Il Partito del progresso serbo (Sns) ha vinto le elezioni parlamentari con il 46,71% dei voti, mentre il principale cartello delle opposizioni “La Serbia contro la violenza” si ferma intorno al 23,58%. La premier Aba Brnabic canta vittoria e smentisce tutte le accuse dell'opposizione sulle presunte irregolarità che vi sarebbero state nella giornata elettorale. Per gli osservatori internazionali ci sarebbero invece stati "l'acquisto di voti" e "l'inserimento di schede nelle urne"
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Il Partito del progresso serbo (Sns) del presidente Aleksandar Vucic ha conquistato una larga vittoria alle elezioni in Serbia ottenendo la maggioranza assoluta in Parlamento. Secondo i dati della commissione elettorale il Partito del progresso serbo ha ottenuto il 46,71% dei voti. Seguono con il 23,58% "La Serbia contro la violenza" (Spn), principale cartello di opposizione, e il Partito socialista serbo (Sps) del ministro degli esteri Ivica Dacic che ha ottenuto il 6,57%. Altre due formazioni, schierate all'opposizione, superano la soglia di sbarramento del 3% per l'ingresso nel parlamento unicamerale di 250 seggi - la coalizione NADA con il 5,03% e "Noi, voce del popolo" di Branimir Nestorovic con il 4,69% dei voti. Nel Paese le urne si sono chiuse ieri alle 20: si è votato per le elezioni parlamentari anticipate, per il rinnovo del Parlamento locale nella provincia autonomia di Voivodina (nord) e per le Amministrative in 65 Comuni, compresa la capitale Belgrado. Per gli osservatori internazionali le elezioni, pur se tecnicamente ben organizzate e con l'offerta di una adeguata scelta politica agli elettori, hanno fatto registrare irregolarità, compreso "l'acquisto di voti" e "l'inserimento di schede nelle urne".
Chiesto l'annullamento del voto locale a Belgrado
Tensioni in serata a Belgrado per una manifestazione di protesta organizzata dalle forze di opposizione che contestano il risultato elettorale delle municipali nella capitale. Un risultato che premia seppur di pochi punti percentuali - 38% rispetto al 34% - il Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) del presidente Vucic, rispetto al la lista "La Serbia contro la violenza" (Spn), maggior cartello di opposizione. L'Sns è accusato di aver organizzato il trasporto a Belgrado di oltre 40mila persone dalla vicina entità serba di Bosnia-Erzegovina, per farli votare a favore del partito di Vucic. Per questo l'Spn ha chiesto l'annullamento del voto e la ripetizione delle elezioni municipali nella capitale. In serata, centinaia di manifestanti si sono radunati davanti alla sede del Municipio, raggiungendo in corteo l'edificio che ospita la commissione elettorale.
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Deludono i socialisti, Dacic non esclude dimissioni
Il leader del Partito socialista serbo (Sps) e ministro degli esteri Ivica Dacic non ha escluso le sue dimissioni dalla guida del partito dopo il risultato deludente nella legislative. L'Sps ha ottenuto intorno al 6,57% dei voti, un calo vistoso rispetto all'11,4% conquistato nelle ultime parlamentari del 3 aprile 2022. In dichiarazioni in tarda serata nella sede del partito a Belgrado, Dacic ha detto di non essere soddisfatto del risultato, e di essere pronto a farsi da parte se dovesse emergere la necessità di dare al Partito socialista un nuove leader.
Le accuse di brogli
Nelle scorse ore la commissione elettorale ha respinto le denunce dell'opposizione su presunte gravi irregolarità registratesi durante le operazioni di voto per le legislative anticipate. Alcune forze di opposizione avevano riferito, tra l'altro, dell'arrivo a Belgrado di alcuni autobus carichi di non residenti pronti a votare. Altri hanno parlato di pressioni sui votanti e presunte bustarelle donate per il voto al partito di governo Sns. Secondo la commissione, si sono registrati come sempre alcuni inconvenienti e diversi casi di irregolarità lievi, non tali da pregiudicare la validità del voto. Dopo la chiusura dei seggi, le denunce di irregolarità elettorali da parte dell'opposizione si sono moltiplicate.
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Per osservatori irregolarità e acquisto di voti
In una conferenza stampa a Belgrado gli osservatori internazionali hanno parlato al tempo stesso di "casi isolati di violenza" e di "accuse sul trasporto di elettori per sostenere il partito al potere nelle elezioni locali". Della missione di osservatori facevano parte inviati dell'Osce/Odihr, del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa. Altre irregolarità riscontrate, secondo gli osservatori internazionali, sono state votazioni di gruppo e la violazione del segreto del voto, mentre il livello del dibattito politico in campagna elettorale è risultato basso. È stato inoltre rilevato come il partito di governo (l'Sns di Vucic) abbia goduto di un vantaggio sistematico che ha creato condizioni ingiuste nella campagna elettorale, dominata dal "coinvolgimento decisivo del presidente serbo", cosa che ha garantito un vantaggio illecito al suo partito. Ciò, è stato sottolineato, ha suscitato preoccupazione dal momento che il presidente, pur non essendo candidato, ha partecipato molto attivamente alla campagna elettorale offrendo in tal modo un notevole vantaggio a uno dei partiti in lizza (l'Sns).
Il trionfo annunciato di Vucic
Per Aleksandar Vucic si tratta di un trionfo annunciato: la vittoria del suo Partito del progresso serbo (Sns), conservatore e di orientamento nazionalpopulista, era previsto da tempo. Ha staccato di molto il principale cartello delle opposizioni, un movimento denominato “La Serbia contro la violenza” nato dopo le stragi dello scorso maggio e protagonista di proteste e manifestazioni antigovernative andate avanti per mesi a Belgrado e altre città della Serbia. Vucic alla vigilia del voto e anche ieri al seggio elettorale aveva detto di aspettarsi un risultato superiore a quello delle ultime legislative dello scorso anno e possibilmente la maggioranza assoluta per l'Sns, che ha guidato tutti i governi nell'ultimo decennio, con Vucic sia come premier sia come presidente. Lo scorso maggio Vucic ha lasciato la presidenza del partito, passata a Milos Vucevic, suo fedelissimo, ex sindaco di Novi Sad e attualmente vicepremier e ministro della Difesa. Ma è stato lo stesso Vucic il protagonista indiscusso dell'intera e frenetica campagna elettorale.