Dopo l'annuncio di voler lanciare "un terzo partito" che “rappresenti l'80% della popolazione", il proprietario di Tesla ha cancellato su X il post in cui collegava Trump alla vicenda di Jeffrey Epstein. Nel frattempo, il presidente americano ha ribadito di non stare pensando a Musk in questo momento e di augurargli "il meglio". Il tycoon ha comunque annunciato che "il lavoro del Doge non è finito” e che “ne stiamo prendendo il controllo"
Continua la lite tra Donald Trump ed Elon Musk, cominciata due giorni fa con uno scambio di offese reciproche. L’ultima scaramuccia è partita nel momento in cui il proprietario di Tesla ha detto di voler lanciare "un terzo partito" che, ha scritto, “rappresenti l'80% della popolazione! E esattamente l'80% delle persone è d'accordo. Il popolo ha parlato". Immediata la replica del presidente americano che ha ribadito di non stare pensando a Musk in questo momento e di augurargli "il meglio".
Nel frattempo, il patron di SpaceX ha cancellato da X il post esplosivo in cui, durante il litigio con il tycoon, ha collegato il presidente alla vicenda di Jeffrey Epstein, il finanziere che si è suicidato nel 2019 nel carcere newyorkese dove era rinchiuso con l'accusa di aver sfruttato sessualmente decine di minorenni. "E' arrivato il momento di far esplodere la vera bomba: Trump è negli Epstein files, questa è la vera ragione per cui non sono stati pubblicati", si leggeva nel post di giovedì, in cui si faceva riferimento alle migliaia di documenti, video ed altre materiale raccolto dagli inquirenti a carico di Epstein. Poco dopo il miliardario aveva ribadito l'accusa, affermando, in un altro post che "la verità sarebbe venuta fuori". Ma questa mattina entrambi i tweet sono stati cancellati.
Le accuse di Musk a Trump
Il movimento Maga ha chiesto la pubblicazione per smascherare le figure pubbliche coinvolte nei viaggi che Epstein organizzava nella sua villa nelle Virgin Islands, con feste a cui partecipavano ragazze minorenni, puntando il dito in particolare contro esponenti democratici e celebrità di Hollywood. Trump conosceva ed ha avuto occasione di incontrare Epstein ma ha negato di essere mai andato a Little Saint James. Le tensioni tra Musk e il presidente statunitense, comunque, non sembrano arrestarsi. Trump ha annunciato che "il lavoro del Doge non è finito” e che “ne stiamo prendendo il controllo". Sui contratti con Musk, invece, ha sottolineato che sarà riesaminata tutta la questione anche perché, ha sottolineato il tycoon, ci "sono un sacco di soldi, faremo quello che è giusto per lui e per il Paese".
Il controllo del Doge ed i contratti di Musk
Trump, dunque, ha ammesso senza giri di parole che "il lavoro del Doge non è finito” e che il suo team ne sta “prendendo il controllo". Secondo il presidente americano "rimarranno molte delle persone" assunte da Elon Musk. "Abbiamo risparmiato centinaia di migliaia di dollari", ha aggiunto. Il leader americano, tra l’altro, non avrebbe ancora deciso se togliere a Elon Musk i tanti contratti con il governo che le sue aziende hanno. "Riesamineremo tutto, sono un sacco di soldi", ha specificato Trump. "Sono un sacco di sussidi, dobbiamo dare un'occhiata e faremo quello che è giusto per lui e per il Paese", ha confermato, ribadendo, ancora, di non avere idea che ci fossero inchieste negli Stati Uniti sulle aziende del miliardario di origine sudafricana. "Non so nulla ma lascerò che le indagini parlino da sè", ha dichiarato Trump alla stampa. Nell’ambito della lite tra i due, poi, il presidente Usa ha minimizzato: "Non ho pensato a Elon Musk, onestamente ero impegnato sulla Cina, la Russia, l'Iran. Gli auguro il meglio".
Musk: “Il popolo ha parlato, serve un terzo partito”
Anche Musk ha detto la sua in queste ultime ore. "Il popolo ha parlato. In America serve un nuovo partito politico che rappresenti l'80% della popolazione! E esattamente l'80% delle persone è d'accordo", ha scritto sui social, pubblicando i risultati del suo sondaggio al quale hanno votato circa 6 milioni di persone. Musk, tra l’altro, ha suggerito anche il nome del nuovo partito, ovvero "The America Party".
La lite con Trump è costata a Musk 34 mld in titoli Tesla
Intanto è emerso come lo scontro con il presidente degli Stati Uniti sia costato a Musk, in quanto azionista di Tesla, 34 miliardi di dollari: è quanto l'ex consigliere speciale della Casa Bianca avrebbe perso a Wall Street nelle scorse ore dopo il crollo del titolo in seguito alla lite pubblica. Le azioni hanno perso più del 14%, bruciando un valore complessivo di 150 miliardi. Si tratta della più ingente perdita in un giorno nella storia della compagnia di veicoli elettrici. Musk resta, comunque, l'uomo più ricco al mondo con un patrimonio personale di 334 miliardi di dollari.
L'origine del contenzioso Trump - Musk
Da dove è nato il contenzioso tra i due? La rottura pubblica è iniziata nello Studio Ovale, dove Trump ha parlato ai giornalisti all'inizio di un incontro con il cancelliere tedesco Friedrich Merz: "Elon e io avevamo un ottimo rapporto", ha detto, ma "non so se lo avremo ancora". Da lì in poi la lite è rapidamente degenerata, con post sulle rispettive piattaforme social che evocavano la messa in stato d'accusa di Trump e la sua sostituzione con il vicepresidente J.D. Vance. Ma non solo: Musk ha anche avvertito che i dazi finiranno per causare una recessione nella seconda metà dell'anno e ha chiesto ai suoi 220 milioni di follower se non sia giunto il momento di "creare un nuovo partito politico in America". Trump ha risposto con post su Truth Social, affermando che "il modo più semplice per risparmiare sul bilancio miliardi e miliardi di dollari è proprio interrompere i sussidi e i contratti governativi di Elon".
