Gaza, autonoma dall’agosto del 2005.

Quello che devi sapere

Ebrei Laici o tradizionalisti

Costituiscono il gruppo di gran lunga maggioritario. Rappresentano circa il 60% della popolazione. Vivono all’interno dei confini dello Stato internazionalmente riconosciuti. Hanno, come tutte le popolazioni occidentali, diversissimi approcci alla religione. Vanno dagli ultra laici ai religiosi tradizionalisti. Sono, ormai per la maggior parte, nati e cresciuti in Israele. Le loro famiglie sono o di origine europea, o di recente immigrazione russa, o provenienti dai paesi arabi da cui gli ebrei furono cacciati dopo la nascita d’Israele. Politicamente coprono tutto lo spettro istituzionale, con un tasso di consenso molto basso per i partiti dell’ultradestra estremista.

Ebrei Coloni della Cisgiordania

Circa mezzo milione di ebrei Israeliani vive nei Territori occupati della Cisgiordania, per lo più in grandi insediamenti, vere e proprie cittadine a ridosso della linea verde internazionalmente riconosciuta. E la maggior parte di essi lo fa non per motivi politici ma economici. Vivere lì costa meno e spesso è garanzia di una buona qualità di vita. Una consistente minoranza invece vive in Cisgiordania per motivi politici. Spesso scelgono di abitare in piccoli villaggi, insediamenti ed avamposti lontani, in mezzo ai territori occupati. Questo gruppo è’ contrario alla nascita di uno Stato Palestinese e vuole che Israele mantenga il controllo dell’area. Tra questi ci sono ultras violenti, autori di pogrom ed attacchi nei confronti della vicina popolazione palestinese della Cisgiordania. Sono coloro che appoggiano i partiti più estremisti della destra ora al governo e che rifiutano qualsiasi accordo con i palestinesi. Per lo più sono spinti da sentimenti nazionalisti intrisi di messianesimo e fanatismo religioso, ma possono essere anche relativamente moderati nella loro fede.

 

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Ultraortodossi o “Haredim”

Per lo più a Gerusalemme, in un sobborgo di Tel Aviv chiamato Bnei Barak e sparsi in altre zone del Paese vive la popolazione ebraica ultraortodossa. Sono quegli ebrei facilmente riconoscibili dall’abbigliamento. Gli uomini vestono con i loro tradizionali caffettani neri (di origine settecentesca), vistosi cappelli, barba e riccioli dietro alle orecchie. Le donne portano parrucche o capelli interamente coperti, calze, gonne e maniche lunghe. Sono i cosiddetti “timorati di Dio”. Vivono nelle loro comunità, passano la vita studiando la torah e formando famiglie numerosissime. È il gruppo che più cresce demograficamente. Attualmente rappresenta circa il 15% della popolazione. A differenza di quanto si creda non sono politicamente ascrivibili alla destra. Anzi, una minoranza tra loro è contraria all’esistenza dello Stato d’Israele che considerano un’abiezione blasfema in una terra santa. Per lo più votano i due partiti ultrareligiosi che li rappresentano e che hanno appoggiato governi di tutti i colori. Tengono ai finanziamenti per le loro scuole rabbiniche e a prolungare l’esenzione dal servizio militare di cui godono per motivi religiosi.

 

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Arabi israeliani e beduini

Circa il 20% della popolazione israeliana è rappresentata da arabi palestinesi che vivono dentro i confini dello Stato d’Israele e che quindi fin dalla sua nascita ne hanno ottenuto la cittadinanza. Da un punto di vista etnico e religioso si distinguono dai palestinesi della Cisgiordania e di Gaza solo per il luogo dove vivono e per la loro vicenda familiare. Rimasti anche dopo la nascita d’Israele a vivere nelle sue città o nei suoi villaggi, per lo più in Galilea, nel nord del paese, sono diventati cittadini dello Stato Ebraico. Hanno tutti i diritti degli altri cittadini ma sono esentati dal prestare servizio di leva. Votano per lo più i partiti arabi nati per rappresentarli. Partecipano alla vita sociale e professionale del paese ma è alta, tra gli arabi israeliani, la percentuale di astensione dal voto e sono continue le accuse al governo di Gerusalemme di trascurare nella ripartizione di finanziamenti e servizi il settore arabo della popolazione.

 

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Drusi

Un caso a parte è rappresentato dai Drusi. Anche loro vivono per lo più in Galilea o in Golan. Appartengono ad una setta islamica distinta dal resto dei mussulmani. Questi sono invece pienamente inseriti nella vita dello Stato Ebraico di cui si sentono cittadini fedeli. Svolgono il servizio militare e alcuni di loro arrivano ad avere responsabilità politiche o burocratiche importanti. Percentualmente sono una piccola minoranza che rappresenta circa il 2% della popolazione.

Conclusioni

Come è facilmente immaginabile ogni gruppo, specialmente il primo che rappresenta la maggioranza della popolazione, potrebbe essere diviso in sottogruppi molto differenti gli uni dagli altri. Esistono divisioni tra gli ebrei di origine araba e quelli provenienti dal Europa. Ci sono più di un milione di israeliani arrivati dalla Russia negli ultimi trent’anni che hanno modificato la fisionomia politica e sociale dello Stato. Esistono gli ebrei etiopi e quelli arrivati negli ultimi anni dagli Stati Uniti o dalla Francia spaventati dall’antisemitismo. Differenze burocratiche ci sono tra gli arabi. Quelli di Gerusalemme est sono dotati di carta d’identità Israeliana ma non di passaporto perché fino al 1967 erano cittadini giordani (molti lo sono ancora), prima della conquista Israeliana della parte orientale della città. Così pure tra gli ebrei ultraortodossi si possono incontrare gruppi diversissimi. Ad esempio gli estremisti filo iraniani e anti israeliani da una parte e gli ultras nazionalisti dall’altra. Ma questo è fisiologico in uno Stato che continua crescere demograficamente e ad attraversare continui shock causati dal conflitto e da diverse ondate migratorie.

 

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