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Elezioni Francia, presentate liste per il 2° turno: 218 desistenze in funzione anti-Rn

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Alle 18 è scaduto il termine per la presentazione delle liste: sono state 218 le desistenze in funzione anti-Rassemblement National e restano quindi in piedi 81 triangolari e 2 quadrangolari. Nel voto di domenica scorsa l’alleanza dell'estrema destra ha vinto il primo turno con il 33,15%, mentre Macron si è fermato al 20,4% e la sinistra unita nel Nuovo Fronte Popolare della gauche ha raggiunto il 28%. I seggi da assegnare sono in tutto 577 in altrettante circoscrizioni e la maggioranza assoluta è fissata a 289

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Alle 18 è scaduto il termine per la presentazione delle liste, e quindi per la definizione delle alleanze, in Francia: le desistenze in funzione anti-Rassemblement National sono state 218, mentre restano in piedi 81 triangolari e 2 quadrangolari. Il presidente Emmanuel Macron, in vista del secondo turno, aveva chiesto di studiare ogni singolo collegio elettorale del Paese per trovare alleanze "caso per caso", incluso con candidati della France Insoumise (Lfi), per bloccare l'avanzata del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Lo ha riferito Bfmtv, dopo che l’alleanza dell'estrema destra ha vinto il primo turno con il 33,15%, mentre Macron si è fermato al 20,4% e la sinistra unita nel Nuovo Fronte Popolare della gauche ha toccato il 28%. Intanto, dopo le sue controverse dichiarazioni su un presunto "colpo di Stato amministrativo" del campo di Macron a pochi giorni dal secondo turno del 7 luglio attraverso un'ondata di nomine prima di un'eventuale coabitazione, l'Eliseo ha invitato la leader del Rassemblement National (Rn) Marine Le Pen a dar prova di "misura" e "sangue freddo". "Da 66 anni – ha puntualizzato la presidenza – ogni settimana ci sono nomine e spostamenti, in particolare l'estate, indipendentemente dalle congiunture politiche". E non si prevede che questo possa cambiare "nei prossimi mesi", ha aggiunto l'Eliseo.

I risultati definitivi del primo turno e le proiezioni dei seggi

I seggi da assegnare sono in tutto 577 in altrettante circoscrizioni e la maggioranza assoluta è fissata a 289. Al primo turno il Rassemblement National e gli alleati di estrema destra hanno ottenuto il 33,15% con una forbice potenziale di seggi di 255-295. Poi: Nuovo Fronte Popolare della gauche 27,99% (120-140 seggi); Ensemble (maggioranza macroniana) 20,04% (90-125 seggi); Les Républicains/centristi di destra UDI/Altri di destra 10,74% (35-45 seggi); Altri, ecologisti, regionalisti 2,0% (10-14 seggi); Altri di sinistra o dissidenti del Fronte Popolare 1,5% (11-12 seggi); Estrema sinistra (Lutte Ouvrière e altri) 1.5%; Diversi di centro e dissidenti della maggioranza Ensemble 1,0%; Sovranisti e altri di estrema destra 0,5% (0-1 seggi); Reconquête (Eric Zemmour) 0,5%.

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È arrivato a 218, quindi, il numero delle desistenze anti-Rn di candidati delle "triangolari" in vista del ballottaggio delle legislative. Si tratta di candidati della gauche e della maggioranza che - arrivati al terzo posto - hanno ritirato la propria candidatura per far convergere i voti sull'oppositore del rappresentante dell'estrema destra con più possibilità di vincere. Il numero di triangolari si è quindi ridotto a un terzo rispetto alle 306 previste dopo il primo turno di domenica. Dei 218 candidati che hanno rinunciato, 130 appartengono alla sinistra del Nuovo Fronte Popolare, 82 dei macronisti e del centro uniti nell'etichetta Ensemble, 2 dei Républicains, 3 del Rassemblement National e uno delle liste indipendenti. Per il Rn, la battaglia per ottenere la maggioranza assoluta di 289 seggi è ora molto più difficile e la strada in salita. Fra gli ultimi a rinunciare ufficialmente, la sottosegretaria Patricia Mirallès e il deputato del gruppo macronista Gilles Le Gendre. Ad abbandonare la corsa sono state anche le tre ministre di Ensemble Sabrina Agresti-Roubache, Marie Guévenoux e Fadila Khattabi. Inoltre nel Calvados il candidato di Lfi si è ritirato per favorire l'elezione contro Rn dell'ex primo ministro Elisabeth Borne. Stesso approccio a Tourcoing, dove il candidato nominato da Nfp si è ritirato per non correre il rischio di vedere Rn battere il ministro degli Interni Gerald Darmanin.

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Il quadro delle alleanze

Emmanuel Macron era stato il primo a prendere la parola dopo i risultati di domenica: "Davanti al Rassemblement National, è arrivato il momento di un'ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno". Jean-Luc Mélenchon, da sinistra, aveva tuonato: "Neppure un voto andrà al RN, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato". Con l'indicazione, conseguente, di votare per l'avversario locale di RN, nella fattispecie la maggioranza macroniana. Dalla quale però, dopo le parole del presidente, non sono arrivate indicazioni altrettanto chiare. Persino Edouard Philippe, uno dei leader della maggioranza, ha dato indicazioni decisamente contrastanti con quelle di Macron, invitando i suoi militanti "a fare desistenza per evitare l'elezione di candidati RN o LFI, La France Insoumise". Dal momento che LFI è il partito decisamente più forte della coalizione di sinistra, la diga della desistenza cederebbe ovunque ci saranno candidati della maggioranza che desistono ma i cui voti non andranno al Front Populaire se il candidato locale sarà di LFI. Conscio dell'enorme posta in gioco e della percezione non positiva de La France Insoumise fra centristi e destra moderata, Glucksmann, che ha riportato il Partito socialista al terzo posto nelle Europee, ha lanciato il grido d'allarme: "Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia". I Républicains che non hanno seguito Eric Ciotti nel suo accordo con Marine Le Pen, e che hanno comunque ottenuto un considerevole 10% dei voti, hanno già annunciato, da parte loro, che non daranno consegne di voti ai loro elettori.

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