Guerra Israele-Hamas, salta la dichiarazione finale al vertice per la pace: “Divergenze”

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Il summit, organizzato al Cairo dal presidente egiziano al-Sisi per cercare di trovare soluzioni diplomatiche per il conflitto, si è chiuso senza la dichiarazione finale congiunta a causa delle divergenze fra Paesi arabi e occidentali su Hamas e Israele. Segretario Onu Guterres: serve "una soluzione a due Stati". Il leader dell'Anp Abu Mazen: "I palestinesi non lasceranno mai la loro terra". Meloni: "Efferatezza Hamas da condannare". La premier, dopo il vertice, è andata a Tel Aviv per incontrare Netanyahu e Herzog

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Mentre in Medio Oriente aleggia lo spettro dell’invasione di terra israeliana a Gaza, nella giornata di oggi al Cairo, in Egitto, si è svolta la Conferenza internazionale per la pace. L’obiettivo del summit, promosso dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, era quello di riportare al centro della diplomazia la questione palestinese, con la speranza di disinnescare un conflitto a tutto campo tra Israele e Hamas che al momento appare inevitabile. O almeno impedire che la crisi si allarghi al resto della regione. Il vertice, però, si è chiuso senza la dichiarazione finale congiunta a causa delle "divergenze" fra Paesi arabi e occidentali su Hamas e Israele. "Il conflitto a Gaza mette alla prova l'umanità", ha detto al Sisi aprendo i lavori del vertice (GUERRA ISRAELE-HAMAS: GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE). "Ci troviamo davanti a una crisi senza precedenti che richiede attenzione totale. Per questo vi ho chiamati a lavorare insieme su una nuova road map che metta fine alla crisi umanitaria", ha detto il presidente egiziano rivolgendosi ai leader. Al-Sisi ha sottolineato la necessità di "stabilire negoziati che aprano la via a una soluzione a due Stati .Condanniamo con assoluta fermezza il prendere di mira, l'uccisione o l'intimidazione di tutti i civili. Rinnoviamo il nostro rifiuto allo spostamento forzato dei palestinesi. Chi pensa che il popolo palestinese voglia lasciare la propria terra si sta sbagliando".

Niente dichiarazione finale congiunta

Il summit, quindi, si è chiuso senza una dichiarazione finale condivisa da tutti i partecipanti, ma solo con un comunicato della presidenza egiziana che ha promosso il vertice. Il motivo sono le divergenze fra le diplomazie del gruppo dei Paesi arabi con quello occidentale. "I rappresentanti occidentali volevano che la dichiarazione includesse solo una condanna di Hamas, mentre si rifiutavano di condannare Israele per l'uccisione di migliaia di civili a Gaza o di chiedere un cessate il fuoco urgente e l'ingresso di aiuti nella Striscia", ha spiegato Sky News Arabia citando fonti diplomatiche di alto livello.

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Meloni: efferatezza di Hamas da condannare senza ambiguità

Al vertice era presente anche Giorgia Meloni, che al termine è andata a Tel Aviv per incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente israeliano Isaac Herzog. "Il terribile attacco di Hamas si è abbattuto contro civili inermi con una efferatezza senza precedenti che lascia allibiti e che dal nostro punto di vista è giusto condannare senza ambiguità”, ha detto la presidente del Consiglio al summit per la pace al Cairo. "È interesse di tutti leader a questo tavolo che quello che sta accadendo a Gaza non si trasformi in conflitto più ampio, in una guerra di religione, di civiltà, rendendo vani gli sforzi di questi anni per normalizzare i rapporti. L'impressione che ho, per le modalità con cui si è svolto l'attacco", è che l'obiettivo di Hamas "fosse costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere". "Il bersaglio - ha aggiunto Meloni - siamo tutti noi, e cadere in questa trappola sarebbe molto, molto stupido". Incontrando la stampa, Meloni ha ribadito: "La mia idea è che, per le modalità con cui Hamas ha attaccato Israele, la causa palestinese non c'entri nulla. Quello che si sta perseguendo è una jihad islamica. Si sta perseguendo il tentativo di impedire un processo di normalizzazione nel Medio Oriente". La premier ha spiegato "c'è e ci sarà una strategia di divisione, per creare uno scontro di civiltà e una guerra di religione. Ma non lo deve diventare, perché non lo è".

Meloni: chiediamo l'immediato rilascio degli ostaggi

"Siamo molto preoccupati per la sorte degli ostaggi, ci sono anche degli italiani, chiediamo l'immediato rilascio degli ostaggi", ha detto ancora la premier Giorgia Meloni. "Dobbiamo fare l'impossibile per evitare una escalation della crisi, per evitare di perdere il controllo di questa crisi, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Il modo più serio per farlo è un'iniziativa politica per una soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita". Nessuna causa "giustifica il terrorismo, azioni studiate per colpire civili inermi, nessuna causa giustifica donne massacrate e neonati decapitati e brutalmente ripresi con una telecamera". A margine del summit si è poi svolto un bilaterale fra Meloni e Abu Mazen e un altro tra Meloni e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

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Prime Minister Giorgia Meloni and Palestinian President Abu Mazen during the ongoing bilateral meeting on the sidelines of the peace summit in Cairo, Egypt, 21 October 2023.
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Meloni e Abu Mazen al Cairo - ©Ansa

Abu Mazen: i palestinesi non lasceranno mai la loro terra

"Non lasceremo mai la nostra terra, non lasceremo mai la nostra terra", ha ripetuto due volte il presidente palestinese Abu Mazen nel suo intervento al summit per la pace al Cairo. "Vogliamo affermare che siamo contro, e denunciamo, l'uccisione di civili da entrambe le parti e invochiamo il rilascio degli ostaggi da entrambe le parti". Abu Mazen ha detto poi che "i palestinesi affrontano l'aggressione e l'ostilità dell'esercito di Israele, che viola i principi della legge internazionale, mirando a ospedali, scuole, centri di rifugio per i civili, case. Denunciamo il pericolo di fare evacuare civili dalle case, dalla West Bank e da Gerusalemme, non l'accetteremo mai. Dal primo giorno abbiamo chiesto che sia fermata questa barbara aggressione e che ci sia l'apertura di corridori umanitari per consentire agli aiuti di entrare nella Striscia di Gaza, ma il governo di Israele non lo ha consentito". 

Guterres: lancio un appello per una tregua umanitaria 

Al valico di Rafah "ho constatato una catastrofe umanitaria. Aldilà del confine ci sono due milioni di persone tra cui bambini che necessitano di aiuti. Sono grato all'Egitto per il ruolo che ha avuto e lancio un appello ad una tregua umanitaria", ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, sottolineando che "i diritti dei palestinesi sono legittimi" e che serve "una soluzione a due Stati". Poi ha aggiunto: "È ora di porre fine a questo incubo che minaccia i bambini. È necessario applicare il diritto internazionale ed evitare attacchi contro i civili, scuole e ospedali".

Re di Giordania: Israele assedia Gaza nel silenzio globale 

Serve "l'immediata fine della guerra a Gaza". Lo ha detto il re Abdullah II di Giordania nel suo intervento al summit per la pace al Cairo, affermando che il conflitto in Medio Oriente "non è iniziato due settimane fa, e non si concluderà se continuiamo di questo passo: oggi Israele sta affamando civili a Gaza". Parlando delle azioni di Israele, il sovrano giordano le ha definite "una campagna feroce, una punizione collettiva di tutti, una violazione della legge internazionale, crimini di guerra. Da due settimane - ha continuato - Israele assedia completamente la Striscia di Gaza nel silenzio globale. Il messaggio che il mondo arabo sente è forte e chiaro: le vite palestinesi valgono meno di quelle israeliane, l'applicazione della legge internazionale è opzionale, e i diritti umani si fermano al confine, alle razze, alle religioni. È un messaggio molto, molto pericoloso". 

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Michel: "Israele ha diritto difesa, ma rispettando diritto"

"Dobbiamo raccogliere tutti gli sforzi possibili affinché la mediazione fermi questo conflitto e ovviamente intraprendere tutte le strade possibili per proteggere i civili, in particolare i bambini. Ribadiamo il diritto di Israele a difendersi, ma deve essere fatto nel quadro del diritto internazionale", ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel al summit per la pace al Cairo. L'Ue "vuole sostenere gli sforzi per fornire aiuti umanitari ai palestinesi, al popolo palestinese. È nostra responsabilità lavorare strenuamente per evitare la diffusione di questo conflitto", ha affermato Michel.

Sanchez: dal Cairo arrivi passo verso la soluzione a due Stati 

"Quello che serve oggi è proteggere tutti i civili, quelli presi in ostaggio e quelli a Gaza" e "questa conferenza deve essere il primo passo verso una soluzione storica, con due Stati, Israele e Palestina, che si rispettano e vivano in pace". Sono i due concetti su cui ha puntato Pedro Sanchez, primo ministro della Spagna, nel suo intervento. "A questo punto dobbiamo concentrarsi su cosa è urgente e importante. E ci sono tre priorità - ha spiegato il primo ministro della Spagna, che ha la presidenza di turno dell'Ue -: dobbiamo proteggere la popolazione civile e garantire gli aiuti umanitari a Gaza, e per questo sono d'accordo con segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, serve cessate il fuoco umanitario, Hamas deve rilasciare tutti gli ostaggi, e infine non possiamo permettere che il conflitto si trasformi in una crisi regionale. Dobbiamo usare tutta la nostra influenza politica per evitare una escalation". 

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Chi ha partecipato

Sono una ventina i Paesi che hanno accolto l'invito al summit, che si è articolato in due sessioni di lavoro: dal Qatar alla Turchia, dall'Arabia Saudita agli Emirati Arabi Uniti. Per quanto riguarda i leader europei, oltre a Meloni c'erano il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez (presidente di turno dell'Unione europea), Kyriakos Mitsotakis (Grecia) e Nikos Christodoulides (Cipro). Per Germania, Francia e Regno Unito presenti i ministri degli Esteri. Tra i partecipanti anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, l'alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, il leader dell'Anp Abu Mazen, l'inviato cinese per il Medio Oriente Zhai Jun e il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov.

Cosa significa la presenza di Meloni

La premier italiana Giorgia Meloni, con la sua presenza, intendeva far valere il ruolo dell'Italia di interlocutore di peso nel Mediterraneo. La presenza era considerata chiave in ambienti dell'esecutivo per far pesare il suo ruolo in un tavolo di confronto che rischiava di essere "sbilanciato" contro Israele, vista l'assenza di molti altri leader europei di primo piano. E portava "un valore aggiunto" per il blocco occidentale grazie ai buoni rapporti di Roma con i partner regionali, dalla Turchia di Erdogan alle monarchie del Golfo.

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La posizione italiana

Dall'attacco a Israele del 7 ottobre, Meloni e il ministro Tajani hanno condannato la "brutalità" dei miliziani palestinesi, ma allo stesso tempo hanno attivato contatti con i partner occidentali e quelli arabi per evitare una de-escalation del conflitto e per spingere le due parti a ritornare a parlare di pace. La stessa premier ha inviato la comunità internazionale, inclusa Israele, a "non cadere nella trappola di Hamas", che per "impedire il processo di normalizzazione della regione" avviato con gli Accordi di Abramo vuole scatenare una spirale di violenza che potrebbe "ricompattare l'opinione pubblica araba contro Israele". Proprio per tenere vivo il dialogo, la presidente del Consiglio, potrebbe anche volare a Tel Aviv come hanno fatto nei giorni scorsi Joe Biden, Olaf Scholz e Rishi Sunak.

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