Gaza, 800 funzionari europei e Usa accusano Israele: "Viola il diritto internazionale"

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Centinaia di diplomatici e funzionari (la metà lavora per la Commissione europea), tra cui anche italiani, hanno sottoscritto un documento "transatlantico" in cui accusano Israele di "gravi violazioni del diritto internazionale" per la risposta militare contro la Striscia e chiedono ai rispettivi governi una reazione più decisa. Altrimenti c'è "il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo": fino a scenari di "pulizia etnica e genocidio"

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Oltre 800 tra diplomatici e funzionari americani ed europei hanno sottoscritto un documento "transatlantico" in cui accusano Israele di "gravi violazioni del diritto internazionale" nell'ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all'attacco di Hamas del 7 ottobre e chiedono ai rispettivi governi una reazione più decisa. Altrimenti, scrivono in un testo visionato fra gli altri dalla Bbc e in Italia dal Corriere della Sera, c'è "il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo": fino, potenzialmente, a scenari di "pulizia etnica e genocidio" (GUERRA ISRAELE-HAMAS: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI).

La lettera

Nella lettera i funzionari sono uniti nell’accusare le politiche dei loro governi nella guerra di Israele contro Hamas a Gaza. Si chiede di “usare tutti i mezzi necessari, inclusa la fine dell’appoggio militare, per assicurare un cessate il fuoco duraturo e un pieno accesso umanitario a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e lo sviluppo di una strategia per la pace duratura che includa uno Stato palestinese sicuro e garanzie per la sicurezza di Israele, in modo che un attacco come quello del 7 ottobre e un’offensiva a Gaza non accadano mai più”. Poi prosegue: “I nostri governi hanno dato appoggio pubblico, diplomatico e militare a Israele, senza reali condizioni o senza che debba rendere conto di nulla. E di fronte alla catastrofe umanitaria, hanno fallito nel chiedere un cessate il fuoco e la fine del blocco all’ingresso di cibo, acqua e medicine necessari a Gaza”. Il Corriere riporta il commento di un funzionario italiano dell’Ue che è tra i firmatari e chiede di restare anonimo: “Noi siamo proprio indignati, vediamo i danni sulla nostra reputazione e sulla nostra credibilità. Come possiamo parlare di diritti umani dopo tutto questo, specialmente nei Paesi dove c’è vicinanza con la causa palestinese, oppure di violazioni dei russi in Ucraina?”.

epa11109065 Internally displaced Palestinians move past Israeli tanks after the Israeli army told residents of Khan Yunis camp to leave their homes and head towards Rafah camps near the Egyptian border, southern Gaza Strip, 27 January 2024. Since 07 October 2023, up to 1.9 million people, or more than 85 percent of the population, have been displaced throughout the Gaza Strip, some more than once, according to the United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), which added that most civilians in Gaza are in 'desperate need of humanitarian assistance and protection'.  EPA/MOHAMMED SABER

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I temi

La lettera esprime preoccupazione per i civili palestinesi le cui morti “potevano essere evitate”. E attacca: “Le operazioni militari di Israele non hanno contribuito al suo obiettivo di rilasciare tutti gli ostaggi; e si sta mettendo a rischio il loro benessere, la loro vita e la loro liberazione. Le operazioni militari di Israele hanno ignorato tutte le lezioni importanti sulla lotta al terrorismo raccolte dall’11 settembre in poi, non hanno contribuito all’obiettivo di Israele di sconfiggere Hamas ma anzi aumentato l’attrattiva di Hamas, Hezbollah e altri attori nefasti”. I firmatari aggiungono che la strategia israeliana “danneggia non solo la sicurezza di Israele, ma anche la stabilità regionale”, con “un impatto negativo sugli obiettivi di sicurezza dichiarati dai nostri stessi governi”.

Chi sono i firmatari

Come spiega il Corriere della Sera, almeno la metà dei firmatari della lettera lavora per la Commissione europea. L’iniziativa è partita da olandesi e americani, che hanno coinvolto colleghi di Bruxelles. L’iniziativa è stata poi sottoscritta da gruppi di diplomatici anche in Italia e altri Paesi. Molti firmatari sono anonimi perché lavorano in gran parte per i loro Paesi e dicono di aver paura di ripercussioni.

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