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Usa 2024, Harris verso nomina vice. Attacco a Trump: "Mi dica le cose in faccia"

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La candidata in pectore dei dem nella corsa alla Casa Bianca potrebbe nominare il suo numero due entro la prossima settimana. In un comizio ad Atlanta ha polemizzato con il tycoon su immigrazione e sul suo passo indietro nel duello tv previsto a settembre

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Continua la corsa di Kamala Harris verso la nomina ufficale a candidato del Partito democrato per le presidenziali Usa. Il primo agosto potrebbe essere già incoronata 'nominee' con un appello virtuale dei delegati, mentre la prossima settimana potrebbe girare gli Stati in bilico insieme al suo nuovo vice: in pole il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro e il senatore dell'Arizona Mark Kelly. Spunta però anche un outsider, un "dark horse" come lo definisce Axios. Si tratta di Gary Peters, 65 anni, senatore del Michigan, uno dei decisivi Stati in bilico del Midwest. A far salire le sue quotazioni i forti legami con i sindacati - che mobilitano milioni di lavoratori - e la sua competitività nello stato, dove nel 2014 è stato l'unico dem non in carica vincere un seggio al Senato. Rispondendo a chi le chiedeva se avesse deciso chi sarà il suo numero due, la vicepresidente ha però detto: "Non ancora".

Harris attacca Trump su immigrazione e duello tv

Intanto, in un comizio tenuto questa notte (ora italiana, ndr) ad Atlanta, la vicepresidente ha attaccato Donald Trump paragonandolo nuovamente a truffatori e predatori sessuali, ma anche per la prima volta sull'immigrazione, il terreno dove lei appare più vulnerabile. La leader dem ha promesso di rilanciare "l'accordo sul confine che lui ha ucciso in Congresso" perchè "non gli interessa la sicurezza del nostro Paese ma sé stesso". Harris ha usato più volte un tono di sfida aperta contro l'avversario, deridendolo per la sua marcia indietro sul duello tv di settembre dopo essersi impegnato a farlo con Joe Biden ("non vi sembra bizzarro?) e auspicando che "riconsideri di incontrarmi sul palco del dibattito". "Donald, se hai qualcosa da dire, dimmelo in faccia".  Quando Kamala Harris ha contrapposto il suo passato da procuratrice ai processi contro il suo avversario  la folla ha gridato in coro la stessa grase che gridano i fan del tycon contro la sua ex rivale Hillary Clinton: "Lock him up!", "Lock him up!", "in galera, in galera".

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Campagna elettora a colpi di spot

Intanto la competizione tra Trump e Harris per la Casa Bianca si fa anche a colpi di spot tv. La campagna del tycoon ha lanciato un nuovo spot che attacca duramente la rivale per i problemi al confine col Messico nel quale la Harris è definita "la zarina del confine", evidenziando i suoi fallimenti e l'ondata di droga e criminali che entrano nel paese. "Fallita. Debole. Pericolosamente liberale", e' l'accusa mossa contro di lei. Lo staff di Kamala, dal canto suo, ha lanciato una campagna pubblicitaria da 50 milioni di dollari con un nuovo spot televisivo che la definisce una donna "senza paura" in tutta la sua carriera. "Durante la sua carriera come procuratrice, senatrice e ora come vicepresidente, Kamala Harris ha sempre tenuto testa a bulli, criminali e interessi particolari per conto del popolo americano, e li ha sconfitti", ha affermato Jen O'Malley Dillon, presidente della campagna. "È particolarmente adatta ad affrontare Donald Trump, un criminale condannato che ha trascorso tutta la sua vita a fregare i lavoratori, a strappare i nostri diritti e a combattere per se stesso". Lo spot sara' trasmesso durante le Olimpiadi, "The Bachelorette", "The Daily Show" e altri programmi popolari. 

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Gli ultimi sondaggi su Harris e Trump

Secondo un nuovo sondaggio Reuters e Ipsos, Harris e Trump sono testa a testa nella corsa alla presidenza. La rilevazione, completata domenica, mostra che la vicepresidente è sostenuto dal 43% degli elettori registrati, mentre l'ex presidente è al 42%. Nel precedente sondaggio della scorsa settimana, 'Kamala' era vantaggio col 44% contro il 42% di Trump. In un sondaggio Pbs News/Npr/Marist, invece, Trump supera Harris con il 46% contro il 45% degli elettori registrati, con il 9% di indecisi che probabilmente faranno la differenza in una gara considerata ancora testa a testa. Se si includono candidati terzi o indipendenti nella competizione, Trump e Harris sono in parità al 42%, con gli altri molto indietro. Nella media dei sondaggi di RealClearPolitics, il tycoon è in vantaggio di 1,6%, una percentuale dentro il margine di errore.

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