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Guerra in Medio Oriente, l’attacco dell’Iran a Israele: cosa è successo. VIDEO E MAPPE

Mondo
Michele Cagiano de Azevedo

Michele Cagiano de Azevedo

Sky TG24

Il raid lanciato sabato notte dall’Iran su Israele apre una nuova fase nel conflitto. Ecco quali erano gli obiettivi dell'attacco iraniano, quali i missili impiegati, in che modo la difesa israeliana è riuscita a intercettarli e cosa è successo durante l'offensiva di Teheran

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Sabato notte per la prima volta l’Iran ha attaccato con un raid direttamente Israele (GLI AGGIORNAMENTI LIVE). Il lancio di oltre 170 droni e 150 tra missili balistici e missili Cruise è stato in gran parte intercettato dalla difesa aerea israeliana. Teheran non ha tuttavia fatto ricorso ai missili ipersonici che avrebbero impiegato una decina di minuti per arrivare sui cieli israeliani. Ci sono volute 9 ore perché i droni comparissero, un vantaggio che ha consentito a Israele di neutralizzarne la maggior parte.

L’obiettivo dell'attacco

Lo sciame di droni partiti dall'Iran aveva uno scopo strategico, quello di saturare la capacità difensiva di Israele per poi colpire, tramite i missili Cruise, le basi aeree.

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grafica attacco droni

L’importanza della base di Nevatim

L’unico obiettivo leggermente centrato nel raid notturno di sabato è stata la base militare di Nevatim. Situata nel deserto del Negev, nel sud di Israele, Nevatim è la principale base aerea del Paese. Da quella pista il 1° aprile scorso sono decollati gli F35 che hanno colpito il consolato iraniano di Damasco, in Siria. L'assenza di strutture civili ha evitato ulteriori danni intorno all'area militare.

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attacco missili + droni + base colpita

La difesa israeliana

Ancora prima di ricorrere allo scudo Iron Dome, Israele aveva protetto il suo territorio con la propria difesa aerea. L'aviazione israeliana si è mossa tramite gli alleati giordani, americani e inglesi sia sopra i cieli di Iraq, Giordania e Siria sia all'interno dei propri confini. Lo scudo è riuscito a mitigare i danni per la resistenza degli aerei israeliani, inglesi, francesi e americani che sono rimasti a lungo in volo grazie all’aiuto dei velivoli cisterna inviati dalla portaerei Usa Eisenhower dispiegata nel Mar Rosso. 

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