Attacco agli Houthi in Yemen, le possibili conseguenze e il ruolo dell’Iran

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Ansa/Ipa

I raid aerei guidati da Usa e Gran Bretagna hanno colpito obiettivi strategici dei ribelli, e il presidente Joe Biden non ha escluso altre azioni di questo tipo. Il gruppo armato ha ribadito che continuerà a "prendere di mira le navi israeliane fino alla fine dell'aggressione contro Gaza", con inevitabili ripercussioni sul commercio globale che già a dicembre è diminuito dell’1,3%. Non sono scontate eventuali mosse di Teheran, che vorrebbe migliorare i rapporti con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti

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Con la situazione sul campo in costante evoluzione, abbiamo deciso di raccogliere qui alcune informazioni che permettano di farsi un'idea del contesto più ampio attraverso mappe, schede e approfondimenti.

 

Stati Uniti e Gran Bretagna, appoggiati dagli alleati Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno attaccato nella notte fra giovedì 11 e venerdì 12 gennaio con raid aerei alcuni obiettivi strategici dei ribelli Houthi nello Yemen. Una risposta alle azioni portate avanti dal gruppo armato - storicamente appoggiato dall’Iran - contro le navi nel Mar Rosso come dimostrazione di supporto alla causa palestinese. Un portavoce degli Houthi ha fatto sapere che gli attacchi hanno causato "la morte di cinque combattenti Ansar Allah e il ferimento di altri sei" e che "non resteranno senza risposta". Il Consiglio politico supremo degli Houthi ha annunciato che "tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi delle forze armate yemenite, in risposta alla loro diretta e dichiarata aggressione". Ma cosa potrebbe accadere ora?

Cosa faranno gli Stati Uniti

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto chiaramente che non esiterà "a prendere ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario". Dall’altro lato gli Usa hanno sempre dichiarato di voler evitare un allargamento del conflitto in Medioriente. Secondo quanto riporta la Bbc, quindi, questo potrebbe significare che qualsiasi futura azione militare guidata da Washington, se necessaria, sarebbe ancora una volta limitata. Il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha detto che gli Stati Uniti "non cercano un conflitto con l'Iran, non cerchiamo un'escalation".

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Le conseguenze economiche

"Non abbiamo preso di mira nessun Paese al mondo tranne Israele. Le forze armate hanno dato una risposta iniziale e la amplieremo molto presto. Continueremo a prendere di mira le navi israeliane dirette verso di loro fino alla fine dell'aggressione contro Gaza", ha detto ad Al Jazeera il portavoce ufficiale degli Houthi, Muhammad Abdul Salam. Continueranno quindi le azioni dei ribelli nel Mar Rosso, con inevitabili conseguenze economiche per il commercio globale. Ripercussioni che sono già iniziate, dato che molte compagnie navali hanno deciso di evitare la rotta chiave fra Europa e Asia. Secondo un report dell’istituto tedesco IfW Kiel, già a dicembre il commercio globale è diminuito dell’1,3% e il numero di container che hanno viaggiato attraverso il Mar Rosso ha registrato un calo del 60% in un mese.

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Il ruolo dell’Iran

Gli Houthi sono da sempre sostenuti,anche militarmente dall’Iran, che in loro ha trovato un alleato per diffondere la corrente sciita in una zona del mondo a prevalenza sunnita. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha "fermamente condannato gli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città in Yemen, ritenendoli un'azione arbitraria, una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dello Yemen e una violazione del diritto e dei regolamenti internazionali". Non sono però scontate eventuali mosse dell’Iran, che a livello diplomatico vorrebbe migliorare i rapporti con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, e Riad nella guerra civile del 2015 ha combattuto in Yemen accanto alle forze del governo di Mansur Hadi contro l’ex presidente Saleh e gli Houthi.

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