Elezioni Francia, Le Pen punta a maggioranza assoluta. Cosa può succedere al ballottaggio
MondoProve di Fronte repubblicano in Francia per fermare la Le Pen al ballottaggio del 7 luglio. L'alleanza dell'estrema destra ha vinto il primo turno col 33,15%. Macron fermo al 20,4%, col presidente che si prepara alla coabitazione. Esulta la Meloni, che vede anche oltralpe le destre unite per l'alternativa alla sinistra. Asse francotedesco ora ancora più debole in Ue, con la Von der Leyen in affanno
Marine Le Pen e il suo RN hanno dominato il primo turno delle elezioni legislative in Francia. Rassemblement National e gli alleati di estrema destra arrivano al 33,14% dei voti. Lontana la maggioranza macroniana, Ensemble si ferma al 20,04%. Fa meglio la sinistra unita nel Nuovo Fronte Popolare della gauche, che tocca il 28%. Secondo le proiezioni in seggi, l'estrema destra può, per la prima volta in Francia, ottenere la maggioranza assoluta all'Assemblea Nazionale e la carica di premier per il delfino di Le Pen, Jordan Bardella. Nelle proiezioni, i lepenisti sono in una forbice tra 255 e 295 seggi potenziali, con la maggioranza assoluta fissata a 289. La sinistra avrebbe 120-140 seggi, la maggioranza macroniana 90-125 seggi. Secondo i dati del Ministero dell'Interno hanno votato in tutto 10.625.662 francesi.
Le reazioni
Il presidente Emmanuel Macron è stato il primo a prendere la parola: "Davanti al Rassemblement National, è arrivato il momento di un'ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno". Jean-Luc Mélenchon, da sinistra, ha detto: "Neppure un voto andrà al RN, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato". Con l'indicazione, conseguente, di votare per l'avversario locale di RN, nella fattispecie la maggioranza macroniana. Stessa linea assunta poi da Raphael Glucksmann, il leader di Place Publique tra i principali esponenti della coalizione 'Nuovo Fronte Popolare'. Conscio dell'enorme posta in gioco e della percezione non positiva de La France Insoumise fra centristi e destra moderata, Glucksmann, che ha riportato il Partito socialista al terzo posto nelle Europee, ha lanciato il grido d'allarme: "Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia". Dall’altra parte, la vincitrice Marine Le Pen ha esultato: "Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano”. Il delfino, Jordan Bardella, aggiunge: "L'esito del voto rappresenta un verdetto senza appello, un'aspirazione chiara dei francesi al cambiamento". Per il candidato premier dell'estrema destra, "l'alternanza è a portata di mano", c'è una "speranza senza precedenti in tutto il Paese". "Sarò il primo ministro di tutti" ha aggiunto, sostenendo che il voto di domenica sarà uno "dei più determinanti di tutta la storia della Quinta Repubblica".
Le alleanze
Macron ha chiamato "all'unione repubblicana", per fare blocco contro l'estrema destra. In vista del secondo turno ha chiesto di studiare ogni singolo collegio elettorale della Francia per trovare alleanze "caso per caso", incluso con candidati della France Insoumise (Lfi). Altri esponenti della maggioranza hanno dato indicazioni meno chiare. Edouard Philippe, ad esempio, ha invitato i suoi militanti "a fare desistenza per evitare l'elezione di candidati RN o LFI, La France Insoumise". Dal momento che LFI è il partito decisamente più forte della coalizione di sinistra, la diga della desistenza cederebbe ovunque ci saranno candidati della maggioranza che desistono ma i cui voti non andranno al Front Populaire se il candidato locale sarà di LFI. Sull’altro fronte, i Républicains che non hanno seguito Eric Ciotti nel suo accordo con Marine Le Pen, e che hanno comunque ottenuto un considerevole 10% dei voti, hanno già annunciato, da parte loro, che non daranno consegne di voti ai loro elettori.
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L’avvicinamento al ballottaggio
È già cominciata quindi la settimana cruciale per il futuro della République. Fra le 577 circoscrizioni che eleggono i 577 deputati della nuova Assemblée Nationale, ce ne sono una grande maggioranza che i partiti si contenderanno domenica prossima al ballottaggio. Sulla base di accordi, desistenze, riporti e indicazioni di voto, che saranno decisi durante i prossimi 7 giorni. Le circoscrizioni in cui ieri non sarà stata raggiunta la maggioranza, sono oggetto di una caccia al voto. In particolare, quelle in cui i qualificati al secondo turno del 7 luglio saranno tre, le celebri "triangolari" del ballottaggio francese. La maggioranza macroniana, che è quella sulla carta più debole delle 3 liste principali (Rassemblement National, Nuovo Fronte Popolare e maggioranza di governo riunita in Ensemble), deve sperare di avere avuto accesso al maggior numero di "triangolari", così da potere in qualcuna di queste sfide provare a vincere, in altre a desistere, invitando i propri elettori a votare per una delle due liste con più probabilità di aggiudicarsi la posta finale. Sulla base di questi calcoli, gli analisti hanno studiato tutte le possibili ipotesi percorribili dal lunedì 8 luglio per il governo del Paese. La governabilità era già stata compromessa con il passaggio dal primo mandato di Macron (2017-2022), nel quale il governo aveva la maggioranza assoluta (350 seggi su 577), al secondo, in cui si è dovuto accontentare per i primi 2 anni di 250 seggi. Con la decisione di sciogliere il Parlamento, Macron si è assunto la responsabilità di avere ancora meno seggi, viste tutte le previsioni elettorali di una forte discesa della maggioranza uscente.
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Cosa può succedere
Queste le principali ipotesi che si presentano, in prospettiva, dopo il voto al ballottaggio:
- MAGGIORANZA ASSOLUTA AL RN: già forte di 88 deputati, il partito lepenista potrebbe conquistare oltre 289 seggi. Oppure, con qualche decina in meno, andare lo stesso al governo puntando sull'appoggio di deputati esterni con i quali sia stata raggiunta un'intesa. Questo quarto caso di coabitazione nella Quinta repubblica fra presidente di un colore politico e primo ministro di un altro, è fondato sulla certezza che Jordan Bardella, candidato del partito di eventuale maggioranza, il RN, sia nominato da Macron. Non si tratta di un automatismo, per la Costituzione francese, ma di una consuetudine, dal momento che il capo dello stato deve assicurarsi che la persona nominata ottenga la fiducia del Parlamento e, nel caso di maggioranza assoluta RN, la scelta sarebbe obbligata.
- MAGGIORANZA RELATIVA AL RN: Bardella ha affermato che con questa ipotesi non avrebbe gli strumenti per assicurare ai francesi "il cambiamento". Sarebbe uno dei casi di più evidente ingovernabilità del Paese, dal momento che le proposte di un eventuale premier RN sarebbero immediatamente bocciate in aula dall'unione del Nuovo Fronte Popolare della sinistra insieme ai deputati di Ensemble.
- VITTORIA DELLA GAUCHE: Nel caso di maggioranza anche relativa del Fronte popolare (France Insoumise, Ps, PCF ed ecologisti), si aprirebbero le porte del governo a un premier di sinistra. Finora, i leader dei partiti della coalizione si sono sforzati di convincere gli elettori, restii in gran parte a un incarico a Jean-Luc Mélenchon, che il candidato premier sarà un moderato. Il candidato emerso con più forza, è François Ruffin, anche lui de La France Insoumise ma personalità non divisiva come Mélenchon. Sulle ipotesi di dimissioni di Emmanuel Macron, avanzate a più riprese da Marine Le Pen nel caso di sconfitta della maggioranza di governo, c'è stata la presa di posizione dell'Eliseo, con l'assicurazione che il presidente resterà al suo posto fino alla fine del mandato, nel maggio 2027. Non ci sono, infine, indicazioni - né precedenti in Francia - di un governo "tecnico", ipotesi avanzata da alcuni commentatori nel caso di totale ingovernabilità, vista l'impossibilità di sciogliere nuovamente il Parlamento prima di un anno dall'ultimo scioglimento (il 9 giugno).