Il 28 maggio Spagna, Norvegia e Irlanda hanno formalizzzato il riconoscimento dello Stato di Palestina, il 30 sarà la volta della Slovenia. A livello globale lo ha già fatto il 70% circa dei membri Onu, tra cui non ci sono Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti
Norvegia, Spagna e Irlanda sono le ultime in ordine di tempo: il 28 maggio hanno ufficializzato il riconoscimento di uno Stato della Palestina, rompendo con la posizione a lungo sostenuta dalle potenze occidentali secondo cui uno Stato palestinese può nascere solo nell'ambito di una pace negoziata con Israele. Il 30 maggio invece arriverà la decisione della Slovenia. Ma quali sono gli altri Paesi che riconoscono uno Stato di Palestina?
Chi riconosce lo Stato palestinese e chi no
Secondo l'Autorità Palestinese, che ha poteri limitati in alcune parti della Cisgiordania occupata, 146 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite al momento riconoscono lo Stato di Palestina (l'Italia non è fra questi). L'elenco comprende molti Paesi mediorientali, africani e asiatici, ma non gli Stati Uniti, il Canada, la maggior parte dell'Europa occidentale, l'Australia, il Giappone e la Corea del Sud. Non solo, ad aprile gli Stati Uniti hanno usato il loro veto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per impedire la richiesta palestinese di diventare uno Stato membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.
approfondimento
Israele-Hamas, Netanyahu: "Accuse Corte penale vergognose"
I riconoscimenti dal 1988 al 2011
Il 15 novembre 1988, durante la prima intifada, il leader palestinese Yasser Arafat proclamò unilateralmente uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale. Fece l'annuncio ad Algeri, durante una riunione del Consiglio nazionale palestinese in esilio, che adottò la soluzione dei due Stati come obiettivo, con Stati israeliani e palestinesi indipendenti l'uno accanto all'altro. Proprio l’Algeria è diventata il primo Paese a riconoscere ufficialmente uno Stato palestinese indipendente. Di lì a poco, decine di altri Paesi, tra cui gran parte del mondo arabo, l'India, la Turchia, gran parte dell'Africa e diversi Paesi dell'Europa centrale e orientale, hanno seguito l'esempio. Altri riconoscimenti sono poi avvenuti tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011, in un momento di crisi del processo di pace in Medio Oriente. Una serie di Paesi sudamericani, tra cui Argentina, Brasile e Cile, hanno risposto all'appello dei palestinesi di appoggiare le loro rivendicazioni statali.
approfondimento
Guerra Israele-Hamas, la storia del conflitto attraverso le mappe
La Palestina e l'Onu
Un’altra tappa fondamentale è quella del 2011, quando con i colloqui di pace in stallo, i palestinesi decisero di portare avanti una campagna per la piena adesione all'Onu dello Stato di Palestina. La campagna fallì, ma il 31 ottobre dello stesso anno, con una mossa innovativa, l'agenzia culturale delle Nazioni Unite, l'Unesco, votò per accettare i palestinesi come membri a pieno titolo. Nel novembre 2012, la bandiera palestinese è stata issata per la prima volta alle Nazioni Unite a New York, dopo che l'Assemblea generale ha votato a larga maggioranza per aggiornare lo status dei palestinesi a "Stato osservatore non membro". Tre anni dopo, anche la Corte penale internazionale ha accettato la Palestina come Stato membro.
approfondimento
Corte penale internazionale chiede arresto Netanyahu e Sinwar
Dal 2014 a oggi, cosa è successo in 10 anni
Un caso da citare è poi quello della Svezia che, nel 2014, è diventata il primo membro dell'Ue in Europa occidentale a riconoscere uno Stato palestinese. Uno Stato palestinese era stato riconosciuto in precedenza da altri sei Paesi: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Romania. Dieci anni dopo la mossa di Stoccolma, con l’offensiva di Israele a Gaza dopo il massacro del 7 ottobre, ha rilanciato il sostegno in Europa per la creazione di uno Stato palestinese. Norvegia, Spagna e Irlanda hanno, come detto, riconosciuto uno Stato palestinese il 28 maggio, sfidando le minacce di Israele. Anche Malta si è detta "pronta a riconoscere la Palestina" quando "le circostanze saranno giuste". E anche l'Australia ha recentemente ventilato la possibilità di un riconoscimento.