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Guerra Israele-Hamas. Usa: Invasione di Rafah non assicura durevole sconfitta Hamas

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L'amministrazione Biden "condivide l'obiettivo di una durevole sconfitta di Hamas ma entrare a Rafah non lo garantisce". Così il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby. Intanto arriva la svolta del presidente americano: in una intervista alla Cnn, dice di voler condizionare le forniture militari continuando con quelle difensive ma non con quelle offensive se Israele invaderà Rafah. Netanyahu ribadisce: "Israele contro Hamas anche da solo"

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Trump: "Biden ha abbandonato Israele, si vergogni". VIDEO

Casa Bianca: "Crediamo ancora possibile un accordo per la tregua"

"Crediamo ancora che ci sia una strada" da percorrere: lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americano John Kirby rispondendo ad una domanda sui negoziati per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza. 

Proteste pro Palestina negli atenei britannici, monito di Sunak su antisemitismo

Le università britanniche "sono e devono restare un bastione di tolleranza", garantendo in particolare "la sicurezza" degli studenti ebrei che le frequentano. Lo ha detto oggi il primo ministro conservatore britannico, Rishi Sunak, ricevendo esponenti del mondo accademico e responsabili della comunità e di organizzazioni studentesche ebraiche sullo sfondo delle proteste contro l'azione militare israeliana nella Striscia di Gaza: proteste sfociate anche sull'isola, come negli Usa e in vari altri Paesi, in occupazioni recenti di siti universitari di atenei fra cui quelli di Oxford e Cambridge. Sunak ha rilanciato nell'occasione "l'allarme antisemitismo", evocando un'impennata delle denunce negli ultimi mesi. Ha inoltre discusso con i dirigenti universitari di norme per rafforzare il potere d'imporre sanzioni (anche disciplinari) contro studenti indicati come promotori di "atti antisemiti, istigazione all'odio, esaltazione del terrorismo" o coinvolti in qualsiasi forma di "violenza e intimidazione". "Il dibattito è lecito, ma nel rispetto degli altri e in un contesto in cui tutti gli studenti si sentano al sicuro", ha ammonito il primo ministro Tory. Vivienne Stern, presidente di Universities UK, rete di coordinamento che comprende un centinaio di università del Regno, ha da parte sua definito la riunione "positiva", uscendo da Downing Street, assicurando che i vertici degli atenei "prendono molto sul serio" le indicazioni di "un incremento degli episodi di antisemitismo" sulla scia delle "tensioni" innescate dall'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre e dalla successiva ritorsione militare dello Stato ebraico su Gaza.  Anche i dirigenti delle comunità ebraica britannica presenti si sono detti soddisfatti dell'atteggiamento di Sunak e hanno salutato l'incontro come un momento "costruttivo". Il governo, nelle parole di Guy Dabby-Joory, leader sindacale della Union of Jewish Students, ha mostrato consapevolezza del fatto che "nei campus c'è un vero problema di antisemitismo in aumento, con cui gli studenti ebrei fanno i conti da 7 mesi". 

Sunak

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Hezbollah rivendica l'attacco contro una base militare israeliana

Gli Hezbollah libanesi hanno rivendicato un attacco con un missile di tipo Burkan ('vulcano') contro postazioni militari israeliane a ridosso della linea del fronte tra il sud del Libano e l'Alta Galilea.   Lo riferisce lo stesso Partito di Dio, alleato dell'Iran e di Hamas, precisando che l'attacco ha preso di mira la base militare israeliana di Jal al-Alam, poco lontano dalla località costiera libanese di Naqura. 

Wsj: "La mossa degli Usa sulle armi non doveva diventare pubblica"

La decisione dell'amministrazione Biden di sospendere il trasferimento di armi pesanti a Israele non doveva diventare pubblica, era un modo per inviare silenziosamente un messaggio allo Stato ebraico. Ma quest'ultimo ha fatto trapelare la notizia, obbligando Washington a confermare e creando tensione tra i due Paesi. "Non stavamo cercando di far uscire allo scoperto la questione, stavamo cercando di gestire la cosa in modo diplomatico", ha sottolineato un funzionario americano al Wall Street Journal. L'intenzione di Biden era di bloccare solo una spedizione che avrebbe dovuto essere consegnata a Israele nelle prossime settimane. 

Gli Usa: "L'invasione di Rafah non assicura una durevole sconfitta di Hamas"

L'amministrazione Biden "condivide l'obiettivo di una durevole sconfitta di Hamas ma entrare a Rafah non lo garantisce": lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. 

Studio: "Usa primo fornitore di armi ad Israele nel 2019-2023, Italia terza"

La minaccia di Joe Biden di chiudere i rubinetti delle armi offensive per Israele potrebbe avere risvolti profondamente concreti: secondo uno studio dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) citato dalla Bbc, gli Stati Uniti sono infatti di gran lunga il maggiore fornitore di armi per lo Stato ebraico, rappresentando il 69% delle importazioni israeliane di armi convenzionali tra il 2019 e il 2023. Segue la Germania, con il 30% dell'import di armi di Israele. Al terzo posto, seppure con una percentuale molto più esigua - il 4,7% nel periodo 2013-2023, sceso allo 0,9% nel periodo 2019-2023 - c'è l'Italia, dove il tema dell'invio di armamenti a Israele ha provocato un acceso dibattito politico. A marzo, un'inchiesta pubblicata dal mensile Altreconomia sulla base di dati Istat ha accusato il governo di aver proseguito l'export di "armi e munizioni" verso Israele per 2,1 milioni di euro nell'ultimo trimestre del 2023, in piena offensiva su Gaza, su un totale di 13,7 milioni di euro per tutto lo scorso anno. Il governo ha respinto ogni accusa di foraggiare il conflitto: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricordato che in Italia "c'è una legge che vieta di vendere armi ai Paesi in guerra". E a marzo, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato in Senato come "dopo il 7 ottobre non siano state concesse nuove autorizzazioni per il trasferimento di armi in Israele" e che "le licenze autorizzate prima del 7 ottobre erano già state in gran parte utilizzate", mentre su quelle non ancora utilizzate "l'Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento ha già fatto verifiche caso per caso e non riguardano materiali che possono essere impiegati con ricadute sui civili a Gaza".

Nbc: "Israele vuole escludere Rafah dall'accordo per il cessate il fuoco"

Israele chiede di escludere Rafah da un eventuale accordo sul cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta l'emittente Nbc, citando quattro funzionari americani ed un ex al corrente dei colloqui. Secondo le fonti, il governo Netanyahu si rifiuta di accettare un accordo a meno che non possa andare avanti con le operazioni militari a Rafah, anche nel caso di tregua.

Idf: "Evacuati da est di Rafah finora 150mila palestinesi"

Dalla parte orientale di Rafah sono stati evacuati finora circa 150mila sfollati palestinesi. Lo ha fatto sapere - citato dai media - l'Idf secondo cui nell'operazione in corso da lunedì notte nella parte est della città più a sud della Striscia "sono stati uccisi dai soldati circa 50 uomini armati". "Trovati 10 imbocchi di tunnel che - ha aggiunto -sono stati preparati per la demolizione. 

Rafah

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Israele: "Dopo i lanci da Libano colpiti obiettivi di Hezbollah"

L'esercito israeliano ha colpito in Libano "obiettivi terroristici e una struttura militare di Hezbollah nell'area di Ayta ash Shab". Lo ha fatto sapere il portavoce milutare spiegando che i raid sono avvenuti dopo che "sono stati identificati numerosi lanci dal Libano verso diverse località di nel nord di Israele", in particolare nella cittadina di Shlomi dove si è verificato anche un incendio ma senza vittime. Il sistema di difesa Array - ha continuato la stessa fonte - ha intercettato anche due droni in territorio libanese. 

Eurovision a Malmo, irrompe la protesta pro-Gaza

Migliaia di persone si sono radunate a Stortorget, 'la piazza grande' a due passi dalla stazione centrale a Malmo. Bandiere della Palestina, kefiah, gente di tutte le età, da pensionati a famiglie con bambini, sono scesi in piazza per opporsi a quanto sta accadendo a Gaza e alla partecipazione d'Israele all'Eurovision Song Contest..Tra gli slogan gridati e sugli striscioni si legge 'Stop al genocidio' 'Dove è l'umanità? Dov'è la giustizia?' e 'Boicotta Israele'. "È molto importante venire a protestare contro la guerra d'Israele a Gaza", ha dichiarato Anders, di Malmo, venuto alla protesta con i suoi due bambini piccoli. "All'Eurovision c'è una doppia morale e vediamo anche che i governi dei paesi occidentali non fanno rispettare il diritto internazionale" ha dichiarato all'ANSA presente in piazza. "Mi vergogno tantissimo" ha sottolineato Maria, bibliotecaria a Malmo che ci tiene a protestare: "Mi mancano le parole per descrivere quel che sta succedendo a Gaza. É terribile!". Maria ama l'Eurovision e lo ha sempre guardato in tv da quando era bambina, ma non capisce come mai Israele sia in gara: "Dicono che la politica non abbia nulla a che vedere con la musica, ma allora come mai il comune di Malmo ha rimosso tutti gli adesivi e i cartelli su Gaza? Fino a pochi giorni fa la città era ricoperta, hanno rimosso tutto, quindi è una chiara presa di posizione da parte loro" ha dichiarato, dicendosi arrabbiata per quanto sta succedendo. Alcuni dei partecipanti hanno cartelli con foto di bambini malnutriti e mutilati. Gli organizzatori si aspettano 25.000 partecipanti e secondo molti dei presenti questa di oggi è la manifestazione per Gaza più grande a cui sono stati. 

Trump, Biden vergognoso su Israele, lo ha abbandonato

"Ciò che Biden sta facendo nei confronti di Israele è vergognoso. Se qualche ebreo votasse per Joe Biden dovrebbe vergognarsi di se stesso". Lo ha detto Donald Trump prima di entrare nell'aula del processo per il caso pornostar, commentando la decisione del presidente di condizionare le forniture di armamenti americani alla condotta militare di Israele. "Ha abbandonato completamente Israele e nessuno può crederci. Immagino che si senta bene perché l'ha fatto come decisione politica. Ma devi prendere la decisione giusta, non una decisione politica", ha aggiunto

Gallant: "A nemici e amici, Israele non sarà sottomesso"

"Qualunque sia il costo, garantiremo l'esistenza dello Stato. Mi rivolgo e dico ai nostri nemici e ai nostri migliori amici: Israele non puo' essere sottomesso". Lo ha affermato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant alla luce dell'avvertimento del presidente Usa Joe Biden che bloccherà le spedizioni di armi se lo Stato ebraico prosegue

con un'operazione militare su larga scala a Rafah. 

Berlino, manifestanti pro-Gaza appiccano incendio al municipio

Media: "Per Netanyahu minaccia di Biden seppellisce la tregua"

La minaccia di sospendere la fornitura di armi da parte di Joe Biden "praticamente seppellisce un accordo sugli ostaggi a questo punto": lo ha detto a Sky News una fonte vicina al leader israeliano Netanyahu.   Il presidente degli Stati Uniti ha avvertito durante la notte che gli Stati Uniti avrebbero interrotto la fornitura di armi offensive a Israele se avesse lanciato un'invasione su vasta scala di Rafah.

Hamas: Israele contro Rafah per ostruire sforzi tregua

Izzat al-Rishq, membro del politburo di Hamas, ha detto che l'invasione israeliana della città di Rafah e l'occupazione del relativo valico mirano a bloccare gli sforzi dei mediatori per raggiungere una tregua. Lo riporta al-Jazira. Al-Rishq ha confermato che la delegazione negoziale del movimento islamista ha lasciato il Cairo per Doha, assicurando "l'impegno ad approvare il documento dei mediatori sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza

Hamas torna a Doha: "Accettiamo proposta dei mediatori"

Hamas ha annunciato che la sua delegazione negoziale ha lasciato la capitale egiziana Il Cairo per tornare nella capitale del Qatar, Doha. Un portavoce ha aggiunto che Hamas ha accettato il documento presentato dai mediatori per un cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta al-Jazira

Netanyahu ribadisce: "Israele contro Hamas anche da solo"

In quella che è stata considerata una risposta al presidente Joe Biden, il premier Benyamin Netanyahu ha postato di nuovo su X il discorso tenuto allo Yad Vashem la scorsa settimana in cui ha detto che Israele affronterà da solo Hamas se occorre. "Ai leader del mondo dico: nessuna pressione, nessuna decisione da parte di alcun forum internazionale impedirà a Israele di difendersi. Se Israele sarà costretto a restare da solo - affermò - Israele rimarrà da solo". 

Hamas lascia il Cairo: "Aderiamo a proposta dei mediatori"

La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo per fare ritorno a Doha. Lo ha annunciato su Telegram Izzat Al-Rishq, membro dell'ufficio politico della fazione che ha detto: "Il movimento afferma il suo impegno e l'adesione alla sua posizione accettando il documento presentato dai mediatori". "L'invasione israeliana di Rafah e l'occupazione del valico - ha concluso - mirano a bloccare gli sforzi dei mediatori e ad intensificare l'aggressione e la guerra di sterminio". 

Slovenia, aperta procedura per riconoscimento della Palestina

Il governo sloveno ha avviato oggi la procedura per il riconoscimento della Palestina. Lo ha riferito ai giornalisti la ministra degli Esteri, Tanja Fajon, secondo cui si tratta di un primo passo irreversibile. Fajon ha anche annunciato che l'esecutivo invierà la propria decisione al Parlamento entro il 13 giugno, in modo da avviare l'iter di ratifica e approvazione della decisione. L'intenzione del governo di Robert Golob è fare in modo che questo gesto possa contribuire a un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e alla liberazione degli ostaggi. Lo stesso governo ha sottolineato di rimanere in contatto con i Paesi che la pensano allo stesso modo, ma che la decisione sul metodo e sul momento del riconoscimento spetta alla decisione sovrana di ciascuno stato.   Alla fine di marzo, a margine del vertice europeo, i primi ministri di Slovenia, Spagna, Irlanda e Malta avevano adottato una dichiarazione congiunta nella quale esprimevano la volontà di riconoscere la Palestina appena le circostanze lo avrebbero permesso, posizione ribadita durante la recente visita del premier spagnolo Pedro Sanchez a Lubiana. Anche la ministra degli Esteri Fajon ha più volte espresso il suo sostegno al riconoscimento della Palestina. Secondo il quotidiano Delo la Slovenia dovrebbe riconoscere la Palestina il 21 maggio, insieme a Spagna, Irlanda e Malta. 

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