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Elezioni Usa, scintille Trump-Harris. Tycoon: “Credevo fosse indiana poi è diventata nera”

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L’ex leader della Casa Bianca non ha risparmiato offese alla sua rivale. “Per molti anni ho creduto che fosse indiana. A un certo punto è diventata nera”, ha attaccato. Poi ha rivendicato di essere stato il "miglior presidente per i neri dai tempi di Abraham Lincoln". La vicepresidente, che ha incassato l’endorsement del potente sindacato dell'auto Uaw, è tornata a sfidare il tycoon, invitandolo a prendere parte a un dibattito tv: “Se hai qualcosa da dirmi, dimmelo in faccia”

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Continuano le scintille tra i due candidati, Donald Trump e Kamala Harris, nella campagna elettorale Usa. La vicepresidente è tornata a sfidare il tycoon, invitandolo a prendere parte a un dibattito tv. “Se hai qualcosa da dirmi, dimmelo in faccia”, ha dichiarato. L’ex presidente non ha risparmiato offese alla sua rivale. “Per molti anni ho creduto che fosse indiana. A un certo punto è diventata nera”, ha attaccato.

Trump: io il "miglior presidente per i neri dai tempi di Lincoln"

L’ex presidente ha provato a portare il suo show nell'arena della National Association of Black Journalists (Nabj), la più potente associazione di giornalisti neri, ma ne è uscito ammaccato e ricoperto dai fischi della platea dopo aver attaccato Harris con insulti razzisti. Il tycoon è stato messo subito all'angolo dalle domande incalzanti di una delle tre reporter che lo hanno intervistato, che gli ha ricordato una serie di frasi e accuse discriminatorie nei confronti della comunità black di cui ora invece vorrebbe il voto. Trump ha risposto, come sempre quando si trova in difficoltà, accusando la giornalista di "essere ostile e maleducata". "Lavori per la Abc per caso? Loro sono i peggiori", ha replicato sarcastico il candidato repubblicano. Poi ha rivendicato di essere stato il "miglior presidente per i neri dai tempi di Abraham Lincoln". Un'affermazione che è stata accolta con qualche risata e molti fischi.

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Trump ha proseguito con la sua solita retorica estrema, passando da una gaffe - ha parlato di "lavori per i neri" per poi correggersi subito dopo - a un'offesa alla sua rivale democratica. "Per molti anni ho creduto che Kamala Harris fosse indiana, perché parlava solo delle sue origini indiane. A un certo punto è diventata nera", ha attaccato. Un commento sull'identità razziale della vicepresidente che la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha bocciato come "offensivo" e "ripugnante". "Nessuno ha il diritto di dire a qualcuno chi è. Lei è la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Dobbiamo portare un po' di rispetto al suo nome, punto", ha affermato la funzionaria. Trump ha anche definito Harris un "giocattolo" nelle mani dei nemici stranieri se fosse eletta. "La calpesteranno - ha attaccato -. Sarà facilissimo per loro. La calpesteranno. E non voglio dire perché, ma molte persone lo capiscono". Il tycoon ha poi accusato i procuratori che hanno condannato i rivoltosi del 6 gennaio di essere stati "duri", ribadendo che è pronto a graziarli se sarà rieletto e sostenendo che contro i manifestanti che hanno messo a ferro e fuoco le città americane durante le proteste per il Covid non sono state prese misure. Infine, pressato dalle tre giornaliste, Trump ha ammesso che, a quasi 80 anni, "se non si sentisse più in forma lascerebbe la corsa alla Casa Bianca".

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Anche Harris ha alzato il livello dello scontro. Ad Atlanta, trainata dall'entusiasmo di oltre 10.000 persone, ha sfidato Trump invitandolo di nuovo a un dibattito tv. "Se hai qualcosa da dire dimmelo in faccia", ha detto la vicepresidente, che ha ballato, incitato la folla, ma soprattutto attaccato il rivale contrapponendo ancora il suo passato da procuratrice ai tanti guai giudiziari di lui. “In galera, in galera”, hanno risposto i sostenitori di Harris, che ha anche affrontato il delicato tema dell'immigrazione, nota dolente dell'amministrazione Biden, promettendo di rilanciare "l'accordo sul confine che Trump ha ucciso in Congresso" perché "non gli interessa la sicurezza del nostro Paese ma se stesso". Nel suo comizio in Georgia, la vicepresidente ha usato più volte un tono di sfida aperta con il tycoon deridendolo per la sua marcia indietro sul duello tv di settembre dopo essersi impegnato a farlo con Joe Biden ("Non vi sembra bizzarro?") e auspicando che "riconsideri di incontrarmi sul palco del dibattito". Harris ha anche incassato l’endorsement del potente sindacato dell'auto Uaw: un sostegno importante soprattutto nello Stato principale del settore, quello in bilico del Michigan, dove c'è la capitale dell'auto Detroit.

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Il toto nomi per il vicepresidente

Intanto, continua il toto nomi per il vicepresidente che Harris dovrebbe annunciare nei prossimi giorni. Secondo quanto riportato da Axios, la scelta potrebbe ricadere su un governatore poiché la campagna sta facendo pressione sui finanziatori di Wall Street affinché stacchino il prima possibile gli assegni con le loro donazioni, in quanto una norma della Sec vieta contributi ai ticket presidenziali che includono il capo di uno Stato in carica. Se questo fosse vero, il primo da escludere sarebbe Mark Kelly, l'unico senatore in corsa, mentre resterebbero in gara i governatori di Kentucky (Andy Beshear), Minnesota (Tim Walz) e Pennsylvania (Josh Shapiro).

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